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WineNews
N. 3.445 - ore 17:00 - Martedì 21 Giugno 2022 - Tiratura: 31.116 enonauti,
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La News
Mancanza d’acqua, check-up tra i filari
“Ancora in vigna la siccità non è estremamente preoccupante, salvo casi sporadici. Almeno alla data di oggi. Da ora in poi, però, inizia il momento di maggior fabbisogno di acqua, perchè si va verso l’ingrossamento degli acini, e se mancherà ancora, sarà un problema. Speriamo nelle piogge, anche perchè alla vigna non serve chissà quanta acqua. Bastano 40-50 millimetri un paio di volte nei momenti giusti, per assicurare le riserve idriche alla pianta. Anche se c’è da dire che ad oggi la produzione di uva, quest’anno, sembra molto generosa e servirà più acqua che in passato”. È il quadro dipinto, a WineNews, dal presidente Assoenologi, Riccardo Cotarella.
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Primo Piano
Siccità in vigna: la preoccupazione è grande. Non tanto oggi, ma per il futuro
L’Italia ribolle, laghi e fiumi sono sotto i livelli di guardia, l’agricoltura teme perdite del raccolto di cereali, riso, frutta e verdura tra il -30% ed il -70%, e il Governo, salvo clamorose sorprese, a giorni dichiarerà lo stato di emergenza come chiedono le Regioni, soprattutto quelle del Nord, che sono più in difficoltà. Le ipotesi sul tavolo sono il razionamento dell’acqua, con prevalenza al consumo umano e agricolo, mentre si pensa allo stop al riempimento delle piscine, per esempio, o a limitazioni per la produzione di energia idroelettica. In ogni caso, la situazione emergenziale di questi giorni, con tanti territori che arrivano al primo giorno d’estate senza aver visto pioggia da 3-4 mesi, è figlia di un cambiamento climatico che non è fenomeno di oggi, e con cui si dovranno fare i conti per il futuro. E dovrà farli anche la viticoltura. E se alla data di oggi, 21 giugno, molti dicono che la situazione tra i vigneti non è ancora drammatica, a preoccupare è il domani. Ed in questo senso, già nei giorni scorsi, sono arrivati i primi allarmi lanciati dal Consorzio della Barbera d’Asti e dei Vini del Monferrato, guidato da Filippo Mobrici, e nel primo focus del Trittico Vitivinicolo Veneto 2022 di Regione Veneto. Perchè se non piove nei prossimi giorni la situazione, in vista della vendemmia, potrebbe farsi davvero drammatica. Ma anche il futuro più lontano, che, molto probabilmente, imporrà dei cambiamenti importanti, sia sul fronte strutturale (invasi, laghetti, infrastrutture), che su quello agronomico, con tecniche più adatte a quella che sarà sempre più una arido-viticoltura, da gestire anche attraverso la ricerca genetica su portinnesti e nuove varietà capaci di gestire al meglio una scarsità d’acqua che pare destinata a diventare una costante. Partendo dal chiarire un equivoco “narrativo”: non è vero che la vite, sotto stress idrico, produce più qualità. Almeno, è la sintesi che si può trarre dalle testimonianze di enologi, agronomi ed accademici raccolte da WineNews, con voci autorevoli (riportate in approfondimento) come quelle di Attilio Scienza e Leonardo Valenti, docenti all’Università di Milano, Riccardo Cotarella, presidente Assoenologi, e di Andrea Lonardi, agronomo e Chief Operations Officier di Angelini Wines & Estates (in predicato, a breve, di essere il prossimo Master of Wine italiano).
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Il food & beverage secondo Ambrosetti
Favorire la sburocratizzazione del settore per lo sblocco degli investimenti e lo sfruttamento dei fondi Pnrr; sostenere e incentivare, anche fiscalmente, il consolidamento del settore food & beverage per incrementarne la competitività; l’italian sounding; rafforzare le filiere Made in italy per ridurre la dipendenza; accelerare l’adozione di politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici; implementare politiche di sensibilizzazione ed educazione alimentare nella patria della dieta mediterranea, a partire dalle giovani generazioni. Sono le “6 ricette” del position paper “La Roadmap del futuro per il Food&Beverage” emersa dal forum di The European House - Ambrosetti, a Bormio. Focalizzato su una filiera agroalimentare che è la prima per contributo al Pil nazionale con 65 miliardi di euro di valore aggiunto.
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Focus
Agriturismi, 10 anni di boom e di evoluzione
Dal 2010 le aziende agrituristiche in Italia sono cresciute di oltre 5.000 unità (+25%), passando dalle 19.973 alle 25.060 attive al 2020. Una tendenza estremamente positiva che la pandemia non ha intaccato: i numeri mostrano una crescita del 2% nel biennio 2019/2020, favorita soprattutto dalla ripresa avvenuta nell’estate e dalla voglia di un turismo orientato alla vita all’aria aperta e nel rispetto dell’isolamento sociale. S’interrompe, invece, la crescita del fatturato (-48,9%, per un totale di 802 milioni di euro) a causa delle chiusure forzate e della contrazione del turismo internazionale. Dati che emergono dal Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano firmato da Roberta Garibaldi, che è anche ad Enit. E guardando ai dati del periodo 2010-2020, emergono delle tendenze chiare. Chi sceglie l’agriturismo per la propria vacanza vi rimane più a lungo (oltre 4 giorni, rispetto ad una media alberghiera che si ferma a 3 giorni). C’è poi il boom della fattorie didattiche: dalle 752 del 2010, oggi se ne contano ben 1.911 (+154%), la maggior parte delle quali si trovano in Piemonte, Lombardia e Veneto. E cresce l’offerta di “esperienze”, degustazioni in testa, ma anche sport, per un tipo di turismo, quello agrituristico, che risponde all’esigenza di coloro (sempre di più) che puntano su campagne e borghi.
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Cronaca
Pernod Ricard scende in campo per le api
L’installazione, a Mortara, di arnie high tech dalle quali i collaboratori “apicoltori per un giorno” produrranno miele italiano, la piantumazione, sempre a Mortara, di un bosco di specie da nettare, per assorbire 336 tonnellate di Co2 e nutrire 7 milioni di api, e la nascita, a Milano, di un ricovero per api solitarie. Ecco gli step di “Bees&Trees”, il progetto di Pernod Ricard Italia, produttore mondiale n. 2 di vini e liquori (oltre 8,8 milioni di euro di fatturato 2021) in difesa delle api e della biodiversità, e per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda Onu 2030.
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Wine & Food
“Time is up”: la “Fiera del Tartufo Bianco d’Alba” raccoglie l’appello dei giovani
“Time is up”, il tempo è scaduto: anche la “Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba 2022”, che torna nella “capitale” delle Langhe Patrimonio Unesco dall’8 ottobre al 4 dicembre, si fa portavoce dell’appello dei giovani per agire subito di fronte a ciò che sta accadendo in natura ed affrontare il cambiamento climatico, di cui il Tuber magnatum Pico, rappresentante della “Cerca e cavatura del tartufo in Italia” Patrimonio Unesco, è un perfetto indicatore. L’Ente Fiera ha alzato così il velo dell’edizione n. 92, nella sede di Microsoft Italia a Milano, rinsaldando una collaborazione che, sempre guardando al futuro, ha permesso, nella pandemia, di sviluppare con l’azienda di Redmond e il partner tecnologico Si-Net, un innovativo progetto di analisi sensoriali digitali per tutti nel mondo, in parallelo alle attività in presenza sul territorio. 
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Mbe Fieramente
WineNews.tv
Il vino italiano in Usa secondo Gino Colangelo, alla guida dell’agenzia Colangelo & Partners
“Il 2021 è stato un grande anno. Ora i giovani però vogliono una comunicazione più trasparente. La comunicazione multicanale è fondamentale. Ma non c’è una ricetta valida per tutti, ogni vino è diverso, ed ha bisogno di una strategia di comunicazione diversa, mirata ad un target diverso. C’è ancora tanto potenziale in Usa: è il Paese che consuma più vino al mondo, in termini assoluti, ma i consumi procapite sono ancora bassi. Dobbiamo raccontare piacere, benessere e salute”.
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