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WineNews
N. 3.083 - ore 17:00 - Venerdì 29 Gennaio 2021 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Il 2020 delle enoteche italiane
Il 2020 è alle spalle, e anche per le enoteche italiane, è il momento dei bilanci, affidati al sondaggio di fine anno di Vinarius, da cui emergono “i pesanti risvolti che la crisi ha portato: da un punto di vista delle vendite, per oltre il 46% degli intervistati il 2020 è stato nettamente peggiore al 2019. Interessante, però, il dato sul Natale, che, per quasi il 50% del campione, ha rappresentato una vera e propria boccata d’ossigeno registrando vendite superiori a quelle dell’anno precedente”, commenta Andrea Terraneo, presidente Vinarius. Resta da sciogliere ancora, però, il nodo legato al Dpcm che, ad oggi, vieta la vendita dopo le 18.

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Primo Piano
Le cantine, oltre il vino: cresce tra aziende e territori una agricoltura bio-diversa di qualità
Il vino, per alcuni territori, è il pilastro assoluto dell’economia e del tessuto sociale ed occupazionale, con la vite prima attrice dell’agricoltura. Eppure, dove con progetti di distretto, dove sulla spinta di singole aziende, in molti luoghi si sta assistendo ad una diversificazione della produzione, sempre nel segno della tipicità e dell’eccellenza. Una sorta di piccolo “ritorno al passato”, in un certo senso. Una ri-evoluzione dell’azienda vinicola e dell’agricoltura altamente specializzata verso una nuova visione dell’impresa agricola che contempla più produzioni, e che traccia una rotta diversa per il futuro, incarnando nel senso più ampio possibile il concetto della “biodiversità”. E se in tanti territori d’Italia una delle sinergie storiche e più comuni alla produzione di vino è quella dell’olio, che è realtà per tante importanti cantine di grande prestigio di tutto il Belpaese, aziende e territori del vino stanno riscoprendo e valorizzando grani e cereali antichi, produzioni di formaggio, zafferano, miele, frutta, pasta e così via. Tra le case history territoriali più strutturate, c’è quella del Chianti Classico, dove è nato un vero e proprio Distretto Rurale del Chianti, dove viene valorizzata anche la produzione di olio, formaggio pecorino, pane toscano, carne di cinta senese, salumi. O quella di Montalcino, dove è nato il marchio “Eccellenze di Montalcino” marchio già registrato dalla Fondazione Territoriale del Brunello, emanazione socio-culturale del Consorzio del Brunello, nata nel 2016, con la volontà di reinvestire parte dei profitti a beneficio del territorio. Qui, tra le altre, spicca il caso di Castello Banfi, una delle aziende leader del territorio, che, tra le altre cose, è anche uno dei maggiori produttori italiani di prugne, e produce anche miele, olio e pasta da grani locali di alta qualità. O ancora, il caso delle Langhe, dove alcune grandi realtà del vino come Ceretto hanno investito in noccioleti, e altri produttori, come Elio Altare e non solo, hanno puntato su eccellenze come il formaggio Castelmagno. Esempi, tra i tanti possibili, di cantine e territori del vino che, soprattutto in questi ultimi anni, hanno fatto rinascere e stanno facendo crescere, una originalità agricola fatta di biodiversità, di grande interesse, moderna, capace di dare nuova prosperità ai tanti territori d’Italia.
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Ocm promozione e (meno) fondi Ue
Nonostante la grande incertezza, le cantine d’Italia cercano di programmare le attività di promozione internazionale per il 2021, mettendo sul piatto somme importanti, integrate dai fondi Ocm per la promozione nei Paesi Terzi. Ammonta a 59 milioni di euro il totale del valore dei progetti di promozione (la graduatoria nell’approfondimento) ammessi a finanziamento dal bando nazionale, con 29,8 milioni di co-finanziamento pubblico. Risorse che sono e saranno importanti, ma in futuro saranno meno, visto che la dotazione annuale per il Piano Nazionale di Sostegno, nella Pac 2021-2027, per l’Italia sarà di 323 milioni di euro, e non più di 336. Intanto, però, la Commissione Ue ha prorogato le misure anticrisi come aiuti a distillazione e stoccaggio, e maggiore flessibilità proprio nella gestione del Pns da parte dei Paesi membri.
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Focus
I valori delle diverse agricolture nei territori del vino
Non solo un valore economico e culturale: la crescita delle “altre” agricolture di qualità nei territori del vino, è importante sotto molti aspetti. Perchè oltre al recupero di colture storiche e magari abbandonate perchè non rendevano, cosa che possono tornare a fare in sinergia con il vino, “c’è anche un grande tema di recupero di aree dismesse, che vuol dire anche contrasto al dissesto idrogeologico - sottolinea i presidente del Distretto Rurale del Chianti, Tommasso Marrocchesi Marzi, produttore con Tenuta Bibbiano - e all’impoverimento demografico dei territori. È chiaro poi che va affrontato il grande tema della comunicazione e della promozione di questi prodotti, anche nella direzione di portare un turismo qualificato nel territorio che sappia apprezzare e riconoscere il valore”. Nondimeno, una sinergia è vantaggiosa per tutti. “Il vino resta il pilastro, e grazie al vino è nato il progetto “Eccellenze di Montalcino” - sottolinea il presidente del Consorzio del Brunello Fabrizio Bindocci - perchè i produttori di vino vogliono valorizzare produzioni comunque meno conosciute del territorio, dal miele allo zafferano, dalle prugne alla pasta, dal formaggio ai grani antichi, che devono avere il giusto riconoscimento. Con qualità ed eccellenza che devono essere tangibili e percepite da tutti”.
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Cronaca
Tra paura del Covid e voglia di ristorante
L’89% degli italiani è ancora preoccupato per la pandemia da Coronavirus, ma tra le attività che vorrebbero veder riaprire prima, c’è la ristorazione: secondo il 41% degli intervistati da Ixè, l’urgenza è quella di rimettere in moto in maniera continuativa i ristoranti, più di palestre, cinema e teatri, musei e impianti sciistici. A comunicarlo la Fipe/Confcommercio, che sottolinea come “è davvero straordinario che ristoranti e bar vengano subito dopo la scuola, che è al primo posto di questa graduatoria. Ed è evidente che sono considerati luoghi sicuri”.
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Wine & Food
Cibo, i consumatori si fidano degli agricoltori, più che di distributori, trasformatori e Governi
Etica e fiducia, soprattutto in tempo di Covid, sono diventate parole chiave fondamentali negli stili di consumo di tanti, e praticamente per tutte le categorie merceologiche. E valgono ancora di più per il cibo e per tutto quello che ci ruota intorno. E nella lunga filiera dal campo alla tavola, i consumatori europei si fidano soprattutto degli agricoltori. Emerge da un sondaggio, su 19.800 persone di 18 Paesi Ue firmato da Eit Food. Secondo il report, il 67% dei consumatori dice di fidarsi degli agricoltori, il dato più alto tra tutto gli attori della filiera del cibo, mentre i rivenditori raccolgono la fiducia del 53% dei consumatori. Agenzie governative e produttori di cibo, invece, raccolgono la fiducia, rispettivamente del 47% e del 46% dei consumatori, mentre più di uno su quattro dichiara apertamente di non fidarsi affatto di queste due categorie.
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WineNews.tv
I consumatori cercano salubrità, naturalità, e impegno ad essere migliori da parte delle aziende
La seconda ondata della pandemia ed i cambiamenti nelle scelte di consumo, anche di vino, secondo Enzo Risso, direttore scientifico Ipsos Italia: “oltre ad attenzione al risparmio, alla naturalità e alla sostenibilità, i consumatori cercano sempre di più nelle aziende e nei brand l’impegno ad aiutare il prossimo a superare questa fase difficile, e a migliorare il mondo. E cercano aziende che si schierino in maniera netta, e che prendano posizioni”.
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