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WineNews
N. 3.876 - ore 17:00 - Giovedì 18 Gennaio 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti,
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La News
I numeri della Cité du Vin
Il turismo del vino non conosce crisi. Lo confermano i numeri della Cité du Vin, il “tempio” del vino di Bordeaux, che nel 2023, da febbraio a dicembre, ha accolto 385.000 visitatori provenienti da quasi 100 nazionalità diverse. Numeri accolti come molto positivi e che si avvicinano a quelli del 2022 (391.000 persone da 93 Paesi, ndr). Dalla sua apertura (nel 2016, ndr), alla fine del 2023, la Cité du Vin ha accolto più di 2,7 milioni di visitatori, con gli stranieri che rappresentano più della metà del numero totale: spagnoli, inglesi e americani i più presenti, seguiti da tedeschi e italiani. La quota dei turisti francesi è pari al 29%.
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Primo Piano
ProWein “Business Report”, caro prezzi e calo dei consumi preoccupano il vino anche nel 2024
Cautamente positiva per il 2024, a preoccupare l’industria vitivinicola mondiale più del clima, della carenza di manodopera e delle politiche sulla salute, sono le sfide economiche (in linea con il sentiment, a WineNews, di realtà top del vino italiano). A partire dall’aumento dei costi (73%) e dal calo di potere d’acquisto delle famiglie, che incidono sulla diminuzione dei consumi (che preoccupa il 48%) e sulla redditività del comparto (47%). Le aziende rispondono riducendo i costi di produzione (80%), eliminando vini non redditizi (51%), ma rimandando anche gli investimenti (25%). Nel 2023 il 72% ha aumentato i prezzi (72%), e lo farà anche nel 2024 seppur moderatamente. Il caro prezzi ha pesato sui bilanci di quasi tutte le aziende di produzione (94%) e commercio di vino (84%), e il calo dei consumi ha fatto diminuire il fatturato rispettivamente al 40% e al 32%. A dirlo è il “Business Report” 2023 della ProWein (Düsseldorf, 10-12 marzo), realizzato, a fine 2023, dall’Università di Geisenheim, con un sondaggio tra oltre 2.000 esperti dell’intera catena di valore del settore, e basato sulle serie temporali uniche al mondo del “Barometro di mercato ProWein”. In particolare, i rivenditori segnalano un forte spostamento verso il segmento base (con vendite stabili per il 48% e in aumento per il 32%), mentre il segmento medio (stabile per il 57% e in calo per il 25%) ed i vini premium (stabili per il 36% e in calo per il 38%) hanno perso terreno, trend che continuerà nel 2024-2025, mentre i produttori (italiani in testa) si aspettano una maggiore polarizzazione, con profitti nei segmenti base e premium (30%) e un calo in quello medio (22%). La ragione principale del calo dei consumi sono la diminuzione del reddito dei consumatori (76%), specie in mercati come la Germania, l’attenzione alla salute (63%) e la scelta di altre bevande alcoliche (29%), soprattutto in Usa. Per gli ottimisti, lo squilibro del mercato dovuto all’eccesso di offerta si potrà superare migliorando l’approccio ai giovani, attenti a questi ultimi due fattori, ma c’è anche una piccola quota che punta a commercializzare il vino come prodotto premium esclusivo. Per tenere il passo, però, con le altre bevande in termini di marketing, il vino deve diventare più redditizio e adattare produzione e comunicazione alle esigenze del presente e del futuro.
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Rivella, memoria inedita affidata a WineNews
Gli anni Settanta, Ottanta e Novanta del Novecento, quando il vino italiano era alla ricerca di un’identità, nel passaggio da prodotto agricolo a quello più evoluto di alimento (di lusso) per il consumatore, e di una posizione all’estero: è questa l’epoca del suo “rinascimento” qualitativo e del suo arrivo nelle tavole del mondo, segnata dalla presenza di uno dei protagonisti più rappresentativi dell’enologia mondiale e tra i personaggi più in vista sui mercati. Ripercorrendola, il Cavalier Ezio Rivella, che ieri ci ha lasciato (notizia ripresa da tutti i principali quotidiani italiani, a testimonianza del suo valore e del suo ruolo nell’aprire la strada alla moderna enologia), racconta che cosa vuol dire essere “Un enologo a tutto tondo” in una memoria inedita affidata a WineNews, che vi invitiamo a leggere per la sua grande attualità.
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Focus
Meregalli, la tenuta dei consumi fuori casa e i trend
Con un export che, forse, potrebbe regalare un’altra piccolissima crescita a fine 2023, ma non di certo un trionfo, e consumi interni in calo, almeno in gdo, qualche segnale più positivo sembra arrivare da bar, ristoranti, enoteche, alberghi e dal fuoricasa in genere, per il mercato del vino italiano. Almeno a guardare i risultati del Gruppo Meregalli, una delle più importanti e storiche (oltre 160 anni di attività) realtà di distribuzione di wine & spirits di alto pregio, che ha chiuso un 2023 (anno in cui è diventata anche “Società Benefit”, ndr), con un giro d’affari di 99,4 milioni di euro (in crescita dell’8% sul 2022). Grazie ad una politica di “premiumization”, spiega il gruppo, che vede il consumo di prodotti di qualità e di prezzo superiore, che, negli ultimi anni, ha avuto un’importante accelerazione. Un bilancio, quello di Meregalli, che è anche un buon osservatorio del trend di consumo. I vini fermi, spiega Meregalli, sono la categoria più venduta: il rosé conferma la crescita degli ultimi anni, il vino bianco viaggia sopra la media, a differenza del vino rosso, e gli spumanti hanno sempre una richiesta elevata e costante. Interessante l’andamento del consumo fuori casa: Per la mescita, che racchiude luoghi di consumo quali ristoranti, hotel, bar, si osserva una crescita rilevante, a +10%.
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Cronaca
Terra e Street Art secondo Yash e Atterrop
Da Santa Sofia d’Epiro, in Calabria, due nuove opere testimoniano il profondo dialogo tra l’agricoltura e l’arte di strada, grazie a Yilbery, progetto di valorizzazione della cultura locale e riqualificazione urbana del collettivo Gulìa Urbana. Lo street artist Yash con “Moonlight Farmer” rappresenta la croce e delizia dell’agricoltura: il nome del suo murales indica chi gestisce una fattoria solo per diletto o passione. Atterrop rappresenta, invece, con un’immagine di vita agreste “la genuinità della Calabria e le sue tradizioni”.
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Wine & Food
Strigliata di De Castro all’Europa: “creata percezione di un’Unione nemica degli agricoltori”
Migliorare la situazione socioeconomica degli agricoltori e delle zone rurali, garantire redditi equi, la sicurezza alimentare e una transizione giusta: ecco la “ricetta” per il futuro dell’agricoltura europea, per Paolo De Castro, membro Pd del Parlamento Europeo, e tra i massimi esperti di agricoltura in Ue, intervenuto nel dibattito a Strasburgo tra gli eurodeputati e il Commissario per l’Agricoltura, il polacco Wojciechowski, nei giorni in cui ci sono proteste in tanti Paesi Ue. “Per la prima volta da decenni - ha detto De Castro - questa legislatura europea ha creato la percezione di un’Unione nemica degli agricoltori e delle categorie produttive. Ignorare le istanze di agricoltori e produttori, etichettandoli superficialmente - sottolinea l’europarlamentare della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale - come movimenti estremisti, sarebbe l’ennesimo errore”. 
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“Il “dry Jenuary”? Non fa male, specie ai grandi bevitori. Ma meglio la moderazione sempre”
Parla Elisabetta Bernardi, biologa nutrizionista del comitato scientifico di Irvas (Istituto Ricerca su Vino, Alimentazione e Salute). “L’eccesso va sempre condannato e combattuto, ma per i grandi bevitori, che eccedono le linee guide, un periodo di astinenza può servire. Ma quello che l’Irvas promuove è un consumo moderato, preferendo il vino alle altre bevande alcoliche, ed in particolare abbinato ai pasti, che è proprio del modello mediterraneo”.
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