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N. 2.560 - ore 17:00 - Martedì 11 Dicembre 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Dopo le classifiche Usa, ora, dal Regno Unito, arriva Decanter, con la sua “The most exciting wines of 2018”, la selezione dei 50 vini che, secondo i degustatori, sono stati capaci di distinguersi tra i tanti. Quattro le etichette italiane selezionate, ovvero il Ferrari Perlè Zero Cuvée Zero 11 della cantina di riferimento del Trentodoc, il Soave Classico Contrada Salvarenza 2013 di Gini, una delle realtà più affermate del Soave, e ancora il Doc Sicilia Millesumare Bianco 2016 della cantina Santa Maria La Nave, piccola griffe dell’Etna, ed il Colli Orientali del Friuli Sacrisassi Rosso 2015 de Le Due Terre, firma enoica del Friuli Venezia Giulia. |
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Dall’import enoico Usa arrivano segnali contrastanti, con i valori che continuano a crescere nei primi dieci mesi 2018 (+6,5%), a quota 5,2 miliardi di dollari, e le quantità, invece, che segnano il passo, con una contrazione del -4,1% a 9,62 milioni di ettolitri, per un prezzo medio che passa dai 4,9 dollari a 5,4 dollari al litro, come rivelano i dati dello US Department of Commerce analizzati dall’Ice di New York per WineNews. Ancora ottima la performance dei vini spumanti e frizzanti (+9,9% in valore e +9,8% in quantità), mentre i vini rossi confermano il loro rallentamento (+4,9% in valore e -3,8% in quantità) ed i bianchi accentuano la frenata (+2,3% in valore e -2,6% in quantità), con la crescita maggiore che riguarda ancora una volta i vini rosati (+33,2% in valore e +22,1% in quantità), a tutto vantaggio della Francia. Può sorridere l’Italia: la vendite di vino tricolore sono cresciute nel complesso del +9,3% in valore, a quota 1,65 miliardi di dollari, e del +2,2% in quantità, a 2,8 milioni di ettolitri, con la quota di mercato che sale al 31,8%, sul 31,4% dello stesso periodo del 2017, ed i prezzi medi che raggiungono 5,9 dollari al litro, contro i 5,5 dollari al litro dei primi dieci mesi del 2017. I vini bianchi, con 573 milioni di dollari, sono la componente più importante, con una quota che sfiora il 35% del totale, ma nel periodo considerato sono cresciuti in valore (2%) e diminuiti leggermente in quantità (-3,2%). I vini rossi, con 554 milioni di dollari, hanno quasi eguagliato il peso dei bianchi nel paniere dell’export verso gli Usa, grazie ad una consistente crescita in valore (+8,1%), accompagnata da una quantità praticamente invariata rispetto ai primi dieci mesi del 2017 (+0,7%). Sempre molto dinamico il settore dei vini spumanti e frizzanti, che rappresentano il 22% del nostro export verso gli Usa, a 365 milioni di dollari, frutto di una ragguardevole crescita sia in valore (+20,2%) che in quantità (+13,8%). Così, l’Italia resta il primo fornitore degli Usa per i vini fermi, mentre la Francia è il primo fornitore in termini complessivi (grazie al segmento dei vini spumanti e dei rosati), con crescita sia dei valori (+16,8%) che delle quantità (+8,6%). |
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Da qui al 2030, per il vino dell’Unione Europea (da cui sarà uscita il Regno Unito), c’è da aspettarsi una sostanziale stabilizzazione della produzione (che nel 2018 è stata di 168 milioni di ettolitri, il 2% sopra la media degli ultimi 5 anni, con Italia, Francia e Spagna che pesano per oltre l’80% del totale), intorno ai 165 milioni di ettolitri, così come quella dei consumi interni, che dovrebbe affermarsi sui 25,3 litri pro capite da qui ai prossimi 12 anni. Nello stesso tempo, si prevede una crescita dell’export, ad un tasso dell’1,6% all’anno, arrivando a quota 27 milioni di ettolitri. Grandi protagoniste, ancora una volta, le bollicine, ma anche i vini bianchi leggeri. È quanto sostiene l’ultimo “Eu Agricultural Outlook” pubblicato dalla Commissione Agricoltura dell’Ue. |
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Il mercato dei fine wine cresce nel mondo, e di conseguenza gli operatori che forniscono servizi specializzati per collezionisti e professionisti del vino, investono sempre di più e allargano i propri orizzonti. È il caso del portale “Wine-Lister”, che grazie alla partnership con due portali dedicati al mercato delle aste e degli investimenti enoici, come “Wine Market Journal” e “Wine Owners”, ha visto crescere del 66% la sua copertura, fatta ora da ben 3.140 etichette, per poco meno di 30.000 vini in tutto. Uno step di crescita che riguarda soprattutto la Borgogna, ma non solo, tanto che nella “top 10” dei nuovi vini classificati con il “Wine Lister Score”, dietro ai primi due posti, dove ci sono il Bollinger Vielles Vignes Francaises con 924 punti, ed il Keller Westhofen Abtserde Riesling Grosses Gewachs con 867, al n. 3 c’è il Brunello di Montalcino Madonna delle Grazie de Il Marroneto, con 844 punti, tra le realtà del territorio di maggior successo negli ultimi anni, seguito da uno dei nomi icona del Montepulciano d’Abruzzo, Valentini, con 826 punti, e da uno dei brand più celebri delle Langhe, Vietti, con il Barolo Ravera a 825 punti. In assoluto, ad oggi, i migliori vini italiani sono il Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno, con 971 punti, davanti al Barolo Rocche del Falletto Riserva di Bruno Giacosa, a 957. |
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Fine anno movimentata per le truffe enoiche: l’Icqrf, fa sapere il Ministero delle Politiche Agricole, ha bloccato migliaia di bottiglie etichettate come “Prosecco-Franciacorta” da un’azienda in Bulgaria, pronte a finire sul mercato. Nelle stesse ore, i Carabinieri dei Nas hanno sequestrato 5 milioni di litri di prodotti vinosi irregolari, nei controlli sulla vendemmia 2018, riporta l’Agi, arrivando alla denuncia di 14 titolari di aziende, a sanzioni amministrative per 237.000 euro, e alla sospensione dell’attività per 29 aziende, per gravi carenze strutturali ed igienico-sanitarie |
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Come ogni anno, nei giorni che precedono il Natale, inizia il ballo delle cifre, non di quelle spese, quanto di quelle messe a budget, e come spesso accade, le prime stime raccontano due facce dello stesso Paese, l’Italia. Da una parte il sondaggio “Natale 2018, lo spread sotto l’albero” di Confesercenti e Swg, che prevede un calo del 7% per le spese di Natale ed un budget complessivo di 285 euro a persona per le feste, con vino e gastronomia in cima alla lista dei regali più acquistati; dall’altra il Codacons che, invece, parla di una spesa in crescita del 2,5%, e di un budget di 170 euro a testa, con la spesa per la gastronomia, anche in questo caso, che crescerà. Facile pensare, vista la forbice tra i due budget previsti, a sondaggi condotti in maniera del tutto diversa, ma certo che così, farsi un’idea diventa difficile. |
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“In Italia c’è una rincorsa alle certificazioni, ma la reale qualità del prodotto deve essere il punto di partenza, a cui arrivare nel modo più sostenibile possibile. Oggi non è così, anche perché un approccio integrato è molto difficile, mancano le competenze. A livello internazionale ci sono sicuramente Paesi più avanzati, in cui l’approccio all’alimentazione è complessivamente più maturo. In altri, la sostenibilità viene ridotta ad un fatto di marketing”. |
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