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N. 2.618 - ore 17:00 - Mercoledì 20 Marzo 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Secondo l’ampelografo francese Pierre Galet, nel mondo si contano 9.600 varietà diverse di vite, e di queste in Francia solo 210 sono ufficialmente autorizzate, anche se l’80% della produzione enoica complessiva del Paese dipende da appena 10 varietà. Una standardizzazione che pare aver stancato i francesi, sempre più interessati, come racconta l’editoriale del numero di aprile de “La Revue du vin de France”, alla riscoperta dei vitigni dimenticati. Tornano così in auge varietà come l’Aduï, in Savoia, o il Lauzet, uva a bacca bianca del Jura. Che l’Italia, dove i vitigni autoctoni sono la spina dorsale della produzione enoica, stia facendo scuola Oltralpe? |
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Dal mercato Usa, il punto di riferimento per l’export del vino italiano, nel 2018 è arrivato un segnale chiaro: i consumi reggono, la spesa media cresce, ma la competizione aumenta, e si fa sempre più difficile farsi largo e difendere i propri spazi. Persino per uno storico big dell’importazione e della distribuzione come Banfi Vintners, che dopo la “separazione”, consensuale da Cantine Riunite-Giv, un sodalizio durato 52 anni, guarda al futuro puntando sul segmento più redditizio, quello delle etichette premium, non a caso cuore pulsante del ramo produttivo del gruppo italo-americano, la Castello Banfi, che nel territorio del Brunello di Montalcino conta su più di 900 ettari vitati. Come racconta a WineNews la Ceo di Banfi Vintners, Cristina Mariani-May, “da una parte ci sono sempre più etichette, provenienti da ogni angolo del mondo, dall’altra meno player tra importatori e distributori, su un modello che ricorda molto quello inglese. Così, si fa sempre più difficile far conoscere i propri marchi, e diventa importante la partnership con la rete di vendita, ma anche avere brand capaci di comunicare la propria storia e, naturalmente, avere vini di qualità. I vini sotto i 10 dollari soffrono molto, sopra quella fascia crescono di più, quindi c’è sicuramente un movimento verso una maggiore qualità e prezzi più alti, ed anche la nostra strategia, come Banfi Usa, segue questa tendenza”. In questo panorama, c’è ovviamente una certa curiosità sulle prossime mosse del gruppo Banfi Oltreoceano, con diverse strade da poter imboccare, dalla fusione all’ampliamento del portfolio, sia con etichette italiane che con etichette di altri Paesi. “La Banfi - riprende Cristina Mariani-May - ha di fronte a sé un futuro luminoso. In questo momento guardiamo al passo successivo, con Banfi Vintners che sarà focalizzata su un portafoglio di fine wines. Stiamo ancora valutando che strada intraprendere, se accogliere un partner Usa, o se restare indipendenti ed ampliare il numero dei marchi in portfolio. Ora si tratta di valutare le opportunità che si presenteranno di inserire altri vini italiani in portfolio, ed anche come mantenere l’offerta in equilibrio con etichette da altri Paesi, un aspetto molto importante sul mercato degli Stati Uniti”. |
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L’ingrediente per la felicità è la pizza: lo dice un’indagine di Doxa e Deliveroo da cui emerge che il 42% degli intervistati vede in uno dei piatti simbolo della gastronomia italiana la ricetta per ritrovare il sorriso. E questo vale in maniera particolare per donne (47%), Millennials (60%) e abitanti del Sud e delle Isole (51%). La pizza batte quindi la tradizionale pasta, che comunque si guadagna il secondo posto, col 33% delle preferenze, a pochi passi dalle grigliate di carne e di pesce, entrambe in terza posizione col 30%. Subito fuori dal podio il gelato (21%), i formaggi (10%), e i salumi (9%). Solo il 7% degli intervistati tiene fede alla formula del “bicchiere di vino con un panino, la felicità”, suggerita dalla famosa canzone di Albano e Romina: il panino, così, finisce a pari merito col sushi. |
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I mercati crescono e richiedono dimensioni sempre più grandi per essere affrontati. E così, solo in Italia, nel 2018, si sono registrati oltre 200 affari tra acquisizioni e ingressi nei capitali nei diversi settori, con il food settore trainante, con 60 transazioni (rispetto alle 57 del 2017), mentre nel beverage le transazioni sono state 15 (sulle 23 del 2017). A dirlo il report “M&A Trends 2018” firmato da Pwc. Nove gli affari che hanno riguardato il settore del vino, tra cui spicca l’ingresso di 21 Invest nel capitale di Zonin1821, una delle più importanti realtà del settore (con 200 milioni di euro di fatturato), con una quota del 36%. Ma da segnalare anche l’ingresso al 22,5% nel capitale di Casa Vinicola Botter Carlo da parte del fondo del gruppo DeAgostini DeA Capital Alternative Funds Sgr, o ancora l’ingresso della Nuo Capital in Tannico, senza dimenticare, tra gli altri, l’investimento nel Prosecco della storica realtà chiantigiana Ruffino (di proprietà del colosso Usa Constellation Brands, ndr) con l’acquisizione della Divici Società Agricola (già ribattezza “Poderi Ducali Ruffino”), o l’apertura del capitale (con una quota del 18%) alla svedese Winemarket Nordic da parte della Terre Cortesi Moncaro, una delle realtà laeder delle Marche. |
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Il vino italiano ha tanti narratori appassionati che lo raccontano nel mondo. Come Veronika Crecelius, firma storica del vino italiano in Germania per l’editore tedesco Meininger, nominata, a Prowein, “Sommelier ad honorem per l’Italia nel Cuore”, assegnato dalla presidente della De.Sa, l’attivissima Associazione dei Sommelier Tedeschi, guidata dalla vulcanica Sofia Biancolin. Un premio condiviso con WineNews, “uno dei più importanti web magazine sul vino italiano”, ha detto Sofia Biancolin, insieme a Marius Berlemann, ai vertici di Prowein. |
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Da signore del caffè al cioccolato della Regina: il gruppo Illy ha acquisito Prestat, una delle più antiche aziende britanniche del cioccolato, fornitori ufficiali dei reali. La notizia, divulgata dal Financial Times, non ha rilevanza tanto dal punto di vista economico, essendo il fatturato di Prestat pari a 7 milioni di euro, quanto strategico, chiarendo la volontà del gruppo Illy di entrare nel mondo del lusso del wine & food. Illy vanta infatti tra i suoi marchi anche la griffe enoica di Montalcino Mastrojanni, la storica firma torinese del cioccolato Domori, l’azienda francese produttrice di the Dammann Frères e Agrimontana, che produce confetture. Tutte aziende di dimensioni medio-piccole, che entreranno nel Polo del gusto guidato da Riccardo Illy, che ha per obiettivo principale lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle “consorelle minori”. |
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Parola di Angelo Gaja, uno dei produttori italiani più autorevoli, vincitore del Winemakers’ Winemaker Award 2019 dei Masters of Wine: “il nostro Paese era chiamato “Enotria Tellus”, le vigne sono ovunque, il nostro patrimonio di vitigni autoctoni e denominazioni è unico. E le tante piccole cantine, gli artigiani del vino come noi, sono complementari ai grandi produttori. Ma dobbiamo proteggere ed aiutare gli artigiani a crescere e a svilupparsi, in tutto il mondo, perché portano beneficio”. |
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