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N. 2.547 - ore 17:00 - Giovedì 6 Dicembre 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Il vino si sveste del tutto dell’etichetta di mondo di nicchia e sbarca sui canali del grande pubblico: dal 4 gennaio su Prime Video, la piattaforma streaming di Amazon, prende il via “It Starts with Wine”, la prima serie televisiva dedicata al vino e ai suoi protagonisti firmata dal magazine statunitense Wine Enthusiast. Le prime tre puntate sono dedicate a Uruguay, con tra i protagonisti il “sailing winemaker” italiano Alberto Antonini, poi Argentina e California. Ma chissà che nelle prossime edizioni la serie non arrivi anche Oltreoceano, a raccontare l’Europa del vino e, perché no, in Italia, che sui territori enoici e la loro tradizione ha molto da dire. |
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Prezzi in altalena per il vino italiano, con le quotazioni dei vini comuni a novembre 2018 che segnano il passo rispetto ad un anno fa: il calo dei bianchi comuni su novembre 2017 è del -21,1%, dei rossi e dei rosati comuni del -24,5%. A dirlo sono le quotazioni di Ismea (prezzi medi Iva esclusa, per l’ultima annata in commercio e franco cantina), analizzate da WineNews, che possono differire dai prezzi reali delle contrattazioni, ma che danno un’idea dello stato dell’arte, in decisa controtendenza sia rispetto alla Spagna, con i vini bianchi comuni negli ultimi 12 mesi al +36,7%, a 3,52 euro per ettogrado, ed i vini rossi al +43,8%, a 4,45 euro per ettogrado, che alla Francia, dove la quotazione dei vini bianchi è cresciuta del +4,8%, a 6,74 euro per ettogrado, e quella dei vini rossi del +18,7%, a 6,61 euro per ettogrado. Più pregnante l’andamento dei prezzi delle principali denominazioni del Belpaese, a cominciare da quelle rossiste, con la conferma del Brunello di Montalcino, la Dop più quotata, a 1.085 euro a ettolitro, +3,3% sul novembre 2017, seguito dai due big del Piemonte, entrambi in flessione: il Barolo, a 760 euro (dato di ottobre, -7,3%), ed il Barbaresco, a 510 euro (dato di ottobre, -12,1%). In realtà, come da tradizione, tra Barolo e Brunello si incunea, fuori dai radar dell’Ismea, l’Amarone, che secondo le quotazioni della Camera di Commercio di Verona non si discosta da una quotazione di 800-900 euro a ettolitro, come un anno fa. Si conferma a quota 282 euro il Chianti Classico (+9,7%), seguito dal Nebbiolo d’Alba a 250 euro (dato di ottobre, -19,4%), mentre il Valpolicella scende a 234 euro (-6,4%). Non subiscono variazioni di prezzo né la Barbera d’Alba, a 210 euro, né il Teroldego Rotaliano, a 195 euro, mentre continua la marcia dell’Etna, le cui quotazioni crescono del +12,7% a 177,5 euro. Di altro tenore le quotazioni dei principali bianchi del Belpaese, che mostrano un andamento assai disomogeneo, ma generalmente in calo. Il Conegliano Valdobbiadene Prosecco si conferma in testa alle quotazioni anche a novembre, a 245 euro a ettolitro, ma in caduta sul 2017 (-18,3%) seguito dai vini base del Marsala, a 192,5 euro a ettolitro (+10,6%) e dal Prosecco, in calo del -21,1% a 177,5 euro a ettolitro. |
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A poche settimane dal Natale, il morale tra le enoteche del Belpaese è alto, così come le aspettative degli enotecari, che negli ultimi cinque anni hanno visto crescere costantemente le vendite durante le feste, specie grazie alle bollicine, e che adesso aspettano un incremento tra il 10 ed il 15%, come rivela la panoramica tracciata da Vinarius, l’Associazione delle Enoteche Italiane. Fisiologica la crescita degli spumanti (Franciacorta, Champagne e TrentoDoc in primis) che sotto Natale rimangono i vini più richiesti e che per l’80% degli intervistati sono cresciuti anche fino al +20%, ma a fare bene, nelle aspettative degli enotecari, saranno anche i bianchi (Alto Adige e Collio i più richiesti), i rossi, con Brunello, Amarone e Barolo al top, e i vini dolci, guidati dal Passito di Pantelleria. |
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Il vino biologico tira: secondo l’ultimo report dell’Iwsr, nel 2017, nel mondo, ne sono state stappate 671 milioni di bottiglie, soprattutto in Germania, Francia, e Regno Unito. E l’Italia, in questo segmento del mercato enoico, vanta una serie di primati interessanti. Secondo l’American Association of Wine Economics, il Belpaese ha la maggiore incidenza di vigneti biologici sul totale, con un tasso del 15,5%, la percentuale più alta nel mondo. Al 2017, secondo il Sinab, nel Belpaese c’erano 103.206 ettari di vigneto in regime biologico (su oltre 660.000 totali), e 33.782 erano in conversione. E, nella Penisola dimora quello che, probabilmente, è uno dei vigneti biologici più grandi del mondo, ovvero quello della Cantina Orsogna 1964, a Chieti, nel cuore dell’Abruzzo, diretta dal 1995 dall’enologo Camillo Zulli, che con l’85% dei suoi 1.200 ettari di vigneto certificati bio, e coltivati dai 500 soci della cooperativa, è il principale produttore di uva biologica in Italia. Ma non solo: il 35% dei vigneti è a uve biodinamiche e certificato Demeter, la voce più autorevole nel mondo in questo senso, e l’International Byodinamic Wine Conference di San Francisco del 2018, per questo, ha premiato Orsogna come la più grande realtà di produzione di uva biodinamica certificata Demeter al mondo. |
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Nel 1818 entrava in commercio per la prima volta il mitico Sigaro Toscano: per festeggiare i primi 200 anni di storia il fotografo Oliviero Toscani ha messo insieme, nel volume “Duecentoanni Sigaro Toscano”, 350 scatti di uomini e donne, tra famosi chef, personaggi televisivi e giornalisti, come Gianfranco Vissani, Davide Scabin e Joe Bastianich, ma anche il fumettista Altan e il cantante Roberto Vecchioni, e lavoratori delle Manifatture Sigaro Toscano, accomunati da una sola passione: il mitico sigaro tricolore. |
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Non c’è l’ufficialità, ancora, ma l’ingresso di 21 Invest di Alessandro Benetton nel capitale di Zonin1821, uno dei gruppi leader del vino italiano, è ormai cosa fatta, come più volte scritto da Winenews. Da quanto riporta oggi “Il Sole 24 Ore”, le due compagini hanno raggiunto l’accordo per cui, con un aumento di capitale riservato di 65 milioni di euro, la società di Benetton entrerà in quota di minoranza, al 36%, nel gruppo, la cui maggioranza resterà dei tre fratelli Domenico, Francesco e Michele Zonin, che guidano l’azienda insieme all’ad Massimo Tuzzi. Da quanto riporta il quotidiano di Confindustria, “la liquidità servirà interamente allo sviluppo del gruppo e la famiglia Zonin non incasserà nulla”. Con due obiettivi ambiziosi, per una realtà vinicola che ha chiuso il 2017 a 201 milioni di euro di fatturato: arrivare a quota 300 milioni in 5 anni, e poi la quotazione in Borsa. |
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Economia in salute, disoccupazione quasi inesistente e grande potere d’acquisto: la Svizzera è una meta fondamentale per il vino italiano, dove spunta prezzi superiori alla media, anche perché il Paese, come ricorda a WineNews la direttrice dell’ICE di Berna, “stando fuori dall’Unione Europea, ha un sistema di barriere tariffarie che tende ad elevare i prezzi e, aspetto da non dimenticare, affrontare un costo del lavoro superiore lungo tutta la filiera, che ricade sul costo finale della bottiglia”. |
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