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WineNews
N. 3.760 - ore 17:00 - Martedì 1 Agosto 2023 - Tiratura: 31.127 enonauti,
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La News
Tra i filari di Francia frena il bio
Gli effetti dell’inflazione, del calo dei consumi e dell’aumento dei prezzi dell’energia, insieme alle difficoltà di una delle annate più piovose e sfidanti degli ultimi anni, frenano la “voglia” di biologico tra i viticoltori di Francia. Come emerge dall’Observatoire Agriculture-Viticulture Groupe Bpce, è che se nel 2021 l’8% degli agricoltori e dei viticoltori francesi era intenzionato a convertire la propria azienda al biologico, oggi la percentuale si è dimezzata, scendendo al 4%. E l’11% degli agricoltori e dei viticoltori biologici (che rappresentano il 13% del totale) pensa di tornare sui propri passi nei prossimi cinque anni, “deconvertendo” colture e vigneti.
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Primo Piano
Tra Peronospora e grandine, passata l’emergenza il vigneto Italia aspetta la vendemmia
Passata la paura, e normalizzatosi l’andamento stagionale, con un’estate arrivata un po’ in ritardo rispetto al solito, e con temperature altissime, il vigneto Italia, dove le uve stanno lentamente cambiando colore, guarda con maggiore fiducia alla vendemmia 2023. Che difficilmente verrà annoverata tra le grandi annate del secolo, ma attenzione a non correre troppo: le forti grandinate al Nord Est hanno creato più di un problema, ma la pressione della Peronospora, pur causando perdite importanti sul fronte produttivo, non ha alcun tipo di conseguenza sulla qualità delle uve. Che, dalla Toscana alla Sicilia, proprio grazie alle piogge di maggio e giugno, ed al caldo delle ultime settimane, sono belle. Tutto bene, quindi? No, e non c’è bisogno di mettere la testa sotto la sabbia, ma ancor meno di raccontare con allarmismi ingiustificati una stagione difficile, sfidante e sfibrante, che qualche volta ha colto i vignaioli impreparati, o nell’impossibilità di fare meglio di così. Nella stragrande maggioranza dei casi, specie in Toscana, ma anche nelle Marche e in Abruzzo, i produttori hanno saputo rispondere nel modo giusto all’emergenza, entrando in vigna in condizioni a volte precarie, ed utilizzando al meglio le tecnologie e le conoscenze a propria disposizione. Non tutto, ovviamente, è prevedibile, e l’abitudine a certi contesti climatici e meteorologici - come dimostra la serenità dei Consorzi del Nord Italia, dal Piemonte al Veneto, tra gli altri sentiti da WineNews (in approfondimento) - è stata sicuramente un fattore. Così come la “tempestività”, parola che ricorre spesso, e che dice molto su come è destinata a cambiare la gestione della vigna. Lo stato fitosanitario delle uve, come anticipato, è dappertutto ottimo, e questo è sicuramente il miglior viatico verso una vendemmia che entrerà nel vivo solo tra qualche settimana, dopo mille ostacoli e difficoltà, ma con ancora intatta la possibilità e la speranza di portare in cantina un grande raccolto, seppure sicuramente inferiore alla media quantitativa degli ultimi anni, specie nelle Regioni Adriatiche. La speranza di tutti, ovviamente, è che i prossimi giorni non riservino ulteriori sorprese, con i pensieri e gli occhi dei vignaioli costantemente orientati verso il cielo, e le orecchie alle previsioni meteo ...
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La querelle “Montepulciano” d’Abruzzo
Lo schema di Decreto Ministeriale in materia di etichettatura e presentazione dei vini (in attesa di definizione e approvazione) consentirebbe, tra le altre cose, di indicare nelle descrizioni dei prodotti, i nomi dei vitigni usati per i vini Dop e Igp. Niente di strano, se non fosse che in Italia, se molte Denominazioni sono indicate in maniera esclusiva dal loro riferimento geografico, come Chianti Classico o Barolo, altre hanno il nome del vitigno come parte costituente. Come, tra gli altri, il Montepulciano d’Abruzzo. E, proprio la filiera del vino abruzzese, guidata dal Consorzio Tutela Vini Abruzzo, si oppone sull’utilizzo “libero” del Montepulciano, chiedendo che fuori dalla denominazione sia utilizzato il il sinonimo, “Cordisco”. Nome che, però, è “sparito” nel passaggio da cartaceo a digitale del Registro Nazionale Varietà delle Viti (in approfondimento).
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Focus
Da Nord a Sud, passando per il Centro: danni e speranza
In Piemonte la Peronospora è la normalità, e infatti dai filari di Barolo e Barbaresco a quelli della Barbera e del Moscato d’Asti, il refrain è praticamente lo stesso: l’abitudine ha dettato i tempi ai vignaioli, superando senza problemi la pressione delle malattie fungine, compreso l’Oidio. Resta, comunque, un’annata complessa, anche a causa della grandine, così come in Franciacorta, dove comunque la produzione dovrebbe essere superiore del 10-20% al 2022. Nel Nord Est, dall’osservatorio della Doc delle Venezie, il quadro è articolato, ma anche qui più che la Peronospora è la grandine a far paura, come confermano i Consorzi del Prosecco e del Conegliano Valdobiadene. In Valpolicella, invece, la preoccupazione maggiore è per grappoli troppo pesanti e poco adatti a vini da appassimento. La Peronospora si è fatta sentire in Toscana, dal Chianti al Chianti Classico (con perdite di uva tra il 10 ed il 15%), dal Brunello di Montalcino al Nobile di Montepulciano, ma non a Bolgheri. Qualche difficoltà in più si registra invece nelle Marche ed in Abruzzo, con i vignaioli talvolta in difficoltà e cali produttivi, rispettivamente, del 20% e del 30%. Al Sud, in Puglia, a Castel del Monte come nel resto della Regione, e nella Doc Sicilia (-35%), il nemico maggiore è il caldo (in approfondimento).
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Cronaca
I segnali in chiaro scuro della ristorazione 
Piccoli segnali di ottimismo dalla ristorazione, anche se la ripresa è ancora in salita. Secondo Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), i dati del secondo trimestre 2023 evidenziano un saldo tuttora negativo tra aperture e chiusure (-1.154): le iscritte (3.038) risultano essere in aumento di 41 unità sul secondo trimestre 2022, ma ben al di sotto dei valori del 2019 (3.856). Il risultato rappresenta, tuttavia, un segnale incoraggiante poiché prosegue il trend positivo delle nuove imprese e, allo stesso tempo, le cessazioni diminuiscono.
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Wine & Food
Il Chianti alla “reconquista” del Brasile puntando sugli abbinamenti con il cibo locale
In frenata, per il vino, come quasi tutti i Paesi “Brics”, il Brasile - dove nel 2018, le esportazioni di vino avevano raggiunto i 40 milioni di euro - ha importato vino italiano per 8,9 milioni di euro nei primi 4 mesi 2023. Come nel 2022. Eppure, il mercato brasiliano, porta d’ingresso per il Sud America, resta tutto da costruire. Ne è convinto il Consorzio del Chianti, che tornerà in Brasile con l’obiettivo di creare inediti abbinamenti tra vino e cibo locale, estendendo la rete di ambasciatori della Denominazione, con il “Chianti Lovers Latam”. Si parte oggi, a Rio de Janeiro, con la masterclass “Wine & Cinema Experience”, e poi il ed il 3 agosto, a San Paolo, dove debutterà il format “Nossa nove!”. “L’obiettivo - commenta Giovanni Busi, presidente del Consorzio Vino Chianti - resta quello di continuare a diffondere e fortificare la cultura del Chianti”.
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WineNews.tv
Enoturismo, la “vendemmia turistica” apre scenari nuovi per cantine e turisti
Il nuovo quadro normativo spiegato a WineNews dall’avvocato Marco Giuri dello studio Giuri di Firenze, tra i massimi esperti in diritto vitivinicolo: “finalmente esiste una regolamentazione nazionale grazie al protocollo tra Città del Vino e Ispettorato Nazionale del Lavoro. Vengono introdotte figure ad hoc per gestire questo prodotto enoturistico, e regole chiare su modalità e spazi, che tutelano aziende e appassionati che vogliono vivere, a livello pratico e culturale, l’esperienza della vendemmia. É un buon punto di partenza, che a livello di semplificazione si può ancora migliorare”.
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