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WineNews
N. 2.723 - ore 17:00 - Venerdì 30 Agosto 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
L’Etna, esempio di “effetto Unesco”
Prendendo l’evoluzione dell’enoturismo nel territorio dell’Etna come case history, si può tranquillamente parlare di “effetto Unesco”. Da quando, nel 2013, il territorio, tra quelli del vino di maggior successo del momento, in Italia e nel mondo, per critica e pubblico, è entrato nella Heritage List dell’Unesco, come testimoniano i dati presentati a ViniMilo, la più antica festa dedicata al territorio dell’Etna e ai suoi vini, nel giro di tre anni, i flussi turistici sono aumentati del 49%, invertendo addirittura la tendenza, che nel triennio 2011-2013 aveva visto il flusso turistico segnare un -16% sul triennio ancora precedente.
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Primo Piano
Sentiment positivo sul 2019 per il vino italiano: vendite in crescita in Italia e nel mondo
In linea con i dati di mercato (nei primi 5 mesi 2019 spedizioni enoiche a 2,6 miliardi di euro, in crescita del +5,5%, secondo i dati Istat, analizzati da WineNews), è positivo il sentiment del vino italiano, che vede in crescita le proprie vendite, seppur in maniera moderata, tanto all’estero che in Italia, per un settore che vede soprattutto nel mercato nazionale, negli Usa e nell’Europa in genere, più che nell’Asia, i luoghi in cui investire ancora per crescere, e che vede, ancor più che nella crisi, nella Brexit o nella guerra dei dazi, i principali motivi di preoccupazione per il futuro nelle incognite politiche interne e nella scarsa coesione tra i player della filiera. È il quadro, in estrema sintesi, che emerge dal sondaggio WineNews tra le imprese di Italia del Vino Consorzio, aggregazione di aziende che mette insieme 21 tra i nomi più importanti del vino italiano, da Castello Banfi a Bisol 1542, da Cà Maiol a Cantina Mesa, da Cantine Lunae a Casa Vinicola Sartori, da Di Majo Norante a Drei Donà, da Duca di Salaparuta a Ferrari Fratelli Lunelli, da Gruppo Italiano Vini (Giv) a Librandi, da Marchesi di Barolo a Medici Ermete & Figli, da Ronchi di Manzano a Santa Margherita Gruppo Vinicolo da Terre de La Custodia a Terredora di Paolo, da Torrevento a Zonin1821, a Zaccagnini, per una produzione complessiva di oltre 180 milioni di bottiglie, 11.000 ettari vitati, più di 1,2 miliardi di euro di fatturato complessivo ed il 10% dell’intero export italiano. Se per la maggioranza del campione il sentiment è positivo, a livello di vendite, a fronte di qualcuno che indica una sostanziale stabilità in questa prima metà abbondante di 2019 sullo stesso periodo del 2018, per la maggioranza delle aziende si registra una crescita, compresa generalmente tra il +5% ed il +10%, con picchi, in rarissimi casi, anche del +20%. Stessa dinamica che si registra nelle esportazioni, per la maggioranza in crescita, ad un tasso intorno al +10%. Ed anche il mercato italiano sembra seguire lo stesso trend, seppur con un livello di crescita più contenuto. E al netto della crescita di tanti nuovi mercati del mondo per il vino italiano, la stragrande maggioranza delle imprese dichiara di concentrare i propri sforzi tanto in Italia come in Usa, poi in Europa, anche se una componente minoritaria continua a focalizzarsi sull’Asia. 
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Bottega, tra Prosecco Docg e Champagne
Produrre il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, lo spumante che nasce dalle colline vitate Unesco, è più costoso dello Champagne. È la tesi, sostenuta da tempo, da Sandro Bottega, alla guida di Bottega Spa, una delle realtà di maggior successo del vino italiano. Tra raccolta manuale, ore lavoro, strumenti per la vinificazione e così via, spiega Bottega, la conduzione di un ettaro di prosecco Docg costa mediamente, all'anno, 10.000 euro ad ettaro, mentre nello Champagne 7.500. La conclusione è che, se coltivatori e aziende collaborassero di più, comprendendo i reciproci problemi, ci sarebbe una maggiore consapevolezza e si valorizzerebbe pienamente il Prosecco Superiore Docg, anche grazie al recente riconoscimento dell’Unesco”. Un punto di vista chiaro e netto, che non mancherà di far discutere.
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Focus
Bolgheri, la “wine blue chip” della Toscana
Nella Toscana dei grandi rossi “figli” del Sangiovese, dal Brunello di Montalcino al Chianti Classico, dal Nobile di Montepulciano al Morellino di Scansano, per citarne alcuni, la “wine blue chip” dell’anno sembra essere fin qui, quella Bolgheri, “Bordeux d’Italia”, che ha fatto il suo successo nel mondo con il classico uvaggio bordolese di Merlot, Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon. Dai dati in possesso di WineNews, infatti, emerge che al 31 luglio 2019, la Doc Bolgheri è l’unica tra le denominazioni toscana a vedere aumentare le proprie vendite, con un balzo del +16% sul 2018 (secondo le fascette ritirate dai produttori, per vini di diverse annate, ndr). Un momento ideale, anche livello di mercato, per celebrare i primi 25 anni della Doc (oggi nelle cantine, e domani con una cena di 700 persone lungo l’iconico Viale dei Cipressi) arrivata nel 1994, di un territorio nato, di fatto, nel 1968 con il Sassicaia della Tenuta San Guido, che oggi è tra i più prestigiosi del mondo, e tra i più preziosi d’Italia - dai 400.000 a 500.000 euro ad ettaro il valore di mercato stimato - con dei padri fondatori universalmente riconosciuti, come Niccolò Incisa della Rocchetta, Pier Mario Meletti Cavallari, Michele Satta, Lodovico Antinori, Piero Antinori, che ha attirato dapprima tanti dei più grandi nomi del vino italiano, ma anche investimenti da tutto il mondo.
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Cronaca
Brindisi ai 100 anni del “Campionissimo”
“Il Campionissimo”, Fausto Coppi, il ciclista italiano più vincente di sempre, quest’anno, avrebbe compiuto 100 anni. Nella sua Castellania Coppi, nei Colli Tortonesi, nel 2003 è nata la cantina Vigne Marina Coppi, che porta il nome della primogenita di grande Fausto, e madre di Francesco Bellocchio, che, con la moglie Anna, guida l’azienda. Che il 1 settembre, tra botti e filari, celebrerà il centenario di Coppi con la cucina del tristellato Enrico Crippa e di Gianpietro Stancari, la musica di Roy Paci e tante chicche per brindare al ricordo dell’Airone.
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Wine & Food
Cooperative del vino italiano: la migliore è la veneta Cantina Valpolicella Negrar
La Cantina Valpolicella Negrar è, per la terza volta, la migliore cooperativa del vino italiano secondo la classifica stilata dalla autorevole rivista tedesca Weinwirtschaft, che mette in fila le cantine migliori dal punto di vista della qualità dei vini prodotti (Alto Adige a parte). Sul podio anche la piemontese Terre del Barolo, e un’altra realtà veronese, la Cantina Valpantena. A seguire, nell’ordine, l’abruzzese Cantina Tollo, la piemontese Pertinace, poi Cantina di Soave, ancora dal Veneto, Codice Citra, dall’Abruzzo, Terre Cortesi Moncaro, dalle Marche, Cavit, dal Trentino, la veneta Cantina Sociale di Monteforte, e ancora Cantina di Venosa, Cantina Valtidone, Cantina di Carpi e Sorbara, Vitevi, Colonnara Marchedoc, Cantine Settesoli, Cantina Vivalli, Vinchio Vaglio Serra, Mezzacorona e la Cantina Vignaioli del Morellino di Scansano.
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“I camerieri sono i veri manager dei ristoranti, responsabili del progetto di cucina di uno chef”
Giuseppe Palmieri, guida della cantina e della sala del ristorante n. 1 al mondo, l’Osteria Francescana di Massimo Bottura: “basso profilo e altissime prestazioni, non cerchiamo un palco scenico, chi è in sala è sempre a servizio della cucina, ma non meno importante. Perchè l’ingrediente fondamentale della ristorazione del futuro è il fattore umano”
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