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N. 4.036 - ore 17:00 - Giovedì 29 Agosto 2024 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Entro il 2024, Banca Monte dei Paschi dovrà cedere, tra le altre cose, Mps Tenimenti Poggio Bonelli, “o, in alternativa, cedere la propria partecipazione in Banca d’Italia” come da impegni presi con l’Ue, per gli aiuti di Stato del 2017. Si legge nella “Relazione Finanziaria Semestrale Gruppo Monte dei Paschi di Siena 30 giugno 2024”. La proprietà della storica tenuta del Chianti Classico, Poggio Bonelli, a Castelnuovo Berardenga, quindi, dovrà passare di mano, ad un acquirente o, almeno temporaneamente, a Banca d’Italia. Sarà, comunque, l’uscita dalla produzione di vino della più antica banca d’Italia, dopo la cessione, negli anni scorsi, di Fontanafredda. | |
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| | Un albo professionale per i destination manager, un centro studi di analisi e piani di valorizzazione sui flussi rurali ed enogastronomici. Roberta Garibaldi, professoressa di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo ed esperta di turismo enogastronomico, lancia le sue proposte per combattere l’overtourism - ovvero il sovraffollamento di visitatori in una determinata località o zona - una parola ormai entrata a far parte del nostro vocabolario dopo l’estate appena trascorsa. “La situazione invivibile nelle Cinque Terre, l’applicazione del ticket di ingresso a Venezia, l’invasione di massa di tutte le principali città d’arte - secondo l’autrice del “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano” - sono aspetti profondamente critici per l’equilibrio delle zone interessate dal fenomeno, con tutte le conseguenze del caso: insofferenza delle comunità locali, perdita di residenti, chiusura di locali di servizio per le comunità, crescita di negozi turistici spesso di scarsa qualità e molto altro”. Ma allora come governare questo fenomeno? Non combattendolo: la questione non può e non deve trascendere in un movimento anti-turistico (anche perché il settore vale il 13% del Pil dell’Italia). Occorrono però degli interventi di sistema. La prima proposta di Roberta Garibaldi riguarda l’attuale modello di gestione del turismo: “importante dovrebbe essere l’istituzione di un albo dei destination manager, che dovrebbero superare un esame di abilitazione”. La seconda azione è l’istituzione di un centro studi nazionale “con il compito di analizzare il fenomeno in profondità, mappando gli indicatori e determinando la capacità di carico delle diverse destinazioni, raccogliendo e diffondendo le migliori pratiche e proponendo soluzioni concrete ai decisori politici, diventando così un luogo di raccordo con i territori”. Quindi, il tema della valorizzazione dei vari turismi di settore, con particolare riferimento a quello enogastronomico. Come? “Mettere questo patrimonio in condizioni di creare valore. Lo sviluppo del turismo delle aree interne richiede, inoltre, la proposta di un modello innovativo. Un esempio su tutti sono i trasporti: come possiamo efficacemente portare i turisti in Molise o in Basilicata? Infine, la promozione e l’informazione vanno reimpostate”. | |
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| | Gli effetti del climate change sono tangibili, in vigna. E qualcosa è destinato a cambiare, anche in Italia. E “sono le zone vocate quelle che possono reggere meglio il cambiamento climatico. I fenomeni meteorologici sempre più estremi non aiutano i vignaioli a lavorare in serenità e proprio per questo bisognerà abituarsi ad affrontare queste situazioni con intelligenza e con la consapevolezza che tali estremizzazioni hanno un impatto negativo minore nelle zone storiche per la viticoltura, dove l’adattamento dei vitigni autoctoni è più radicato. Al contrario, la coltivazione della vite “importata” in zone meno vocate sta soffrendo maggiormente”. Pensiero di Angiolino Maule (in approfondimento), viticoltore di lungo corso, produttore e vignaiolo con la cantina La Biancara, a Montebello Vicentino, e presidente VinNatur (Associazione Viticoltori Naturali). | |
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| | | Se il 69% dei britannici dichiara di adottare uno stile di vita ecologicamente sostenibile, la percentuale si alza fino al 74% tra i consumatori di vino. I bevitori abituali, che contemporaneamente stanno anche attenti ai temi dell’ambiente, sono anche quelli che spendono di più: 115 sterline al mese per mangiare e bere fuori, (+9 sterline sulla media). Sono alcuni dei dati dell’ultima indagine Cga by Niq, che ha voluto indagare su come produttori e venditori di vino, con determinate azioni, possano attirare quei consumatori più attenti all’ambiente, con focus sul Regno Unito tra i primi tre mercati del vino italiano insieme a Stati Uniti e Germania. Se è stato studiato che quasi tre britannici su quattro, consumatori di vino, hanno a cuore il tema dell’ambiente e in media sono anche quelli che spendono di più allora - secondo la società di consulenza - “nessuna attività del mondo del beverage può permettersi di ignorare questo tema”. Il report segnala quindi alcuni modi in cui i locali possono dimostrare le proprie credenziali, come l’approvvigionamento locale, le buone pratiche di riciclo e la riduzione dei rifiuti. Un terzo (32%) dei consumatori attenti alla sostenibilità afferma anche di ordinare tipicamente vini in fasce di prezzo medio-alte, mentre quattro su cinque (80%) sono disposti a pagare di più per vini “etici”. | |
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| | | Risale al 1696 il Cognac più antico del mondo: lo ha certificato ufficialmente il team del “Guinness World Records”. Racchiuso in una bottiglia di cristallo sormontata da una cupola di vetro, è stato venduto all’asta nel 2020 per 150.000 dollari. Ma sono molte le curiosità enoiche entrate a pieno titolo nel libro dei primati: dal vino più antico, prodotto nel Neolitico e ritrovato in Georgia, alla cantina più a Nord del mondo (ad Horten, in Norvegia), dalla bottiglia di vino più grande (oltre 3.000 litri) a quella più piccola (75 millilitri).
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| | Quella voglia di spaghetti al pomodoro che, c’è da scommetterlo, accomuna un po’ tutti gli italiani, al rientro da una villeggiatura all’estero, trova conferma nella recente indagine condotta da Deliveroo, la piattaforma online di food-delivery, insieme a Swg: per il 33% degli italiani il primo desiderio alimentare dopo una vacanza lontani dallo Stivale è un piatto di pasta, una percentuale che sale al 41% tra gli over 61. A dominare il podio sono tutti carboidrati, e così il secondo posto è occupato dalla pizza, prima voglia da appagare appena tornati a casa per il 26% degli intervistati (31% nel caso dei giovani tra i 18 e i 34 anni). Terzo gradino per la lasagna con l’8% delle preferenze. Questi piatti sono anche quelli di cui si ha più nostalgia: la pasta “manca” al 46% degli italiani, la pizza al 40%, seguono caffè e cappuccino al 35%. | |
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| | | Il vicedirettore e firma enoica del “Corriere della Sera”, con il primo quotidiano d’Italia sempre più impegnato sugli eventi a tema enoico. Come la consolidata partnership con il “Trentodoc Festival” (20-22 settembre, a Trento), e quella al debutto con il “Barbera d’Asti Wine Festival” (6-15 settembre, in Monferrato, ad Asti). “Gli spazi sulla carta stampata si riducono, come per tutto il resto, ma l’interesse del pubblico per il vino cresce. La comunicazione va ripensata. Come del resto la produzione ed il mercato del vino, alle prese con il clima, il salutismo ed il cambiamento dei consumi”.
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