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WineNews
N. 3.767 - ore 17:00 - Giovedì 10 Agosto 2023 - Tiratura: 31.183 enonauti,
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La News
Vino, musica e stelle cadenti
Il brindisi con i vini italiani in estate vive la sua notte clou: quella di San Lorenzo, stasera, con “Calici di Stelle”, dalle Langhe all’Oltrepò Pavese, dalle Dolomiti al Friuli, dalla San Gimignano della Vernaccia alla Montepulciano del Nobile, dalla Montalcino del Brunello alla Montefalco del Sagrantino, dal Salento all’Etna, nelle cantine del Movimento Turismo del Vino e nelle Città del Vino. Ma nell’agenda WineNews, si va da “La Notte degli Aromi” alla Cantina Tramin (domani) al Prosecco Docg nei locali top di Cortina, dal “Grey Cat Jazz Festival” alla Cantina Vignaioli Morellino di Scansano (16 agosto) a “Riflessi di Stelle” alla Cantina di Venosa (oggi e domani).
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
La pubblicità degli alcolici non ha alcun effetto causale sulla crescita dei consumi
Il dibattito sul rapporto tra vino e salute, e sulle regole che, eventualmente, devono o dovrebbero normarlo, è sempre molto vivace, specie in Europa. Da un lato c’è la posizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha ribadito come non esista una soglia di consumo che si possa definire sicura. Dall’altra il mondo produttivo, che sostiene invece il consumo consapevole e l’importanza economica, storica, culturale di vino, birra e whisky. In mezzo, il campo di confronto è sconfinato, e riguarda principalmente aspetti legislativi e fiscali. L’Europa, ad esempio, nel suo “Beating Cancer Plan” ha messo la lotta al consumo di alcolici al primo posto, ma è già dal 2006 che la Ue si muove attivamente per ridurre i danni da alcol. C’è, evidentemente, un tema di libertà di scelta, talvolta compressa da leggi molto restrittive, ma anche di ruolo dei Governi nazionali, con decisioni più da Stato etico che da Paese liberale, come avviene in Francia con la legge Evin dal 1991. Ciclicamente, proposte del genere vengono presentate, e qualche volta dibattute, anche in Gran Bretagna, dove le lobby salutiste ed anti alcol hanno un peso importante. A fare da contraltare, a Londra, c’è uno dei più influenti think tank al mondo dedicato alla promozione del libero mercato: l’Institute of Economic Affairs. Che, al rapporto tra pubblicità e consumo di alcolici, ha dedicato lo studio “Alcohol Advertising - What does the evidence show?”, curato da Christopher Snowdon, a capo del settore Lifestyle Economics all’Institute of Economic Affairs, che poggia su una raffinata operazione di debunking di uno degli articoli più citati dall’Institute of Alcohol Studies: “The Relationship Between Exposure to Alcohol Marketing and Underage Drinking Is Causal” di James Sargent e Thomas Babor, che sostiene, appunto, la causalità tra esposizione alla pubblicità e crescita dei consumi. In sostanza, scrive Christopher Snowdon, i risultati degli studi citati dalle lobby anti alcol non rispettano neanche uno dei nove criteri individuati dal grande epidemiologo Austin Bradford Hill. L’associazione tra pubblicità e consumo, infatti, è piuttosto debole, poco coerente, e la pubblicità non è che uno dei tantissimi fattori che influenzano le scelte del consumatore (in approfondimento).
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Il momento di investire nello Champagne?
Il mercato secondario dei fine wine sta vivendo un momento di flessione generale. Il fatto che le quotazioni siano in frenata, però, non vuol dire che non sia, in assoluto, il momento giusto per investire. Al contrario, come racconta lo “Champagne Investment Report 2023” by Cult Wine Investment, società inglese di investimenti in vino, con 290 milioni di sterline e 1,25 milioni di bottiglie di vino in gestione, il calo delle quotazioni delle annate meno recenti delle griffe di Champagne può rappresentare una grande opportunità. Del resto, sul lungo periodo il Cult Wines Champagne Index ha segnato una crescita enorme: +102,8% dal 2014, +58,6% negli ultimi 5 anni, +45,1% negli ultimi tre anni e +3,5% negli ultimi 12 mesi. I fondamentali rimangono solidi, e di base c’è ancora un certo squilibrio tra domanda e offerta (continua in approfondimento).
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Focus
La Guido Berlucchi investe in Oltrepò
Dalla Franciacorta, territorio d’elezione delle bollicine metodo classico, all’Oltrepò Pavese, storica porta d’accesso del Pinot Nero nel Belpaese: la Guido Berlucchi, griffe franciacortina fondata nel 1961 e guidata dalla famiglia Ziliani, amplia il proprio raggio d’azione con l’acquisizione di Vigne Olcru, boutique winery a Santa Maria La Versa, che si estende su 8 ettari vitati, perlopiù a Pinot Nero, dalla famiglia Brambilla. Vigne Olcru, così, affianca l’ammiraglia Guido Berlucchi e la boutique winery Antica Fratta in Franciacorta, e la Tenuta Caccia al Piano a Bolgheri nel Gruppo della Famiglia Ziliani. “L’Oltrepò è un territorio che regala una qualità altissima, ed il Pinot Nero qui ha la sua zona d’elezione. Vogliamo cimentarci nella produzione di bollicine in Oltrepò con un obiettivo estremamente qualitativo, partendo dal nostro know how e dalla nostra credibilità, attraverso cui vogliamo dare un contributo positivo a tutto il territorio”, commenta, a WineNews, Paolo Ziliani, presidente della Guido Berlucchi. “Tra le valutazioni che abbiamo fatto ci sono anche gli aspetti geografici e climatici: siamo vicini alla Franciacorta, ma con caratteristiche ed altitudini assai diverse. Nell’Alta Valle della Versa si arriva sopra ai 600 metri di altitudine, ed è lì che puntiamo a crescere ulteriormente, cercando di acquisire qualche altro vigneto”.
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Cronaca
Fuori casa, 9,9 miliardi ad agosto
Ad agosto in Italia si spenderanno 9,9 miliardi di euro per mangiare fuori casa, tra colazioni, pranzi, aperitivi, cene, gelati e dolci. La metà dell’intera spesa proverrà dai turisti, sia stranieri che italiani. Tuttavia, se il turismo internazionale continua a crescere, siamo ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia, con nuvole che si vanno addensando sul fronte del turismo interno. A renderlo noto è il Centro Studi Fipe-Confcommercio, con un’indagine su un campione di imprenditori della ristorazione nelle principali destinazioni turistiche.
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Wine & Food
Il granchio blu, da “invasore” delle coste del Mediterraneo a “risorsa” in cucina
Se in radio si sprecano i tormentoni estivi, nelle cronache è diventato un must il “granchio blu”, specie “aliena” per il Mar Mediterraneo, che ha però, invaso anche le coste italiane, causando non pochi danni alla pesca, tanto che il Governo ha stanziato 2,9 milioni di euro per contrastare la proliferazione di questo peculiare crostaceo. Che intanto ha iniziato a finire sui banconi di pescherie e supermercati, soprattutto nelle zone più interessante dal fenomeno, ed è diventato “guest star” di tante ricette che, ovviamente, spopolano sui social e nei giornali, come le crab cake e lezuppe di chef Alessandro Borghese. E poi ci sono il granchio blu al rosmarino, l’insalatina di granchio alla veneziana, gli spaghettoni all’aglio saltati al granchio, i piatti preparati dai cuochi pescatori e contadini della Coldiretti per combattere a tavola l’invasione del “killer dei mari”.
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WineNews.tv
Elisabetta Moro: “le regole della tavola le hanno date le religioni, e poi i nutrizionisti”
“Le regole della tavola le ha date Dio, e poi i nutrizionisti. Tutte le religioni hanno stabilito regole auree per comportarsi bene a tavola”. Così, a WineNews, Elisabetta Moro, professoressa di Antropologia Culturale all’Università di Napoli Suor Orsola Benincasa, autrice con Marino Niola del saggio “Mangiare come Dio comanda” (Einaudi) sul legame intrinseco tra religione, norme alimentari e identità alimentare dell’uomo. “Oggi siamo divisi tra chi è affetto da cibo-mania, e chi da cibo-fobia”.
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