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WineNews
N. 2.440 - ore 17:00 - Martedì 10 Luglio 2018 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Banfi e il Jazz & Wine in Montalcino
Se 40 anni sono passati dalla nascita di Banfi, una parte della sua lunga storia di successo è stata scritta anche a ritmo di jazz. Quello di “Jazz & Wine in Montalcino”, Festival pioniere nello sposare grandi vini e musica d’autore, oggi una delle rassegne più longeve e conosciute, voluto dalla cantina che ha fatto conoscere al mondo il Brunello, con l’Alexanderplatz di Roma ed il Comune di Montalcino, e che torna, con l’edizione n. 21, dal 12 luglio con “Aspettando Jazz&Wine” a Castello Banfi, e poi dal 17 al 22 luglio nella Fortezza di Montalcino con i big Dayna Stephens, Dirty Six, Javier Girotto, Billy Hart & Joshua Redman e Christian McBride.
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Primo Piano
Il mercato italiano, croce e delizia dei produttori di vino
Il fatturato del vino italiano ha fatto segnare nel 2017 un incoraggiante +5% sul 2016, nonostante i consumi mondiali non siano più in aumento. Un trend positivo che per la maggior parte è dovuto all’alta penetrazione nei mercati internazionali delle etichette del Bel Paese. Il mercato italiano, invece, resta croce e delizia per i produttori tricolore, un tema che ha trovato alcune risposte nella discussione del Congresso di Assoenologi di Trieste. Per comprendere la struttura dell’andamento dei consumi interni, occorrono dati, ma “numeri precisi sul mercato italiano - spiega Stefano Leone, direttore vendite Antinori - non ci sono, se non in forma aggregata. L’Italia produce 6 miliardi di bottiglie, la metà consumate in Italia. Dal 2002 al 2016, però, il consumo interno è calato costantemente, con l’unica categoria in crescita rappresentata dagli spumanti. Andando a segmentare il mercato italiano, è importante sottolineare che il 38% delle bottiglie viene venduto in Gdo. Si tratta di “790 milioni di bottiglie - aggiunge Valerio Civa, fondatore di Effe.ci e Tenimenti Civa - per un fatturato di 2,3 miliardi, con la Gdo che rappresenta anche il 59% a volume”. Il 17% è invece venduto dal canale ho.re.ca., il 13% dalla vendita diretta e l’8% dalle enoteche. Ma se si guarda ai vini sopra i 25 euro, passa al primo posto “l’ho.re.ca., con il 36%, al secondo le enoteche (24%), al terzo la vendita diretta (19%) per chiudere con il 3% della Gdo: è la soglia di prezzo - osserva Stefano Leone - che solitamente definisce i vini di lusso e che mondialmente fattura 24 miliardi di dollari”. Il nuovo canale dell’e-commerce in Italia ancora non è decollato, rappresentando il 2% del mercato nazionale, mentre vale già il 20% in Cina, l’11% in Uk e il 5% in Germania. Un quadro, dunque, di un mercato “di casa” ancora una volta complicato. Non del tutto vero se “la domanda fondamentale è a quale segmento di questo mercato devo rivolgere i miei obbiettivi - conclude Leone - e se non considero l’obbiettivo di fare un buon vino raggiunto. Oggi, tutti i vini sono buoni, occorre che siano anche capaci di esprimere un carattere e un’identità. Bisognerà saper spiegare questi concetti, in questo modo i consumatori sapranno comprare etichette ad un giusto prezzo”.
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SMS
Il rosé spagnolo “spacciato” per francese 
Milioni di bottiglie di vino rosé venduto come francese ma importato dai produttori d’Oltralpe dalla Spagna. È il risultato di un’inchiesta della Direzione Generale per la Concorrenza, i diritti dei Consumatori ed il Controllo delle Frodi francese iniziata nel 2015 per verificare la corretta etichettatura del vino importato in Francia dalla Spagna. In tutto, sono 34.000 gli ettolitri di vino finiti sotto la lente che non rispettano le direttive, pari a 5 milioni di bottiglie, molte già ritirate dagli scaffali, ed un produttore rischia 2 anni di prigione. Si va dall’etichettatura fuorviante alla vera e propria frode, ma perlopiù si tratta di peccati veniali, indicativi però di come la pressione della concorrenza spagnola, insieme al boom dei rosati della Provenza, rischino un effetto boomerang tra produttori e trader di Francia.
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Focus
Nuova era (e guida) per Slow Food Italia, ecco il “manifesto”
“Stiamo vivendo una fase storica che segnerà la strada per un futuro straordinario di Slow Food, in Italia come nel mondo. La dichiarazione di Chengdu (Cina, ottobre 2017), con le mozioni approvate per la nostra nuova via, rappresentano una linfa vitale che ha rinnovato molti entusiasmi nei territori in cui siamo presenti e dove la nostra attività è stata al centro di iniziative importanti. Da quel momento, in tutte le nostre Condotte, in tutti i consessi regionali, nel Consiglio nazionale, le parole rinnovamento, inclusività, apertura, ascolto, sorriso, disponibilità, hanno acquisito nuova forza nei dialoghi e nei confronti e dovranno continuare a farlo per portare la nostra rete italiana a presentarsi degnamente al prossimo Congresso Internazionale del 2020”. Nel percorso di rinnovamento verso questo importante appuntamento, ecco il “manifesto” del nuovo Comitato Esecutivo di Slow Food Italia, eletto nei giorni scorsi a Montecatini Terme nel Congresso Nazionale n. 9, e guidato dal neo presidente toscano Massimo Bernacchini. “Abbiamo compreso la centralità e il valore delle progettualità che nascono dal basso. Le Comunità, in particolare quelle delle aree marginali, hanno in sé la forza per dimostrare quello che possiamo raggiungere lavorando tutti insieme”.
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Cronaca
La filosofia della chef Antonia Klugmann
Zero spreco, in primis, e la voglia di innovare rispettando la terra,  i suoi ritmi ed i suoi limiti, per esempio aumentando i coperti del ristorante (che arriveranno a 25) in base alla capacità produttiva reale dell’orto, per dover integrare il meno possibile con risorse esterne, e comunque collaborando con gli agricoltori “vicini di casa”. È la filosofia di lavoro e di vita della chef Antonia Klugmann, che dopo le luci della ribalta con MasterChef, è tornata stabilmente ai fornelli de L’Argine a Vencò (nella foto con WineNews). 
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Wine & Food
All’Università Federico II nasce la prima Laurea in Scienze Gastronomiche Mediterranee
Prima in Italia dedicata alla materia e prima di Scienze Gastronomiche per la Regione Campania, con un’offerta di discipline che spaziano tra produzione agraria, tecnologie alimentari e gastronomiche, storia, sociologia, comunicazione, marketing ed economia, al Dipartimento di Agraria dell’Università Federico II di Napoli nasce la Laurea triennale in Scienze Gastronomiche Mediterranee. A “battezzarla”, ieri nella Reggia Borbonica di Portici, con Gaetano Manfredi, Rettore del più grande Ateneo del Sud, e chef stellati e grandi pizzaioli come Alfonso Iaccarino, Gennaro Esposito, Gino Sorbillo e Franco Pepe, il Ministro per l’Istruzione Marco Bussetti, che ha sottolineato come “la Federico II si candida a diventare punto di riferimento internazionale nel settore. Il made in Italy è il biglietto da visita della nostra eccellenza”.
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Il mercato Usa ha fondamentali sani e grande potenziale: parla Leonardo LoCascio
Il fondatore di WineBow e pioniere del vino italiano di qualità negli States: “consumi procapite ancora bassi, siamo a 14 bottiglie di vino a testa ogni anno, l’economia cresce, e anche la popolazione, quindi ci sono ottime prospettive, ma è un mercato che va capito, ed i produttori devono lavorare di più in sinergia con i distributori. Ma l’Italia crescerà ancora in questo mercato, dove è leader da tanti anni, e resterà al vertice”.
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