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N. 3.468 - ore 17:00 - Venerdì 22 Luglio 2022 - Tiratura: 31.183 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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La passione di molti giocatori NBA per il vino è cosa nota, e ben documentata proprio da WineNews. Un vero e proprio quintetto di stelle, che annovera tra le sue fila Carmelo Anthony, Lebron James, Jimmy Butler, C.J. McCollum e, last but not least, James Harden. Che entra sul parquet dalla porta principale, con il vino della sua collezione, “J-Harden”, prodotto in partnership con il colosso californiano Accolade Wines. “Il mio ingresso nel mondo del vino va oltre la mia etichetta: il mio obiettivo - racconta Harden, tra i più grandi marcatori della storia NBA - è quello di produrre un vino di qualità, ad un prezzo accessibile alle masse”. |
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Mancavano solo i vini della Valpolicella, tra le grandi produzioni italiane presenti sulla Place de Bordeaux, il sistema distributivo che mette insieme Chateaux, négociant e wine merchant di tutto il mondo, su cui poggia la commercializzazione dei vini di Bordeaux sin dal XVII secolo. Un canale privilegiato, che negli ultimi anni ha accolto tante etichette italiane, nella piena consapevolezza che, ormai, il vertice qualitativo del Belpaese condivide le stesse fette di mercato dei grandi vini di Francia. Un vertice di cui fanno senza dubbio parte le grandi griffe dell’Amarone, a partire dai due cru di Allegrini, La Poja 2017 e Fieramonte 2015, che sbarcheranno sulla Place de Bordeaux con la campagna di settembre. Regista dell’operazione è Timothée Moreau (Bureau des Grands Vins), lo stesso che ha portato nella rete di distribuzione d’Oltralpe, nei mesi scorsi, I Sodi di S. Niccolò 2018 di Castellare di Castellina e il primo Barolo (e prima etichetta del Piemonte), il Barolo Cerequio 2018 di Michele Chiarlo, seguita a stretto giro dal Barolo di Parusso. Le porte della Place de Bordeaux, per il vino italiano, si erano aperte già nel 2008, quando 15 prestigiosi négociant decisero di distribuire il mitico Masseto. Anche Ornellaia passa per la Place de Bordeaux. Così come il Solaia, il Tignanello e il Cervaro della Sala della famiglia Antinori, e ancora tre etichette mitiche della Toscana enoica come il Colore di Bibi Graetz, il Galatrona di Petrolo e il Caiarossa. Nel 2018 è la volta dell’Orma, il Supertuscan di Podere Orma, la griffe bolgherese di Tenuta Sette Ponti di Antonio Moretti Cuseri che, due anni più tardi, fa il bis, con l’Oreno. Ad ottobre, inoltre, la Place distribuirà in esclusiva la prima annata (2019) dell’ultimo nato a Tenuta Sette Ponti: “Sette”. Nel 2019 toccò al primo Brunello di Montalcino, con i vini di Luce della Vite, il marchio di Frescobaldi che fa da ombrello a Luce, Lucente e Luce Brunello di Montalcino. E ancora, il debutto del primo Etna Rosso, quello della Giovanni Rosso, storica griffe del Barolo. Oggi la Place conta 75 vini da otto diversi Paesi, con il 35% del totale proveniente dall’Italia, il 28% dagli Usa e il 12% da regioni francesi diverse da Bordeaux. |
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Dopo settimane di trattative, finalmente Russia ed Ucraina, con la regia della Turchia e la supervisione dell’Onu, che garantiranno la sicurezza dei trasporti marittimi nel Mar Nero, hanno trovato l’accordo per sbloccare il grano ed il mais che da mesi è fermo nel porto di Odessa e nei depositi della regione, centro nevralgico delle mire russe sul territorio ucraino, sotto attacco ormai da cinque mesi. Ad annunciare l’intesa, firmata oggi a Istanbul, il presidente turco Erdogan: pronti a partire 22 milioni di tonnellate di grano, e altre 3 di mais, per garantire la pace sociale in Africa e Medio Oriente, le aree che più dipendono dalle importazioni ucraine, bloccate da Mosca, pronta a usare anche l’arma dell’instabilità politica, oltre a quella del gas. L’Italia accoglierà quasi 12 milioni di quintali di mais e grano tenero. |
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La campagna En Primeur 2021 di Bordeaux è ormai conclusa, e la risposta del mercato è stata piuttosto fredda, vuoi per un generalizzato disamore verso un modello ormai desueto, vuoi per la cautela con cui la critica internazionale ha accolto quest’ultima annata. Che, prima di tutto, è il frutto dell’andamento meteorologico, la variabile con cui ogni vignaiolo deve fare i conti, e che più di ogni altra caratterizza stilisticamente - al netto delle infinite e diverse interpretazioni - l’annata di un determinato territorio. Variabili (dati meteo e vegetativi) che, tra gli altri, anche Saturnalia sfrutta per derivare i “Saturnalia Vintage Score”, i voti basati sulla stagione vegetativa delle uve, e quindi sulla loro qualità potenziale alla fine della vendemmia. Nulla a che vedere, perciò, con i punteggi della critica, ma è comunque interessante analizzare la distanza che li separa dai punteggi di Saturnalia. In questo senso, in media, lo score di Saturnalia risiede in un intervallo di +/- 1,7 punti di differenza rispetto alla media dei critici, facendone un modello tutto sommato credibile ed affidabile. Specie rispetto a vendemmie omogenee, capaci di mettere d’accordo tutti sui giudizi, come fu la 2020. |
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Una “terra antica di forti femmine, tra viti, forteti e onde di passioni” da Livorno a Grosseto, attraverso territori del vino come Bolgheri e la Costa degli Etruschi, tra cantine e vini-icona come Tenuta San Guido e il Sassicaia e Le Macchiole, raccontati da Priscilla Incisa della Rocchetta e Cinzia Merli (ci sarà anche WineNews), produzioni simbolo di biodiversità, miniere e necropoli etrusche, in una natura bellissima e selvaggia: ecco la protagonista della prossima puntata di “Linea Verde” su Rai Uno (24 luglio, ore 12:20), con Angela Rafanelli e Peppone. |
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La sostenibilità guida sempre più le propensioni degli italiani in fatto di spesa agroalimentare e, insieme alle attenzioni verso l’ambiente, si arricchisce di importanti componenti sociali. Prima ancora di fattori come marca, packaging, aspetto del prodotto e persino di un’attenta lettura dei valori nutrizionali e del tempo a disposizione per cucinare, il 22% degli italiani considera molto importante nelle decisioni di acquisto la trasparenza, sia sulle origini sia sulle modalità di produzione, allevamento e coltivazione - che generalmente non sono indicate sulle confezioni e le etichette - a cui si aggiungono, per il 17%, anche valori come la tutela delle condizioni di lavoro delle persone nelle filiere. Emerge dall’Osservatorio Reale Mutua sull’agricoltura, in collaborazione con Slow Food. |
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“Il settore del vino mostra una redditività maggiore rispetto a molti altri settori del made in Italy. La pandemia ha portato un calo dei fatturati, ma il 2021 ha visto un rimbalzo, e le aziende con un maggior livello di patrimonializzazione hanno mostrato una redditività maggiore del 50% rispetto a chi ha immobilizzazioni inferiori. Il modello di business del vino, però, mostra anche enormi differenze da una Regione all’altra: Toscana e Veneto sono ai poli opposti in termini di fatturato per addetto”. A WineNews , Luca Castagnetti di Studio Impresa. |
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