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WineNews
N. 3.255 - ore 17:00 - Giovedì 30 Settembre 2021 - Tiratura: 31.116 enonauti,
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La News
San Michele, focus sui vini “Piwi”
Tra la necessità di gestire il cambiamento climatico in vigna, ma anche di usare meno chimica e anche di risparmiare nella lotta alle malattie della vite, i vini che nascono dalle uve “Piwi” , ovvero le varietà resistenti, pur essendo ancora una nicchia, sono sempre meno rari . Un nuovo filone della viticoltura e dell’enologia, e che ora avrà anche un nuovo evento ad hoc, decisamente autorevole. Ovvero la prima “Rassegna con valutazione dei vini da uve Piwi”, organizzata dalla Fondazione Edmund Mach, uno dei più importanti centri di ricerca applicata alla vite e al vino d’Italia e non solo, di scena nella location storica di San Michele all’Adige, il 18 novembre.
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Primo Piano
Vino Ue, inizia la rivoluzione in etichetta, con informazioni nutrizionali e non solo. Via “e-label”
Andare incontro all’esigenza sacrosanta dei consumatori di essere informati su quello che bevono, senza però trasformare le etichette di vino e spiriti in bugiardini come quelli dei medicinali, con una tecnologia ormai familiare a molti come quella del Qr-code (la stessa che si usa per il Green Pass), che consente alle imprese di fornire tutte le informazioni previste dalla legge, “traducendole” in automatico in tutte le 24 lingue dell’Unione Europea. È previsto da U-Label, la piattaforma di etichettatura elettronica messa in piedi dal Ceev - Comité Européen des Entreprises Vins e SpirtsEurope, espressioni delle organizzazioni delle imprese del settore (di cui fanno parte anche Unione Italiana Vini - Uiv e Federvini, nell’approfondimento i commenti, tra gli altri, del vicepresidente Uiv, Sandro Sartor, e di Micaela Pallini, guida di Federvini), presentata oggi da Bruxelles, e che, dal 1 novembre, sarà accessibile a tutte le cantine d’Europa. Uno strumento che servirà ad ottemperare ai nuovi obblighi di etichettatura per le bevande alcoliche previste dalla nuova Pac, che così potranno essere scritte sia sull’etichetta fisica, per chi lo vorrà, o in alternativa fornite in forma digitale (ad eccezioni di alcune informazioni che saranno obbligatorie nella bottiglia, come quelle relative alle calorie indicative per 100 ml di prodotto, per esempio). Obblighi che, a livello Ue, saranno tassativi dal 2023, mentre quello che parte ora è un periodo transitorio in cui ci sarà tempo di sperimentare ed affinare uno strumento, quello dell’etichetta elettronica, faticosamente conquistato dal settore del wine & beverage nella trattativa con il legislatore europeo. Delle 15 aziende pilota per la piattafoma U-Label, tre sono Italiane, ovvero Masi Agricola (aderente a Federvini), Zonin 1821 e Mgm Mondodelvino (in Unione Italiana Vini), insieme a grandi nomi del vino di Francia e dello Champaagne come Taittinger e G. H. Mumm, le spagnole Zamora Company e Campo Viejo, il gruppo portoghese Sogrape e la cantina belga Le Domaine de Mellemont. La piattaforma prevede il rilascio di un Qr-code per ciascun prodotto registrato. Inquadrando con il proprio smartphone il Qr-code presente sull’etichetta, il consumatore accede alle informazioni organolettiche e nutrizionali del prodotto così come alle indicazioni di provenienza.
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Olio, le prime stime 2021/2022
Buona qualità e una quantità limitata, soprattutto al Nord e al Centro, mentre tiene meglio il Sud, ma, comunque, in leggera ripresa sul 2020 è la fotografia, scattata da Confagricoltura e Unaprol sulla campagna olearia 2021/22, iniziata nei giorni scorsi. L’Italia è il primo importatore mondiale di olio di oliva (da Spagna, Grecia, Tunisia, Portogallo) e il Paese che ne consuma di più: quasi 13 litri all’anno pro capite. È anche il secondo produttore, dopo la Spagna, e secondo esportatore mondiale. Il 50% dell’export nazionale è concentrato su quattro Paesi, in primis gli Usa, che accolgono il 30% del prodotto tricolore, poi Germania, Giappone e Francia. La produzione italiana (che per il 49% arriva dalla Puglia) copre mediamente il 15% di quella mondiale (a fronte del 45% in media della Spagna).
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Focus
Liv-ex: lo scettro è della Toscana, cresce il Piemonte
L’Italia è, stabilmente, la terza regione vinicola più “scambiata” sul mercato secondario dei fine wine, con una quota a valore del 16%, dietro solo a Bordeaux (40,5%) e Borgogna (20,4%), come ricordano i dati del Liv-ex. Storicamente, la voce più pesante riguarda i vini della Toscana, che rappresentano, nella media degli ultimi vent’anni, il 72% delle bottiglie scambiate, grazie alla loro enorme liquidità, alla forza di brand come Sassicaia, Ornellaia, Masseto, Tignanello, Solaia, Case Basse Soldera, Biondi Santi, ed a una produzione sostanzialmente stabile nei numeri. Nel 2010, la quota della Toscana toccò addirittura il 95%, ma da quel momento non ha fatto che calare - con il crescere della quota del vino italiano - fino al 58% di oggi. Al contrario, il Piemonte, che non può muovere, con le sue etichette migliori, i volumi della Toscana, ha raggiunto valori importanti, specie con il Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno. A raccontare il boom del Piemonte, è un dato, il +11.000% degli scambi registrati negli ultimi dieci anni, tanto che adesso vale il 39% della quota dei vini italiani scambiati sul Liv-ex. E tra Toscana e Piemonte trovano spazio anche le chicche enoiche di Regioni come Veneto, Abruzzo, Umbria, Puglia, Sicilia e Campania, su cui la critica ha iniziato a mettere gli occhi, così come il trade.
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Cronaca
Segnali positivi dalle barbatelle
A raccontare lo stato dell’arte del mondo del vino, non ci sono solo i dati di produzione e quelli sul commercio, ma anche le tendenze che arrivano dal vivaismo, perché dalle barbatelle che animano il mercato oggi, nasce il vigneto di domani. Dall’osservatorio privilegiato dei Vivai Cooperativi Rauscedo - che l’1 ottobre alza il velo sul “VCR-Research Center” - la ripartenza dei nuovi impianti, con 75 milioni di piante vendute in tutto il mondo nel 2021, e una crescita in Italia del 15%. Al top Primitivo, Glera e Vermentino.
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Wine & Food
Baglio di Pianetto arriva sull’Etna: ecco i vini “Fermata 125”, dedicati alla Circumetnea
Ci sono alcuni vini che raccontano in maniera precisa, nel calice, il loro terroir. E altri che raccontano anche la storia del territorio, e non solo quella strettamente legata al vino. Come quella, per esempio, di una ferrovia storica d’Italia e della Sicilia, la Circumetnea, inaugurata nel 1895, e che collega Catania con Riposto, girando intorno all’Etna, vulcano attivo più alto d’Europa che è diventato simbolo del grande vino siciliano. Dove ora arriva anche Baglio di Pianetto, cantina voluta dal Conte Paolo Marzotto, che in un progetto in collaborazione con Cantine Valenti, è arrivata sul versante Nord del vulcano, da dove nasce “Fermata 125”, linea di due vini, un Etna Bianco (da Carricante in purezza, e coltivato in regime biologico) ed un Etna Rosso (da Nerello Mascalese in purezza), il cui nome deriva proprio da quello della omonima fermata della Cirumetnea, a Passopisciaro. 
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“Lavoriamo sul valore, non sulla dimensione delle imprese agricole. Ma servono infrastrutture”
A WineNews la visione dell’agricoltura di Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, tra futuro e transizione ecologica applicata al made in Italy. “La forza del settore è evidente, ma occorre investire per metterlo nelle condizioni di competere nel mondo. Quest’anno supereremo i 50 miliardi di export, ma possiamo arrivare a 100, che è il valore che fanno girare i falsi. Il vino? Deve puntare ancora di più sull’enoturismo, è una grande risorsa”.
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