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WineNews
N. 3.562 - ore 17:00 - Lunedì 5 Dicembre 2022 - Tiratura: 31.127 enonauti,
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La News
Il “disimpegno” di Casella Family Wines
Casella Family Wines, primo produttore australiano, proprietario del brand più conosciuto nel mondo del vino, Yellow Tail (che vale il 17% di tutto il vino australiano esportato nel mondo), una settimana fa ha ufficializzato la cessione di 7.215 ettari vitati e 35 proprietà alla Southern Premium Vineyards, controllata dal gestore del fondo pensionistico canadese Public Sector Pension Investment Board, che possiede già 460 ettari di vigneti nel Paese oceanico.  Con i proventi di questa operazione - non ancora svelati - Casella investirà sulla costruzione del brand e sulla crescita dei mercati, domestico ed internazionale (articolo completo in approfondimento).
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Primo Piano
Wine & spirits, business da record nel 2022. Ma tante incognite sul futuro
Il giro d’affari del business degli alcolici, nella prima metà del 2022, è cresciuto, toccando il suo massimo storico, ben oltre il livello pre-covid, ma i consumi, in quantità, non ancora. Un risultato che si spiega grazie alla combinazione della ripresa post-pandemia che ha visto il comparto beneficiare di una sorta di “revenge spending”, e soprattutto all’aumento dei prezzi. A dirlo l’analisi dell’Iwsr - International Wine & Spirits Research, sui dati di 20 mercati chiave che rappresentano il 75% del consumo mondiale di bevande alcoliche. A trainare, come sempre, il trend della “premiumization”, con i volumi, in questa fascia di prezzo, cresciuti del 7% nei primi 6 mesi 2022 sullo stesso periodo del 2019. Guardando al vino, in particolare, sono ancora gli spumanti a trainare la crescita, con le bollicine premium che crescono del +8% nel semestre (il raffronto è con il 2021) contro il +1% del vino fermo. Champagne e Prosecco sono le locomotive di questo fenomeno di crescita, in tanti mercati, come Usa, Francia, Giappone ed Italia, ma anche in mercati come India, Messico e Spagna, tra gli altri. Ma in attesa della chiusura del 2022, che dovrebbe essere nel complesso positiva per il settore, a livello globale, iniziano ad arrivare i primi segnali delle difficoltà che pesano già sulla chiusura dell’anno, e che dovranno essere affrontate nel 2023, anche se non in tutto il mondo le cose sono uguali. Se il continuo aumento del costo della vita fa diminuire la fiducia dei consumatori soprattutto in Europa, ed in particolare nel Regno Unito, in Usa c’è il sentiment è più positivo, ma si predica cautela, soprattutto tra le fasce di reddito medio-basse. Più ottimismo, invece, nell’area Asia-Pacifico, dove i consumatori di India e Cina sono molto più positivi riguardo alla vita e alle finanze (quadro emerso ad ottobre, e da riconsiderare alla luce delle nuove misure restrittive anti-Covid in Cina, con intere città in lockdown, ndr). Un altro trend è la riduzione della quantità per mantenere la qualità di quello che si beve, con una spinta alla moderazione nei consumi guidata sia da aspetti salutistici (come conferma la crescita di interesse per le bevande ed i vini a basso tenore alcolico, o per le varianti analcoliche, soprattutto per la birra, in particolare tra i giovani) che economici.
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Schenk in Piemonte, con Vallebelbo
Investire nei territori del vino vuol dire, in primis, “mettere radici”, acquisire vigneti e cantine. Ma c’è chi preferisce puntare su collaborazioni originali, anche tra realtà private di primo piano e cooperative, come quella che vede unire le forze Schenk Italian Wineries, la divisione italiana del gruppo di origine svizzera, guidata da Daniele Simoni, con la Cooperativa Vallebelbo, che oggi conta 500 ettari vitati nel cuore delle Langhe, di cui 150 a Dolcetto, Barbera, Nebbiolo, con 150 viticoltori che conferiscono uve di grande qualità, per produrre vini nel cuore delle Langhe. L’accordo, sviluppo di un partnership in essere dal 2018 prevede una stretta collaborazione tecnica e tecnologica tra la Cantina Cooperativa e Schenk, dove a quest’ultima è stato assegnato uno spazio dedicato nella cantina, con botti di proprietà per la maturazione delle selezioni della gamma Casali del Barone.
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Focus
Vini Piwi, fenomeno in crescita. Ecco i migliori d’Italia
Il Feltro Bianco della cantina Terre di Ger, con la sede a Frattina di Pravisdomini in Friuli Venezia Giulia, ma con vigneti anche in Veneto e nelle Marche, è il miglior vino “Piwi” d’Italia. E della stessa azienda è anche il miglior rosso, il Caliere Rosso 2020, mentre il top tra i vini frizzanti è l’Hurrà 2021 di Pizzolato, il miglior spumante Metodo Classico è il Naran Pravis 2018 di Pravis, il miglior Charmat è l’Iris 2021 de Le Carezze, ed il miglior orange wine è il Julian Orange 2020 di LieseleHof . Ecco i vincitori della “Rassegna Nazionale dei Vini Piwi” n. 2, organizzata dalla Fondazione Edmund Mach, per valorizzare e promuovere i vitigni “sostenibili”, nati per offrire resistenza (o meglio tolleranza) alle principali malattie della vite: oidio e peronospora. A testimonianza di un fenomeno che cresce, con sempre più cantine esclusivamente dedicate o aperte ai Piwi, sono stati 82 i vini in gara, di 44 aziende. Il Registro Nazionale delle Varietà di Vino comprende ad oggi 36 varietà Piwi e la superficie coltivata con queste varietà supera alcune centinaia di ettari. Ad oggi la coltivazione delle varietà risulta autorizzata in Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Abruzzo, Emilia Romagna e Marche, ed è in via di autorizzazione in altre regioni. 
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Cronaca
Chateau Mouton ed i pompieri di Bordeaux
Il connubio tra grande vino, arte e beneficenza porta in dote 175.000 euro ai pompieri di Bordeaux. Tanto hanno raccolto i lotti speciali di Château Mouton Rothschild 2020, con l’etichetta d’artista firmata dal pittore britannico Peter Doig, battuti da Sotheby’s, nel lancio dell’ultima edizione del progetto della storica cantina bordolese del gruppo Baron Philippe de Rothschild. Un gesto di ammirazione e di gratitudine per i vigili del fuoco di uno dei territori del vino più importanti del mondo, in una Regione che, in questo 2022, è stata messa alla prova da più incendi.
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Wine & Food
Sminare i vigneti della regione di Mykloaiv: il progetto “Mine to Vines” di Roots of Peace
Sminare i vigneti della regione di Mykloaiv, e restituire le terre straziate dai bombardamenti e dall’occupazione russa alla viticoltura, come è stato negli ultimi millenni. È l’obiettivo, ambizioso, del progetto “Mine to Vines”, annunciato il 2 dicembre (il giorno in cui, 25 anni fa, 162 Paesi firmarono il Trattato di Ottawa per vietare le mine antiuomo) dall’organizzazione non profit Roots of Peace, che dal 1997 riconsegna alla viticoltura e ad altre colture i terreni martoriati dalle guerre, insieme al Rotary E-Club dell’Ucraina. Dopo la liberazione di Kherson e Mykolaiv, il Governo ha deciso di evacuare le due regioni, rese invivibili dai danni causati dai bombardamenti russi. La speranza, invece, arriva da esempi come quello di Mykhailo Molchanov, il viticoltore che, tra missili e militari ha portato a termine la vendemmia, producendo un’etichetta ironica e coraggiosa: “Grad Cru”. 
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Il vino di oggi, tra rincari e mercato, soluzioni e preoccupazioni, secondo i vignaioli Fivi
Dal Mercato dei Vignaioli Indipendenti di Piacenza, la visione dei piccoli produttori del Belpaese, che vivono il presente e guardano al futuro. Come Giovanna Tantini (Giovanna Tantini), Paolo Trimani (Colacicchi), Giulia Cataldi Madonna (Cataldi Madonna), Michele Scienza (Guado al Melo), Mario Pojer (Pojer e Sandri), Simona Fino (Gianfranco Fino), Anna dè Besi (Punto Zero), Matilde Poggi (Le Fraghe), Carlo Moser (Moser), Celestino Gaspari (Zymè) e Davide Fasolini (Dirupi).
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