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WineNews
N. 3.945 - ore 17:00 - Venerdì 19 Aprile 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti,
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La News
Pandolfini, asta a 1,1 milioni di euro
Ha raccolto 1,17 milioni di euro la “tre giorni” di incanto enoico (anche se guardando molte delle aggiudicazioni si nota qualche segno di minore euforia e di maggiore prudenza nel comportamento dei collezionisti big spender, ndr) mandata in scena da Pandolfini a Firenze, animata dagli 800 lotti selezionati dal Capo Dipartimento, Francesco Tanzi, racchiusi in un catalogo, “As Time Goes By”, dedicato alla celebrazione di traguardi importanti: i 100 anni di Pandolfini e i 25 anni del Dipartimento Vini. Una magnum di Sassicaia 1985 a 6.200 il top lot italiano, una bottiglia di Domaine de la Romanée Conti 2008 a 12.400 euro quello francese.
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Primo Piano
Estirpare i vigneti? In Italia e in Spagna, per ora, non se ne parla. Mentre se ne ragiona in Ue
Da anni, la produzione di vino è più alta del consumo, soprattutto guardando ai prodotti di più basso livello. Ma negli ultimi mesi il calo dei consumi, prima per la pandemia, poi per il crescente salutismo e una situazione economica poco florida, ha fatto deflagrare il problema. E se per abbassare la produzione si può ricorrere a strumenti che non stravolgono paesaggio e ambiente, come l’abbassamento delle rese, in primis, a detta di molti, servono, invece, soluzioni strutturali e radicali. Come l’estirpo di alcuni vigneti. Argomento che è stato anche dibattuto a Vinitaly 2024, ma sul quale, almeno sul fronte italiano, c’è stato un po’ di clamore e forse di confusione, con una voglia quasi di strappare un titolo, visto che nel Belpaese (dove i vigneti sono più di 660.000 ettari), così come in Spagna (che conta poco meno di 1 milione di ettari di vigna) - a differenza della Francia, dove a Bordeaux la misura è già in atto, come in Australia, o in California, dove quanto meno se ne discute - non ci sono proposte o richieste ufficiali in questo senso, né da parte di nessun segmento della filiera, né dalle istituzioni. Come ha confermato, a WineNews, dal “Wine Ministerial Meeting”, nei giorni scorsi in Franciacorta, aprendo i festeggiamenti per i cento anni dell’Oiv (Office Internationale de la Vigne e du Vin), il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. “Ad oggi non c’è una richiesta in questo senso - ha detto chiaramente Lollobrigida - anche se si può lavorare per modulare una produzione di alta qualità, che permetta di produrre vino dall’alto valore, che, insieme ad un vino accessibile a tutti, ci permetta di far crescere il nostro export in valore. È chiaro che, eventualmente, dobbiamo riuscire ad immaginare colture che sostituirebbero gli attuali vigneti, che oggi sono anche presidi per l’ambiente ed il territorio”. E la stessa linea di pensiero è anche quella del Ministro dell’Agricoltura della Spagna, Luis Planas Puchades. Intanto, in Europa, il Copa Cogeca (il cui gruppo vino è guidato da Luca Rigotti), si inizia a ragionare su proposte di contenimento dell’offerta che ipotizzano anche l’estirpo, definitivo o temporaneo. In Italia da quando c’è l’Ocm Vino, ha ricordato il presidente Uiv, Lamberto Frescobaldi, per ristrutturare i vigneti sono stati spesi 2,6 miliardi di euro di fondi pubblici ...
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Bordeaux: Castel chiede i danni
Castel Frères è uno dei négociant più grandi del vino di Francia e di Bordeaux, capace di vendere 400 milioni di bottiglie all’anno in tutto il mondo, per un giro d’affari di 720.000 euro. E ora, riporta il magazine francese “Vitisphere”, la grande azienda, che ha subito danni nelle varie manifestazioni che hanno visto alcuni viticoltori creare disagi a cantine e catene di gdo per la questione dei bassi prezzi a cui è pagato (e rivenduto) il vino, ha chiesto alle associazioni vitivinicole dietro la protesta un risarcimento danni di 100.528 euro. Una vicenda che passerà per i tribunali, ma che ovviamente torna a gettare benzina sul fuoco, dopo qualche piccolo segno di distensione, in seguito alla tavola rotonda tra gdo e filiera dello scorso 8 aprile.
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Focus
Dall’agritech alle app, il vino punta sull’innovazione
Stare fermi e passivi non è mai una buona scelta e anche quando lo scenario diventa difficile, guardare al futuro, progettandolo, credendoci e stando al passo con i tempi, può rivelarsi la soluzione migliore. Così è anche per il mondo del vino, che di fronte alle incertezze del quadro economico e geopolitico mondiale, crisi sanitarie e climatiche, shock energetico, inflazione ed extra costi, risponde con la voglia di innovazione e quindi investendo. Tre aziende su quattro, infatti, hanno messo mano al portafoglio nel quinquennio 2017-2021 per rinnovare le strutture e ammodernare impianti e processi, dovendo comunque rinunciare, il più delle volte, ad una parte delle iniziative programmate, anche se una percentuale ancora maggiore (il 78%) si è dichiarata propensa a investire anche nei prossimi cinque anni, nonostante la situazione resti piuttosto critica sul piano degli equilibri dei rapporti internazionali. A dirlo è uno studio sull’innovazione nel settore vitivinicolo, realizzato da Ismea nelle iniziative della Rete Rurale Nazionale della Pac. Investimenti in tecnologia (con l’introduzione in azienda di nuove soluzioni agritech ed applicazioni di agricoltura digitale) ma si guarda anche alla genetica, all’intelligenza artificiale allo studio del consumatore e del mercato, alla sensoristica (in approfondimento).
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Cronaca
Il (grande) valore dell’ortofrutta
La filiera dell’ortofrutta è un settore strategico dell’agroalimentare italiano: il fatturato alla fase agricola ha superato i 16 miliardi di euro e il peso dell’agroindustria supera i 10 miliardi di euro. Nel 2023 gli introiti derivanti dall’export di ortofrutta fresca e conserve ammonta a 11,6 miliardi di euro, di cui 5,7 derivanti dai prodotti freschi, secondo Ismea. Il peso dell’intera filiera dell’ortofrutta (dal campo alla tavola) vale tre volte la produzione, per un valore che si aggira sui 50 miliardi di euro. Un settore che sarà al centro di Macfrut (Rimini, 8-10 maggio 2024).
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Wine & Food
La logica di distretto funziona, e le imprese, anche nell’agroalimentare, crescono
Il distretto dei “Vini e Distillati del Bresciano”, quello dei “Vini e Distillati del Friuli”, delle “Conserve di Nocera”, del “Caffè e Confetterie del Napoletano”, e del “Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene”, passando per quello delle “macchine agricole di Padova e Vicenza”: sono i distretti vinicoli, agricoli e legati all’agroalimentare, presenti nella “top 25” per performance di crescita, redditività e patrimonializzazione d’Italia secondo il rapporto annuale n. 16 firmato da Intesa Sanpaolo. Secondo il quale, la logica del distretto è sempre più funzionale, soprattutto di questi tempi. Nel 2023, infatti, il fatturato delle imprese distrettuali è stimato in crescita dello 0,8% a prezzi correnti, in aumento di oltre il 20% sui livelli pre-Covid del 2019. Con una crescita del giro d’affari prevista al +1,1% nel 2024 e al +2% nel 2025. Con l’export dei distretti agroalimentari cresciuto, nel 2023, del +4,5%.
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Castello del Terriccio
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Consorzio Vini di Romagna
Tenuta Sette Ponti
Bosca
WineNews.tv
Fine Wines, mercato “in crisi” o rallentamento congiunturale? Parola ai produttori
A WineNews, da Vinitaly, le riflessioni di produttori alla guida di cantine che firmano alcuni dei più grandi vini del Belpaese. Da Casanova di Neri a Fontodi, da Antinori a Petrolo, da Frescobaldi a Biondi Santi, da Tenuta San Guido a Romano dal Forno, a Roagna. Convinti che la voglia di grandi vini non sia in discussione, ma che il mercato stia trovando ritmi diversi ed un nuovo equilibrio.
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