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N. 3.341 - ore 17:00 - Giovedì 27 Gennaio 2022 - Tiratura: 31.116 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Tra comunicazione e ricerca, il mondo del vino è sempre a caccia di novità. E così, se sul fronte dell’affinamento abbiamo raccontato più volte di bottiglie a dimora sul fondo del mare, e se c’è chi ha sperimentato, con fortuna, l’affinamento in miniera (come Cantina Tramin con il suo “Epokale” 2009, affinato nella miniera di Monteneve, in Val Ridanna, 100/100 per “The Wine Advocate”), ora c’è chi in una cantina-igloo appositamente creata, sperimenta l’affinamento in “ghiaccio”. Progetto del Consorzio Pontedilegno-Tonale con il Consorzio Vini di Valcamonica, Cantina Bignotti e Unimont - Università della Montagna (dell’Università di Milano). |
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C’è chi lo vede, ormai, come uno schema di business ben definito, con le imprese che hanno capito che, per crescere e conquistare nuovi mercati, devono diventare più grandi, diversificando la propria offerta; c’è chi lo giudica come un fenomeno positivo, soprattutto quando i travasi di capitali arrivano da famiglie di imprenditori di altri settori, portando anche nuove competenze nel settore; e c’è chi non se ne sorprende perchè in ogni settore economico o quasi, questa è la via quasi ineluttabile. In ogni caso, il fenomeno del “mergers & acquisitions” nello scenario del vino italiano (e non solo) è in atto in modo sempre più intenso, come raccontano le cronache, e come sottolineano, a WineNews, operatori ed osservatori come Lorenzo Tersi, tra i massimi esperti della materia, alla guida di LT Wine & Food Advisory, o gli economisti e docenti universitari Davide Gaeta (Università di Verona) e Stefano Cordero di Montezemolo (Università di Firenze, tutti i commenti nell’approfondimento). E se questo 2022 si è aperto, in meno di un mese con la notizia della crescita, con acquisizione di ettari di vigna e di aziende, di Caparzo di Elisabetta Gnudi Angelini a Montalcino e di San Felice (del Gruppo Allianz) a Bolgheri, e con l’annuncio dell’accordo ormai quasi chiuso per lo sbarco del “Polo del Gusto” del gruppo Illy nel Barolo, è la naturale prosecuzione di un 2021 che, dal punto di vista di acquisizioni, fusioni e aperture del capitale, nel mondo del vino italiano, è stato decisamente intenso. Con il fondo Clessidra che ha acquisito Botter e MondodelVino, Antinori la maggioranza della griffe friulana Jermann, e ancora Coppo entrata nel gruppo Dosio, Italian Wine Brands che ha comprato Enoitalia, la pugliese Torrevento (già nel gruppo Prosit di Quadrivio e Pambianco) che ha preso la maggioranza di Oria Wine, senza scordare la crescita al 7,5% di Masi (e l’ingresso nel cda) di Renzo Rosso, patron di Diesel, attraverso la Red Circle Investiment. Ancora, il Gruppo Frescobaldi ha comprato Corte alla Flora a Montepulciano, mentre Hily Capital Partners, attraverso il fondo “Finance for Food One” è entrata nel capitale di Contri Spumanti e Santa Margherita ha comprato addirittura in Usa, con l’acquisizione della cantina Roco Winery, in Oregon, per citare gli affari più importanti. |
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La “London Wine Fair” fa un passo indietro, e dopo lo slittamento della ProWein (Dusseldorf, 15-17 maggio), “cede” alle necessità di un calendario diventato improvvisamente troppo fitto, riposizionandosi, non senza una coda polemica durata giorni, al 7-9 giugno. Una decisione sofferta ma inevitabile: la concomitanza delle due fiere, infatti, avrebbe messo espositori, agenti e importatori di fronte ad una spiacevole scelta tra le due. La riprogrammazione, per quanto forzata, porta comunque un aspetto positivo: la “London Wine Fair” arriverà subito dopo il “Platinum Jubilee” (2-5 giugno), che accenderà i riflettori su Londra. Va così definendosi il puzzle delle grandi fiere internazionali del vino, con Vinexpo Wine Paris dal 14 al 16 febbraio, “Sana Slow Wine Fair”, a Bologna, dal 27 al 29 marzo, e Vinitaly dal 10 al 13 aprile a Verona. |
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C’era anche il cibo italiano, ovviamente, al tavolo che, da quanto riportano le cronache, in piena tensione tra Russia e Unione Europea per la questione Ucraina, ha visto sedersi 16 capitani d’impresa del Belpaese (tra cui Guido Barilla, alla guida del celebre brand della pasta, e Luigi Scordamaglia, consigliere delegato Filiera Italia e ad gruppo Cremonini, leader nel settore delle carni), con il presidente russo Vladimir Putin, che ha fatto storcere il naso alla diplomazia europea. “Il presidente Putin ha parlato singolarmente con ciascuno di noi, dimostrando di conoscere nel dettaglio i dossier di tutti i settori. L’incontro è andato benissimo e in un momento così difficile per l’economia del Paese è una buona notizia”, ha commentato al quotidiano “La Stampa” lo stesso Scordamaglia. “Si è parlato in modo proficuo di come migliorare le relazioni commerciali. Nell’agroalimentare, ad esempio, abbiamo forti sinergie, grazie al Fondo di investimento di Stato russo che partecipa realtà come Barilla e Cremonini, e possiamo aiutare la Russia ad aumentare la produzione interna. Ma c’è da risolvere la questione dei dazi che ci è già costata esportazioni per 1,6 miliardi”. E le preoccupazioni per sanzioni Ue e embargo russo preoccupano, come spiegato (nell’approfondimento) dalle organizzazioni agricole italiane. |
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Un ritmo a colpi di primato. Vola il fatturato alimentare che fa segnare una crescita del 16,5% spinta anche dal record storico all’estero per il Made in Italy del settore per un valore vicino ai 52 miliardi per l’intero 2021, il massimo di sempre. Dati che emergono dall’analisi Coldiretti, sulla base dei dati Istat sull’andamento tendenziale del fatturato industriale a novembre. Un boom accompagnato anche da un cambiamento di scelte da parte dei consumatori che hanno privilegiato prodotti salutisti alleati del benessere come quelli tipici della dieta mediterranea.
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Come se non bastassero gli investimenti in grandi bottiglie, che muovono centinaia di milioni di euro ogni anno, e le acquisizioni di aziende in ogni angolo del mondo, che qualche anno fa ha portato da un vero e proprio boom di passaggi di mano tra gli Châteaux di Bordeaux, adesso nel mirino dei grandi capitali finisce addirittura una casa d’aste storica come Hart Davis Hart Wine Co, punto di riferimento per le vendite all’incanto a livello globale, che nel 2021 ha raccolto quasi 92 milioni di dollari, con il 100% dei lotti venduti, tra cui migliaia di fine wine italiani, dal Barolo Riserva Monfortino Giacomo Conterno al Sassicaia di Tenuta San Guido. Come si legge nella comunicazione ufficiale di Hart Davis Hart, G. Raymond Zage III, imprenditore di Singapore, ha acquisito una “significativa quota di minoranza, e siederà nel Consiglio di Amministrazione della società”. |
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Non solo estero, anche il mercato interno del vino manda segnali incoraggianti, a partire dal bilancio 2021 di Meregalli, uno dei distributori più importanti d’Italia, chiuso a quota 80,6 milioni di euro, in crescita del 22% sul 2019. Un segnale importante, in un panorama comunque assai complesso, con la morsa della pandemia che si allenta e quella dell’inflazione, che minaccia la ripresa di un comparto comunque in grande trasformazione, sotto tanti punti di vista, come racconta a WineNews Marcello Meregalli, quinta generazione alla guida dell’azienda di Monza. |
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