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N. 2.976 - ore 17:00 - Lunedì 31 Agosto 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Nei 12 mesi, tra aprile 2019 e aprile 2020, con gli ultimi mesi influenzati dalla Pandemia, il commercio mondiale di vino sfuso ha visto muoversi 3,3 miliardi di litri di vino, il 2,8% in più sull’anno precedente, per un valore di 2,4 miliardi di euro, il -5,1%, ad un prezzo medio di 72 centesimi al litro (-7,8%). A dirlo i dati raccolti dal The Bulk Wine Club, che evidenzia anche le performance dei singoli Paesi esportatori. La Spagna resta leader, nonostante una perdita in valore del -16,3%, a 447 milioni di euro, davanti ad Australia (-4,7%, a 311 milioni di euro) e all’Italia (290 milioni di euro). Al top, tra gli importatori, Uk, Germania e Usa. |
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Esattamente 10 anni fa, apriva il primo store di Eataly a New York, a Manhattan, sul modello di Eataly Lingotto, il primo Eataly che è poi diventato “la mamma” di tutti gli altri store, 42 in totale ad oggi in 18 Paesi del mondo. Un’occasione per festeggiare una pietra miliare nel percorso di quella che è diventata una corazzata del made in Italy di qualità nel mondo (oggi guidata da Nicola Farinetti in veste di ad, con un fatturato 2019 tornato in utile, a 8 milioni di euro, e ricavi consolidati per 527 milioni di euro, ed un primo bimestre 2020 che era partito in crescita, poi frenata dal Covid, ma con un piano di nuove aperture confermato, tra estero ed Italia, come raccontato a WineNews dallo stesso Nicola Farinetti a Giugno 2020), ma anche per riflettere sul futuro del made in Italy tutto, nell’era post Covid, con l’ideatore di Eataly, Oscar Farinetti. Per il quale, spiega a WineNews, nonostante le difficoltà, nel mondo c’è ancora una grande voglia di made in Italy del wine & food e non solo. Ma per coltivare questa voglia serve uno step ulteriore, anche a livello di comunicazione. “È ovvio che il mondo è in allarme, lo vediamo tutti. Ciò detto, guardando al futuro, se fino adesso abbiamo fatto abbastanza bene andando nel mondo a raccontare tradizioni, usi, costumi, le specificità dell’artigianalità del cibo e del vino italiano, ora dobbiamo aggiungere alla narrazione altri valori, nuovi elementi di identità. Ed io da anni punto sull’identificare il prodotto italiano come come “prodotto pulito”, cioè prodotto esente da diserbanti, da concimi di sintesi, come prodotto realizzato in armonia con l’acqua, con la terra e con l’aria. Diciamo che abbiamo svolto abbastanza bene il tema della bontà, dell’originalità, della freschezza, della digeribilità, della storia, delle tradizioni: adesso è arrivato il momento di aggiungere a questi temi, ma di metterlo in cima alla lista, il tema della sostenibilità, perché questa sarà la grande scommessa dei prossimi anni. Quello che è certo è che abbiamo davanti mesi, se non anni, di tempi duri e difficili. E poi tornerà la straordinaria potenza del Made in Italy, che gode di una “domanda mondiale naturale” immensa. Tocca a noi rispondere. E, quindi, dobbiamo alzare un po’ di più il sedere dalla sedia, e andare a raccontare le nostre meraviglie agli altri cittadini del mondo”. |
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Salvo capricci del meteo, la produzione di vino 2020, almeno nei tre grandi Paesi d’Europa, non sarà avara, ma neanche troppo abbondante. In Italia, le stime approfondite saranno diffuse il 3 settembre da Assoenologi, Unione Italiana Vini (Uiv) ed Ismea, ma già ad inizio agosto la Coldiretti ipotizzava una produzione intorno ai 45 milioni di ettolitri (in calo del -5% sul 2019). Un calo che, almeno come trend, pare confermato dalle voci dei tanti enologi e delle tante cantine di tutta Italia sentite nei giorni scorsi da WineNews. In Francia, invece, le stime di Agreste, sono ferme tra i 44,7 ed i 45,6 milioni di ettolitri, con un aumento ipotetico del +6-8% sulla raccolta 2019. In Spagna, i numeri sono delle Cooperativas Agro-Alimentarias della Castilla-La Mancia, che, a livello nazionale, prevedono una vendemmia 2020 decisamente sui 43 milioni di ettolitri, +14% sul 2019. |
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Con i mercati che ancora subiscono gli effetti della pandemia, le ancora tante difficoltà del canale Horeca, e la stagione turistica, già difficile, e giunta quasi al termine, il vino italiano non è certo nella sua stagione migliore. Almeno sui mercati. Perché dalla vigna, tutto sommato, arrivano sensazioni positive per la vendemmia, la 2020, momento topico per la vita di tutte le cantine del Belpaese. Comprese le tante realtà piccole e piccolissime, la maggior parte del tessuto produttivo del vino italiano. Il cui stato d’animo è sintetizzato, a WineNews, da Matilde Poggi, guida della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (Fivi). “I mercati tradizionali, come gli Usa, sono in grande difficoltà. In Italia si è sentita la mancanza di turisti e di enoturisti, non solo nella ristorazione, ma anche in cantina, dove soprattutto per i piccoli la vendita diretta è molto importante”. Tra le misure messe in campo dal Governo, bene il bonus ristorazione, 600 milioni di euro per l’acquisto di prodotti Dop e Igp, vini inclusi: “una forma di sostegno alla ristorazione, che per i produttori è importantissima, l’abbiamo sollecitata da subito. Bene quindi questo bonus. Ma ci stiamo avvicinando all’autunno, tanti plateatici non potranno più essere utilizzati, e i numeri che si potranno fare nei ristoranti saranno inferiori rispetto ad oggi”. |
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Ci sono ancora 15 giorni a disposizione delle aziende per accedere ai 150 milioni di euro stanziati per la ristrutturazione e riconversione dei vigneti per la campagna 2020: il Ministero delle Politiche Agricole, ha differito la scadenza per la presentazione delle domande dal 30 agosto al 15 settembre (la graduatoria arriverà il 15 febbraio 2021). In tempi in cui la mancanza di liquidità è segnalato come uno dei maggiori problemi dovuti all’impatto della Pandemia, sicuramente una buona notizia, come sottolinea Confagricoltura, che aveva più volte sollecitato la misura.
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409 Masters of Wine, divisi in 30 Paesi (da cui manca, ancora, l’Italia): è la fotografia aggiornata dell’Institute of Masters of Wine, ritenuto la più autorevole ed influente organizzazione del mondo dedicata alla diffusione della cultura e del commercio del vino. Che, nelle ultime ore, ha accettato tra le sue fila 16 nuove membri. 5 arrivano dal Regno Unito (Mike Best, Nick Bielak, William Lowe, Ray O’Connor ed Adam Porter), 3 dal Canada (Jacqueline Cole Blisson, Geoffrey Moss e Louise Wilson, 2 dall’Australia (Annette Lacey e Duane Coates), e uno a testa da Emirati Arabi Uniti (Beans Boughton), Irlanda (Róisín Curley), Francia (Tracey Dobbin), Norvegia (Heidi Hansen), Belgio (Christophe Heynen), Annette e Israele. Con i 6 Paesi che contano più Masters of Wine che, nel mondo, ad oggi sono Australia, Canada, Francia, Nuova Zelanda, Uk e Usa. |
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Pedalando come Coppi e Bartali, rievocando un ciclismo d’altri tempi, in sella ad una Bianchi d’epoca sulle strade sterrate tra i vigneti di Sangiovese, ormai prossimi alla vendemmia, “Eroica Montalcino”, eccezionalmente ieri, nell’ultimo scorcio di agosto per l’emergenza Covid, ha attraversato il territorio del suo “eroico gregario”, il Brunello, e la Val d’Orcia Patrimonio Unesco, sulla scia delle imprese del passato che, fatte di fatica, bellezza ed una grande anima popolare, hanno fatto scrivere pagine indimenticabili. |
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