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N. 3.195 - ore 17:00 - Giovedì 8 Luglio 2021 - Tiratura: 31.116 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Brunello di Montalcino 2016 di Castiglion del Bosco, Derthona Timorasso 2018 di Broglia, Capezzana Riserva 2013, Fuocoallegro Piedirosso 2019 di Casa Setaro, Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Superiore Rive “47/87 Rive di Vidor” Extra Dry 2019 di Castello, Barolo Monvigliero 2016 di Diego Morra e Stare Brajde 2019 di Muzic: ecco i sette “Best in Show” italiani ai “Decanter World Wine Awards” 2021. Edizione numericamente eccezionale, con 18.094 vini assaggiati da 56 Paesi diversi, da 170 esperti, per due settimane consecutive di tasting. Alla fine, i “Best in Show” sono stati 50, 179 i Platinum (36 italiani), 635 i Gold. |
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Ha sofferto la pandemia, il vino italiano, ma è già pronto al rimbalzo, che sarà sostenuto già nel 2021, grazie soprattutto all’export. Perchè se la perdita, nel complesso, si è fermata al -4,1% del fatturato nel 2020 sul 2019, guardando solo alle principali realtà del vino (quelle con un fatturato oltre il 50 milioni di euro, ndr), nell’anno in corso le stime parlano di una crescita del 3,5% sul 2020, soprattutto grazie all’export. E, tutto sommato, la redditività, per i top player, non ha sofferto più di tanto. Ma oltre al quadro economico, il Covid ha portato cambiamenti che resteranno. Dal peso dei canali di acquisto, che ha visto crescere la Gdo e il digitale, anche se la ristorazione, man mano che il mondo supererà la pandemia, riguadagnerà spazio. Alla polarizzazione dei consumi, sempre più spostati su segmenti di prezzo più alto e più basso, con maggiori difficoltà per la fascia media. Dalla crescita dell’importanza di tutto quello che è associato a sostenibilità e salute (con la peculiarità della crescita del vino biologico e della crescita del biodinamico). Tutti aspetti da tenere in massima considerazione per agganciare una ripresa che passa anche dalla ripartenza delle fiere in presenza, come Vinitaly, fondamentali per il business, in Italia e all’estero, ma anche dalla consapevolezza di un fenomeno di aggregazione del frammentato tessuto produttivo del vino italiano che, attraverso fusioni o acquisizioni di aziende, come tanti ed importanti se ne sono visti negli ultimi mesi, o progetti consortili virtuosi, come racconta, tra gli altri, il caso del Prosecco Doc, è destinato ad intensificarsi per consentire alle aziende di mettere insieme non solo la massa critica di prodotto, ma anche le competenze sempre più raffinate e approfondite che serviranno per affrontare un mercato che, anche dal non secondario punto di vista logistico, sta diventando sempre più competitivo e complesso. Ecco gli atout che emergono da “Vino e Spirits: le sfide di un’eccellenza italiana - Il cambiamento strutturale delle imprese e dei consumi nello scenario post pandemico”, il primo Report congiunto sul settore firmato dall’Area Studi Mediobanca, dall’Ufficio Studi di Sace e da Ipsos (gli interventi e le analisi nell’approfondimento). |
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“Le imprese agricole sono pronte a investire per aumentare il contributo alla lotta contro il cambiamento climatico e per accrescere la sostenibilità ambientale. Gli obiettivi, però, vanno raggiunti puntando sulle innovazioni, e non solo attraverso restrizioni. Una risposta deve arrivare dalla puntuale e piena applicazione del Pnrr, che ha, nella transizione ecologica, un punto fondamentale. L’impronta climatica dell’agricoltura europea si è ridotta costantemente a partire dal 1990”. Così il presidente Confagricoltura Massimiliano Giansanti, nella relazione di apertura dell’Assemblea n. 101 della più stroica ed importante organizzazione agricola italiana, di scena oggi a Roma (Palazzo Della Valle), a cui hanno partecipato anche il Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli, e della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani. |
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Chi è leader per redditività, chi per fatturato: nell’analisi di Mediobanca, Sace ed Ipsos, si legge nei numeri un anno durissimo in cui, in generale, le realtà più focalizzate sul fuori casa e sull’alto di gamma hanno sofferto di più, mentre hanno guadagnato mercato quelle già ben presenti in gdo e con il core business su una fascia di prodotto più popolare, e fortemente orientate all’export. Se si guarda il fondamentale parametro della redditività, ovvero al rapporto tra risultato netto e fatturato, al vertice assoluto c’è Antinori (26%), davanti a Frescobaldi (24,5%) ed a Santa Margherita (24,2%), vale a dire tre delle realtà del vino più articolate e meglio posizionate sui mercati. Leader per fatturato nel 2020, invece, si conferma il gruppo Cantine Riunite-Giv, con 581 milioni di euro (-4,4% sul 2019), davanti ad un’altra cooperativa, la romagnola Caviro (+10%,) a 362 milioni di euro. Sul podio la veneta Casa Vinicola Botter (230 milioni, +6,4%, e acquisita nei mesi scorsi dal Fondo Clessidra, ndr). Sopra quota 200 anche Antinori, Cavit, Fratelli Martini, Italian Wine Brand e Enoitalia, sopra i 100 Mezzacorona, Zonin, Santa Margherita, La Marca, Terre Cevico, Mondodelvino, Cantina di Soave, Schenk Italia, Contri Spumanti, Ruffino, Frescobaldi, Collis Veneto Wine Group, Vivo Cantine e la divisione vino del Gruppo Campari. |
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Matilde Poggi, già guida della Fivi, è la nuova presidente della Cevi - Confédération Européenne des Vignerons Indépendants, l’organizzazione che riunisce e rappresenta i Vignaioli Indipendenti europei, facendosi portavoce davanti alle istituzioni comunitarie delle istanze delle Federazioni che ne fanno parte, ossia quelle di Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Lussemburgo, Svizzera, Ungheria, Slovenia, Belgio, Grecia, Montenegro e Bulgaria, per un totale di circa 12.000 vignaioli. È la prima italiana a ricoprire l’incarico. |
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A supporto del vino, in fase di lockdown, tra i vari provvedimenti più apprezzati sono stati i sostegni allo stoccaggio e i contributi per la riduzione delle rese. Entrambi mirati al mantenimento del valore dei prezzi del vino, e dare un po’ di liquidità alle imprese. Ma, soprattutto su questo secondo fronte, tutto è praticamente sulla carta, perchè se sullo stoccaggio, come già segnalato da WineNews, è ancora tutto bloccato per il ritardo sul fronte dei controlli necessari ai pagamenti da parte del Ministero delle Politiche Agricole, che ha nominato l’ente incaricato solo il 22 giugno 2021, e non entro due mesi dal decreto (convertito in legge ad ottobre 2020 come prevedeva la misura), ad essere fermi sono anche i pagamenti per i contributi al taglio della produzione. A denunciare lo stallo il Consorzio del Vino Chianti, uno dei più grandi ed importanti d’Italia. |
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A WineNews il Ministro delle Politiche Agricole, Stefano Patuanelli. “Uno degli obiettivi principali della Pac, la semplificazione, non è stato ottenuto, ma ci sono comunque dei motivi di soddisfazione, a partire dall’Ocm Vino e passando per gli strumenti che accompagneranno l’alimentare e l’agricoltura nella transizione ecologica. Sulla querelle stoccaggi, stiamo cercando di accelerare per dare risposte veloci al comparto. C’è una distonia tra quanto rimane al produttore e quanto finisce al resto delle filiera, il contratto di filiera è lo strumento giusto per gestire il valore”. |
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