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WineNews
N. 3.711 - ore 17:00 - Martedì 23 Maggio 2023 - Tiratura: 31.127 enonauti,
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La News
Lady Gaga & Dom Pérignon denunciati
Stavolta nel mirino dell’associazione Addictions France, che si batte da anni contro le dipendenze, sono finiti Lady Gaga e Dom Pérignon, in particolare la partnership lanciata nel 2022 per il progetto “Dom Pérignon x Lady Gaga”. Addictions France li ha denunciati in base alla Legge Evin, dichiarando di essere “allarmata nel vedere sempre più collaborazioni per la co-creazione di bottiglie in edizione limitata tra un artista ed un marchio di alcolici, con lo scopo di far dimenticare che si tratta di pubblicità e di aggirare la legge, presentando le celebrità come attori del processo di produzione e non più come semplici ambasciatori pubblicitari”.
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Primo Piano
Bordeaux: dopo i wine merchant, anche i prezzi e la critica incoronano l’annata 2022
Le aspettative erano alte, perché nonostante la grande siccità e temperature medie sopra la media, l’andamento dell’annata 2022 a Bordeaux è stato decisamente positivo, grazie principalmente alla capacità dei produttori di affrontare al meglio l’estate, portando in cantina uve sane e vini che, nonostante gradazioni potenti, hanno saputo garantire, nella stragrande maggioranza dei casi, eleganza e freschezza. Aspettative che, a giudicare dalle reazioni dei 640 wine merchant sondati qualche giorno fa dal Liv-ex, nel bel mezzo della campagna en primeur, sono state ampiamente rispettate. Crescono, di conseguenza, i prezzi, ben più di quanto previsto, e probabilmente sperato, dal trade: spicca,  ad esempio, il +32% di Angélus ex-négociant, a 350 euro a bottiglia, che diventa addirittura +37,7% (4.296 sterline a cassa) per il trade internazionale, ossia i prezzi più alti raggiunti nelle ultime 22 annate. Cheval Blanc, storico Château di proprietà - come Ausone - del gruppo Lvmh, ha deciso un prezzo di rilascio di 470 euro ex-négociant (+20,5%), e di 5.760 sterline a cassa per il trade internazionale (+21,5%). Importante il prezzo di rilascio deciso da Château Lafleur: 610 euro ex-négociant (+8,9%), e 7.440 sterline a cassa per il trade internazionale, anche sulla scorta dei giudizi della critica internazionale. A tal proposito, incrociando i voti dei wine writer e delle testate più influenti - da Antonio Galloni (Vinous) a Falstaff, da James Suckling a Jancis Robinson, da Jane Anson (Inside Bordeaux), a Lisa Perotti-Brown (The Wine Independent) e William Kelley e Yohan Castaing (Wine Advocate) - raccolti dal Liv-ex, emerge un quadro decisamente composito, con tante etichette capaci di raggiungere punteggi altissimi se non addirittura i tanto agognati 100/100, ma ben poche in grado di mettere d’accordo tutti o quasi. Ci riesce Leoville Las Cases, capace di raggiungere il massimo dei voti (spesso espressi in un range di due o tre punti - 98-100 - vista la intrinseca dinamicità di un giudizio destinato a mutare nel tempo, ndr) in ben 11 testate diverse, compresi Antonio Galloni, James Suckling e The Wine Advocate. Subito dietro, Cheval Blanc con 10 e Latour e Mouton Rothschild con 7 (continua in approfondimento).
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Carne “coltivata”, il no di Slow Food
No alla carne prodotta in laboratorio, ma serve ridurre i consumi di quella “naturale” che ad oggi sono insostenibili per l'ambiente, “e hanno stravolto i secolari metodi di allevamento, dando vita al cosidetto approccio industriale o intensivo. un metodo che ha sì assicurato carne (quasi) per tutti, ma a condizioni ingiuste, inaccettabili e insostenibili”. Parola di Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, che entra così ufficialmente nel dibatto su uno dei temi più sensibili del momento in tema di cibo. “I principali soggetti coinvolti nello sviluppo della carne coltivata sono gli stessi che dominano la filiera della carne, dalla coltivazione della soia utilizzata come mangime fino alla commercializzazione e distribuzione, e puntano semplicemente a un nuovo grande business, seguendo le stesse logiche e gli stessi strumenti brevetti e monopoli”. 
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Focus
Le coop del vino ai “raggi x” di Studio Impresa
Sebbene sempre più orientate a mercato e qualità, nell’essenza delle cooperative del vino c’è, al primo posto, la remunerazione dei soci. E, considerando che buona parte della produzione cooperativa è destinata alla gdo, non stupisce più di tanto che sulle cantine private, le cooperative abbiano performance economiche minori in termini di redditività e valore aggiunto. Non di meno, il modello cooperativo, che è fondamentale per la tenuta di vaste aree viticole, ed è sempre più, con la forza dei numeri, terreno fertile anche per la sperimentazione in vigna, guarda sempre più spesso a società di capitale di proprietà delle cooperative stesse, ma che consentono una libertà di azione maggiore rispetto alla cooperativa stessa. È il quadro che emerge dall’analisi di Luca Castagnetti, direttore del Centro Studi Management DiVino di Studio Impresa, professore a contratto di Economia dell’Impresa Vitivinicola Università di Verona, per il “Corriere Vinicolo”, giornale dell’Unione Italiana Vini (Uiv). Le differenze maggiori, come detto, sono nelle performance economiche: in primis, nella marginalità, con Ebitda del 5,4% per le cooperative contro il 12,8% delle cantine private, una forbice di 7,4 punti che è in crescita sul recente passato (in approfondimento).
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Cronaca
Bolaffi, Henri Jayer e Giacomo Conterno al top
Sfiora 1 milione di euro, con il 98% dei lotti di vino aggiudicati, l’asta di Bolaffi andata in scena il 17 e 18 maggio, con la bottiglia di Richebourg 1985 Henri Jayer, aggiudicata a 23.600 euro (da una base di 6.600 euro), a fare la parte del leone. Tra i vini italiani, spiccano le tre bottiglie di Barolo Monfortino Riserva 2014 di Giacomo Conterno, aggiudicate a 6.500 euro, una bottiglia di Barolo Riserva Speciale 1964 Bruno Giacosa (1.250 euro) e sei bottiglie di Brunello di Montalcino Riserva 1991 Case Basse Soldera (4.500 euro).
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Wine & Food
Dall’Irpinia al Sannio, dai Campi Flegrei al Vesuvio, il racconto delle “Campania Stories”
Dall’Irpinia al Sannio, dai Campi Flegrei al Vesuvio, dal Cilento alla Costiera Amalfitana, dall’Alto Casertano alla Penisola Sorrentina, dai Colli Salernitati e Picentini al Cilento e Vallo di Diano: sono tanti i territori della Campania del vino che, tra un passato antichissimo e lo sguardo al futuro, possono raccontare qualcosa agli appassionati e al mercato. Ovvero quelle “Campania Stories” che danno il nome ad un evento, la cui edizione n. 8 è di scena, da oggi 23 maggio al 26 maggio, in Irpinia, con la regia di Miriade & Partners, con 90 cantine da tutta la Regione. Espressione di un filiera che, a livello regionale, vede un valore alla produzione di 72 milioni di euro, diviso tra 19 Dop e 10 Igp che parlano le lingue enologiche di Falanghina, Greco di Tufo, Aglianico, Taurasi e così via, su una superficie vitata che sfiora i 26.000 ettari di vigneto.
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Consorzio Vini di Romagna
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WineNews.tv
Ermete Realacci (Fondazione Symbola): “la sostenibilità è necessità, ma anche opportunità”
“Il vino è un formidabile ambasciatore nel mondo del rapporto che c’è, in Italia, tra produzioni di qualità, paesaggio, innovazione e cultura”. Etica, paura e qualità sono i driver che guidano le scelte dei consumatori, sempre più sensibili al tema della sostenibilità, non solo ambientale. L’esempio del vino come case history al centro dell’indagine di Fondazione Symbola e Ipsos.
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