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WineNews
N. 4.253 - ore 17:00 - Giovedì 3 Luglio 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Arriva l’alcolock: l’auto parte solo con zero
Come previsto, il Ministro Matteo Salvini, ha firmato il decreto con le caratteristiche e le modalità di installazione dell’alcolock, il dispositivo, principale novità del nuovo Codice della Strada, che funziona come un etilometro e fa partire l’auto solo se il tasso alcolemico è zero. L’installazione, da parte di autorizzati e a carico del guidatore (per un costo di oltre 2.000 euro) è obbligatoria per i sanzionati per aver guidato con tasso alcolemico superiore a 0,8 g/l per i 2 anni successivi alla sospensione della patente da 6 mesi a 1 anno, e con tasso alcolemico superiore a 1,5 gr/l per i 3 anni dopo la sospensione della patente da 1 a 2 anni.
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Primo Piano
Abbassare rese e produzione, semplificare la promozione: il “piano” di Unione Italiana Vini
Superare la congiuntura economica sfavorevole, sperando che la situazione in Usa, sul fronte dei dazi, si risolva quanto prima, o quanto meno migliori, stoppando per un anno anche la concessione di nuove autorizzazioni all’impianto dei vigneti, ma dare corpo anche ad una riforma strutturale del vino italiano, intervenendo sulla normativa, a partire da un aggiornamento del Testo Unico del Vino, del 2016, per ridurre la produzione e per stare al passo con tempi in cui i consumi sono in calo, ed un eccesso di prodotto troppo marcato sarebbe molto oneroso da gestire, senza contare il rischio del crollo dei prezzi. In primis abbassando le rese, ma anche intervenendo sul sistema delle denominazioni (529 tra Dop e Igp, con le prime 20 che fanno l’80% del vino italiano), accorpandole e razionalizzandole. Ma intervenendo anche sul fronte della produzione, modificando e semplificando il decreto che dà accesso alle risorse dell’Ocm Vino che l’Europa assegna all’Italia. È la prospettiva disegnata dalla Uiv - Unione Italiana Vini, associazione che conta oltre 800 soci che mettono insieme l’85% dell’export del vino italiano, e sottoposta, oggi in assemblea a Roma, al Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e a quello dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, tra gli altri, che hanno riposto offrendo un’apertura alla discussione per andare incontro alle esigenze di un settore che, è stato ricordato, oltre ad alimentare migliaia di imprese e posti di lavoro, è un simbolo del made in Italy, con un grande valore economico, sociale, ambientale e di immagine per il Paese. E se Lamberto Frescobaldi, riconfermato presidente Uiv, ha sottolineato la visione dell’associazione del settore (in approfondimento e nell’intervista audio), il Ministro Lollobrigida ha sottolineato come, nonostante i dati recenti non brillanti, non si debba cedere al “depressionismo”, ricordando che il vino italiano viene comunque da un 2024 da record, e che gode delle attenzioni del Governo. Come ha ribadito il Ministro Giorgetti che, in attesa di novità positive sul fronte dazi Usa attese ad ore, ha ribadito come, secondo lui, pur puntando al “dazio zero”, mantenere una tariffa al 10% sarebbe un risultato “onorevole”, considerata la complessità della trattativa con gli Stati Uniti, ed il fatto che l’incertezza “costa” di più alle imprese.
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Agea, i numeri del “vigneto Italia”
Al 31 maggio 2025, nelle cantine italiane, dimoravano 46,6 milioni di ettolitri di vino, secondo i dati dell’Icqrf. Praticamente tanti quanti quelli prodotti nella campagna viticola 2024-2025, pari a 43,9 milioni di ettolitri, secondo i numeri ufficiali di Agea. Un dato che non cambia ovviamente le carte in tavola, ma che è rivisto in leggero rialzo rispetto alle ultime stime dello scorso anno, e che arriva in un contesto di mercato che, come raccontiamo da tempo, non è favorevole, e vede avvicinarsi la vendemmia 2025 con qualche preoccupazione in tanti territori, soprattutto dove la produzione è prevalentemente di vini rossi, che sembrano quelli più in difficoltà, come manifestato, nei giorni scorsi, da diversi territori del Piemonte, della Puglia, ma non solo. 728.000 gli ettari vitati complessivi, con l’Italia unico Paese tra i big a crescere ...
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Focus
Cantine Paololeo acquisisce Candido, in Puglia
Senza battute d’arresto, continua il fenomeno delle “mergers & acquisitions” nel panorama del vino italiano: l’ultima operazione in questo senso, arriva dalla Puglia, dove Cantine Paololeo, uno dei nomi più prestigiosi del vino regionale, ha acquisito l’azienda vinicola Candido. Tutto a San Donaci (Brindisi), in un progetto all’insegna della continuità: “si tratta di un passo importante per la storia della cantina e del territorio, perché il nome dell’azienda resterà fortemente legato alla sua comunità”, spiega una nota. Con questo nuovo acquisto, dunque, si arricchisce il progetto di Paolo Leo, fondatore di Cantine Paololeo, di investire nel territorio pugliese, preservando eredità importanti, anziché fondare nuove aziende. L’impegno della Paololeo sarà rinnovare l’identità della cantina Candido, mantenendo, però, i vini simbolo, come Cappello di Prete, Duca D’Aragona e Immensum. L’acquisizione sarà, inoltre, un acceleratore alla crescita già registrata da Cantine Paololeo negli ultimi anni: nel 2023, infatti, l’azienda aveva registrato un fatturato pari a 22 milioni di euro, con 4 milioni di bottiglie prodotte, passando a 23 milioni di euro e 5 milioni di bottiglie nel 2024. E nel 2025 la previsione, anche grazie al contributo di Candido, è di raggiungere quota 25 milioni di euro, con 5,5 milioni di bottiglie prodotte.
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Cronaca
La Sicilia del vino ha la sua Generazione Next
Far conoscere la Sicilia con un una comunicazione nuova e più “giovane” dei suoi vini e grazie alla formazione tra i viticoltori. Sono tra i punti del “Manifesto” della Generazione Next, gruppo di 26 produttori under 40 operativi nelle aziende familiari, nato in Assovini Sicilia, con Gabriella Favara (Donnafugata) presidente, Enrica Spadafora (Dei Principi di Spadafora) vice, e nel Consiglio Costante Planeta (Planeta), Serena Costanzo (Palmento Costanzo), Pietro Pollara (Principe di Corleone), Cristina Madaudo (Camporè) e Pierfilippo Marchello (Tenute Pellegrino).
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Wine & Food
Dalla Francia, esplode la protesta per i 15 milioni di euro dell’Ue per il vino del Sudafrica
C’è chi dice no. Soprattutto in un momento storico, che ormai sta durando da tempo, in cui i consumi calano, il clima non aiuta e il valore del vino è oggetto di polemiche e mal di pancia con tanti produttori che chiedono remunerazioni più cospicue. Un quadro difficile che ci porta in Francia, il primo Paese al mondo in valore per la produzione di vino, ma dove accanto a tanti “big”, che fanno storia a sé, c’è un universo di piccoli produttori che vive situazioni complicate. E, non a caso, c’è chi non ha accolto con favore la notizia dei finanziamenti messi a disposizione attraverso il Fondo dell’Unione Europea, per 15 milioni di euro, a sostegno dell’industria vinicola del Sudafrica. Ne viene fatta in primis una questione di priorità geografica, alla luce della crisi che tanti viticoltori francesi (e non solo) stanno attraversando.
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“Le rivoluzioni non servono, ma dobbiamo affinare il nostro sistema produttivo del vino”
Le riflessioni di Lamberto Frescobaldi, confermato presidente di Unione Italiana Vini - Uiv. “Il mondo è cambiato, dobbiamo cambiare anche noi. Non facciamo drammi, oggi stiamo meglio che in passato, ma dobbiamo adeguarci, riducendo una produzione che il mercato non accoglie più come prima, tagliando le rese (sia per i vini Dop e Igp che per i generici), senza abbondare la viticoltura, soprattutto quella di collina e di montagna, che è un grande patrimonio diffuso dell’Italia”.
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