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N. 2.633 - ore 17:00 - Lunedì 8 Aprile 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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“È un momento meraviglioso per il vino italiano. La sua grande forza è la varietà, da Nord a Sud la ricchezza dei suoi terroir rende il vostro paese davvero unico”: con queste parole Adrian Garforth, a capo dell’Institute of Masters of Wine, ha accolto il premio dei Grandi Cru d’Italia, per il contributo che l’Istituto ha dedicato alla conoscenza e alla diffusione della cultura del vino nel mondo, consegnato da Valentina Argiolas e Paolo Panerai, presidente e vice presidente del Comitato Grandi Cru d’Italia, che riunisce cento aziende del vino italiano di qualità, che producono vini con i più alti rating delle principali guide e riviste italiane e straniere.
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Il carrello degli italiani si colora di verde. Calici compresi, tanto che già si parla di “svolta green”: il vino biologico fa registrare un ottimistico +18% nelle vendite del 2018 rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 4,94 milioni di litri venduti nella grande distribuzione a livello nazionale. A dirlo i dati Infoscan Census, che mostrano la tendenza degli italiani a consumare sempre più “bio” - intercettata anche da Vinitaly con uno spazio dedicato nella “Organic Hall” - cambiando, di conseguenza, le abitudini di acquisto. E proprio a Vinitaly, ne “La rivoluzione green nel bicchiere”, Federbio e Coldiretti hanno sottoscritto il primo patto “salva-bio”, che ha tra gli obiettivi quello di garantire la qualità di tutti i prodotti biologici, la trasparenza per i consumatori, ma anche la semplificazione degli adempimenti per i produttori, firmato dai presidenti Paolo Carnemolla e Ettore Prandini. I numeri, del resto, non sono mai stati così positivi per il vino biologico, che viaggia ad un tasso di crescita sei volte superiore rispetto alla media del settore. E la ricerca della “naturalità” abbraccia anche le bollicine, con le vendite di spumante bio in rialzo del 12%. Un balzo che a livello quantitativo si traduce in 405.000 litri consumati. E c’è chi, ed è il caso di un “mercato maturo” come la Germania, guarda con interesse al vino biologico made in Italy. Il Belpaese sembra avere le carte in regola per soddisfare la domanda, con i vigneti coltivati a biologico e in conversione in ascesa e attualmente a quota 105.384 ettari: 70.791 biologici e 34.593 in conversione, secondo il Sinab 2018. Il 12% della superficie totale a vigneto, dunque, è coltivata a biologico, e “garantisce” una produzione complessiva di 500 milioni di litri di vino (analisi Coldiretti su dati Federbio) con le stime che dicono come le superfici “al naturale” siano raddoppiate negli ultimi cinque anni in primis grazie a Sicilia, Puglia e Toscana che guidano il podio delle Regioni con maggiore superficie biologica a vigneto, di cui mettono insieme quasi i due terzi del totale nazionale. E in crescita sono anche i vigneti a conduzione biodinamica. |
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In Italia, nel 2018, la produzione di uva da vino è cresciuta del 13,8% sullo scarso 2017, a 70 milioni di quintali. E, anche per questo, i prezzi delle uve sono diminuiti, in certi casi in maniera sensibile. A dirlo il report di Borsa Merci Telematica Italiana, sui dati delle Camere di Commercio. Il calo più accentuato lo hanno registrato le uve atte a divenire Franciacorta, con un -28% sul 2017 (170 euro a quintale, che arrivano a 205 per le uve bio), e la Glera, che per il Prosecco Doc ha perso il -19% (sui 108 euro a quintale) e per la Docg il -12% (sui 155 euro). Andamento positivo, invece, per le uve destinate ai grandi rossi toscani, con prezzi stabili per le uve atte a Brunello di Montalcino (425 euro a quintale) e Nobile di Montepulciano (165 euro a quintale), e in forte crescita per le uve del Chianti Classico (+21%, 170 euro a quintale) e del Chianti (+8%, 94 euro a quintale). |
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Da 19 a 21: entrano due nuove aziende nel gruppo di cantine con più di 100 milioni di euro di fatturato, che dominano il mercato italiano del vino, ovvero il Gruppo Vi.V.O Cantine con 101,9 milioni di euro, e il Gruppo Lunelli (con il nome leader del Trentodoc Ferrari, la griffe del Prosecco Bisol e le Tenute Lunelli per la produzione di vini fermi in Trentino, Toscana e Umbria, tra le altre attività), con 101 milioni. Emerge dall’anticipazione della classifica delle maggiori aziende vitivinicole italiane realizzata dalla giornalista Anna Di Martino per L’Economia del “Corriere della Sera” (oggi in edicola), che riguarda quest’anno 21 imprese che rappresentano complessivamente 3,7 miliardi di fatturato, 2,4 miliardi di export e 1,3 miliardi di bottiglie. Sui primi due gradini del podio ci sono due big della cooperazione: le Cantine Riunite, con un consolidato di 615 milioni, alimentato per la gran parte dal controllato Giv-Gruppo Italiano Vini, e la Caviro, che si presenta con 235,8 milioni di incassi relativi alla sola area vino. Terzo assoluto, e primo tra i privati, è il gruppo Fratelli Martini, il maggiore imbottigliatore italiano. Al quarto la storica Marchesi Antinori, con 213,6 milioni che riguardano il solo core business vino (di 235 il consolidato complessivo) di una delle realtà più prestigiose del vino del Belpaese. |
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“Il vino è il volano per le esportazioni di tutto il made in Italy agroalimentare, dobbiamo usare il suo successo all’estero per guidare tutto l’export tricolore. E poi, ci vuole diffusione della cultura enogastronomica, che si fa attraverso gli accordi commerciali, come quello per la Via della Seta chiuso con la Cina”. Così Luigi Di Maio, vice premier e Ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro, oggi a Vinitaly, dove ha brindato con la presidente dell’Alleanza delle Cooperative, Ruenza Santandrea.
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Di fronte ad un aumento medio dei prezzi del vino nei supermercati del 6,5%, nel 2018, gli acquisti hanno registrato una flessione del 3,8%, portando cambiamenti significativi nelle dinamiche di acquisto. L’aumento del valore del vino, che passa per la valorizzazione delle produzioni, in questo quadro, è il vero patrimonio da non disperdere costruito in questi anni, la strada su cui, anche per il 2019, deve continuare a viaggiare il vino italiano. Forte, come emerso a Vinitaly dalla tavola rotonda sul mercato del vino nella Gdo, organizzato da Veronafiere con l’istituto di ricerca Iri, insieme a Federvini, Unione Italiana Vini, Coop e Conad, di esempi come quello del Negroamaro, uno dei vini meglio piazzati nella classifica della maggior crescita: aumenta del 6% il prezzo medio, del 9% le vendite complessive e del 15% il valore. |
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La parola ad alcuni dei produttori simbolo del Belpaese che, pur con qualche preoccupazione, non perdono la fiducia in un 2019 in crescita, con un occhio di riguardo al ... Giappone. A WineNews Michele Bernetti (Umani Ronchi), Matteo Lunelli (Ferrari), Piero Mastroberardino (Mastroberardino), Alberto Zenato (Zenato), Enrica Cotarella (Famiglia Cotarella), Anselmo Guerrieri Gonzaga (San Leonardo), Chiara Lungarotti (Lungarotti), Giovanni Manetti (Fontodi), Francesco Ripaccioli (Canalicchio di Sopra) e Antonio Machael Zaccheo (Carpineto). |
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