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WineNews
N. 3.032 - ore 17:00 - Martedì 17 Novembre 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Il Brunello sbanca la “Top 100” di Suckling
La pandemia non ferma il lavoro della critica, “relegata” negli uffici, nel caso di James Suckling di Hong Kong, dove è nata la “Top 100 Wines of 2020”, con l’Italia a fare la parte del leone, con 20 etichette, ed il Brunello di Montalcino, sulle ali dell’annata 2016 e della Riserva 2015, che surclassa ogni altro grande territorio, con ben 11 vini. Al n. 1 c’è un vino argentino, ma dal profondo legame con l’Italia: il Pinot Noir Patagonia Treinta y Dos 2018 di Chacra, griffe della Patagonia di Piero Incisa della Rocchetta, nipote del “padre” di Tenuta San Guido e del mito Sassicaia, Mario. Al terzo posto, il Brunello di Montalcino 2016 di Livio Sassetti.
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Primo Piano
Vino e spirits, filiera da 40 miliardi ridotta di un terzo, tra dazi e Covid. L’allarme di Federvini
L’impatto del Covid sulla filiera del vino e degli spirits italiani è impietoso: si parla di una filiera da 40 miliardi di euro l’anno, tra fatturato complessivo ed indotto, ridotta di un terzo. Si parla di un comparto che vale il 2% del Pil nazionale. L’equivalente della manovra economica prevista dal Governo nel 2021. 6 volte la cifra messa a disposizione dal Governo con il Decreto Legge Ristori. A mettere nero su bianco in numeri è la Federvini, che sottolinea come il settore stia subendo “una tempesta perfetta, iniziata da ottobre 2019”, tra i dazi Usa che non hanno colpito il vino italiano ma hanno affossato gli spirits, e ovviamente la pandemia. E se la situazione è pesantissima, come testimoniano tra gli altri Maurizio Cibrario, presidente onorario Martini & Rossi. E Bob Kunze-Concewitz, CEO Campari Group, a far sentire la voce del vino è Albiera Antinori, presidente della storica Marchesi Antinori, prima realtà privata del vino italiano e marchio tra i più prestigiosi al mondo. “Le misure restrittive legate alla seconda ondata sui settori dell’ospitalità e dell’accoglienza stanno avendo una ricaduta pesante anche sul nostro comparto. Bisogna escogitare nuove strategie che portino misure di sostegno e di ristoro effettivo; dobbiamo superare la logica emergenziale per rilanciare l’immagine ed i consumi di settori emblema della più autentica ospitalità italiana. Per il settore vitivinicolo auspichiamo misure che sappiano trovare il giusto equilibrio tra la domanda e l’offerta, mantenendo vivo il rapporto con i consumatori anche attraverso campagne di promozione ben congegnate”. “Occorre che le istituzioni sostengano adeguatamente le nostre aziende – conclude Boscaini - non è sufficiente quanto fatto per il mercato del vino, mentre quello delle bevande spiritose, è un settore che, ad oggi, non ha ricevuto misure di sostegno. Fermo restando ogni possibile supporto all’export per tutti i settori rappresentati, oltre all’istanza di abrogazione del contrassegno di Stato, il settore spiriti necessita oggi anche di misure di maggiore impatto: una riduzione quantomeno del 5% delle accise sulle bevande spiritose e sui prodotti intermedi potrebbe, soprattutto in chiave prospettica, favorire una possibile ripresa del comparto”.
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Slow Food: superare il digital divide
Nell’Italia e per l’Italia colpita dal Covid, Slow Food ha lanciato la sua prossima battaglia: superare il digital divide infrastrutturale italiano delle comunità di montagna e delle aree rurali, unendo i soggetti pubblici e privati. “Questo lockdown ci ha messo di fronte ad una grande occasione, facendo riscoprire vallate di montagna e borghi rurali, accelerando le esigenze di coniugare vita e lavoro già in essere nel nostro Paese, e unendo le spinte verso la digitalizzazione delle aree interne - è l’appello lanciato dalla Chiocciola - un’opportunità che non possiamo perdere se vogliamo superare le disuguaglianze territoriali, economiche e sociali dovute al digital divide infrastrutturale, che lascia una grande parte dell’Italia indietro di oltre 10 anni”. “Una nuova battaglia da sposare in pieno e da sostenere”, sottolinea il direttore WineNews, Alessandro Regoli”.
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Focus
Enit e la “Settimana della Cucina Italiana nel mondo”
La cucina italiana è, da sempre, uno dei punti di forza dell’Italia nel mondo, ambasciatrice del buono e del bello del Belpaese. E, senza dubbio, sarà uno degli asset su cui investire per ripartire, dopo la Pandemia, sia per portare le eccellenze del wine & food made in Italy nei mercati del mondo, valorizzate e raccontate anche dalle mani sapienti dei tanti chef italiani che hanno messo radici all’estero, sia per portare i turisti del mondo nel Belpaese. Obiettivi a cui contribuisce, da qualche anno, la Settimana della Cucina Italiana nel Mondo, promossa dal Ministero degli Esteri, insieme a Sviluppo Economico, Politiche Agricole, Istruzione e Beni Culturali, raggiungendo 124 paesi, anche grazie ad Ice, Ambasciate e non solo. E che, in questa edizione, dal 23 al 29 novembre, dedicata ai 200 anni dalla nascita di Pellegrino Artusi, vedrà un ruolo di primo piano dell’Enit - Agenzia Nazionale Turismo, con oltre 100 eventi in tutto il mondo, al 99% digitali, con viaggi premio in Italia, incontri con celebrity chef, influencer e divulgatori del settore, live show cooking in video streaming, trasmissioni tematiche e guide interattive, oltre a quiz su food e luoghi turistici a cui rispondere per vincere premi enogastronomici ed ancora concorsi realizzati con le Ambasciate per la realizzazione di piatti italiani tipici, in collaborazione con il “Gambero Rosso”.
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Cronaca
Nasce il Latium Wine Festival
“Felice che ci sia un festival del vino dedicato al Lazio, con nuovi produttori che puntano sull’altissima qualità”: così Jancis Robinson, che, insieme a Hugh Johnson, due delle firme più prestigiose del vino nel mondo, lancia “Latium Wine Festival”, il 20-21 novembre, su Zoom, idea di Gelasio Gaetani Lovatelli d’Aragona, ambasciatore del vino italiano, Sabina Minutillo Turtur, esperta di comunicazione, Vienna Eleuteri Held, studiosa di sostenibilità (nel Comitato Scientifico anche il direttore Crea Viticoltura-Enologia Riccardo Velasco e il professor Attilio Scienza, Università Milano).
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Wine & Food
Il vino in gdo cresce del 6,5% nei primi 10 mesi 2020. Focus a Wine2Wine
La grande distribuzione è stata, fino ad oggi, l’unico vero argine al calo dei consumi nel fuori casa per gran parte dell’agroalimentare italiano. Vino compreso, tanto che, nei primi 10 mesi 2020, le vendite di vino in Gdo, secondo i dati Iri, sono cresciuti del 6,5% sul 2019. Un canale sempre più importante che, con le sue dinamiche e le sue peculiarità, sarà uno dei focus di Wine2Wine Exhibition “digital edition” di VeronaFiere. Appuntamento il 23 novembre (ore 11) quando verrà presentata la ricerca elaborata da Iri per Vinitaly, insieme ai vertici e responsabili di Federvini, Unione Italiana Vini, Coop, Conad, Carrefour e Gruppo Selex. “Abbiamo fortemente voluto questo focus, su un canale che in questo anno contrassegnato dalla pandemia globale ha ampliato il suo assortimento, anche nel comparto dei vini a denominazione d’origine”, spiega il dg Veronafiere Giovanni Mantovani.
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WineNews.tv
“L’accoglienza di sala sarà ancora più importante. Per questo Intrecci sarà solo in presenza”
A WineNews Dominga e Marta Cotarella, che con Enrica guidano la scuola di alta formazione di sala. “Alcuni aspetti saranno più importanti, come la psicologia del cliente che studieremo meglio, ma quando tutto questo sarà passato torneremo alla convivialità che conoscevamo. La nostra scuola ha bisogno della presenza per dare la giusta attenzione ai ragazzi, ripartiremo a dicembre o gennaio. La professione della sala ha ancora tanto bisogno di essere valorizzata.” 

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