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N. 3.530 - ore 17:00 - Mercoledì 19 Ottobre 2022 - Tiratura: 31.127 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Per colpa del grande caldo e dell’estrema siccità, è un’annata povera e difficile per i tartufi, che sono buoni come sempre nella qualità, ma pochi, come non mai in quantità, e di conseguenza, anche se la raccolta è iniziata da poco, i prezzi sono altissimi come quelli di veri e propri gioielli, e stanno già salendo dagli attuali 5.000 euro al kg ai 6.000, come raccontano a WineNews i tartufai italiani, dalle Langhe alle Crete Senesi da Acqualagna all’Umbria (in approfondimento). Mentre Riccardo Germani, presidente dell’Associazione Nazionale Tartufai Italiani, riapre un grande tema: il problema della tracciabilità nella filiera del tartufo italiano. |
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Resta in terreno positivo, ma continua a frenare, come ampiamente previsto e prevedibile, la crescita delle esportazioni del vino italiano. Se i dati Istat, analizzati da WineNews, nei primi 2 mesi 2022 registravano un corposo +21% (sullo stesso periodo 2021), per “scendere” ad un +13,5% nella prima metà 2022, i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica Italiana, relativi a luglio 2022, confermano il trend di rallentamento, segnando un +13% nel complesso, per un valore di 4,5 miliardi di euro. Un dato, comunque, da salutare con ottimismo, peraltro calcolato su un 2021 che, vale la pena ricordarlo, si era chiuso con il record di 7,1 miliardi di euro di esportazioni, con +12,4% sul 2020. Un tasso di crescita, in ogni caso, che a detta di analisti ed imprenditori sarà difficile confermare. In ogni caso, nei primi 7 mesi 2022, le spedizioni per il sistema vino italiano, anche alla luce del contesto internazionale, sono andante decisamente bene, nel complesso, con performance decisamente diverse, però da Paese a Paese. Gli Stati Uniti, per esempio, che si confermano primo mercato per il vino italiano, con 1,1 miliardi di euro, crescono “solo” del +11,5%, quindi meno della media, così come la Germania, che, con il +4,6%, si attesta a 672 milioni di euro. Vola, invece, il Regno Unito, che, al netto di tutte le difficoltà interne, mette a segno un robusto +19,2%, per 440 milioni di euro. Decisamente bene anche il Canada, che, con una crescita del 19,6%, supera quota 250 milioni di euro, davanti alla Svizzera, che si ferma a 245 milioni di euro, e un +6%. Ma il mercato in cui l’Italia cresce di più, tra quelli più importanti in termini di valore assoluto, è quello della grande rivale di sempre, la Francia, che ha importato il 32,7% in più sui primi 7 mesi 2021, a quota 162 milioni di euro. Molto bene, restando in Europa, il mercato del Belgio, a 132 milioni di euro, con una crescita del +25%, così come quello di Svezia, a 127 milioni di euro, grazie ad un +6,7%. In grande recupero anche il Giappone, che si conferma il più importante tra i mercati asiatici, con un +26,8% che si traduce in 118 milioni di euro. Giù, come prevedibile, la Russia (-20%) e la Cina (-16%). Un quadro fin qui positivo, dunque, nel complesso, ma che, realisticamente, sarà difficile confermare, almeno in questi termini, a fine anno. |
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Le previsioni a breve termine, per il mercato del vino, non sono delle migliori, soprattutto per il rossi. E, dall’Australia, arriva un segnale delle difficoltà di questi tempi. Accolade, uno dei più grandi produttori di vino australiani, ha “consigliato” ai sui fornitori di ridurre significativamente la produzione di vino rosso per evitare di aggravare un’eccedenza stimata in oltre 350 milioni di litri. A riportarlo è un articolo pubblicato su Vitisphere. Il “gigante australiano” propone tre alternative che è pronto a sostenere a livello finanziario: l’estirpazione di varietà a bacca rossa e la loro sostituzione con quelle bianche (Sauvignon blanc, Pinot Grigio e Glera) in cambio di un aiuto economico di 1.300 euro per ettaro in due anni; la seconda è la riduzione delle rese dei rossi del 30%, o l’abbandono dei vigneti in cambio di un pagamento di 650 euro per ettaro. |
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Quali sono le caratteristiche essenziali di una casa per le vacanze? Secondo Airbnb sembra che tra le attrattive maggiori ci sia la vista o la vicinanza di una vigna: è boom di prenotazioni, infatti, per la categoria “Vigneti”, introdotta di recente, che conta ad oggi 120.000 alloggi in tutto il mondo, di cui 4.000 in Italia. Gli host del nostro Paese hanno realizzato, in soli 3 mesi (da aprile a giugno 2022), ricavi per quasi 10 milioni di euro, piazzandosi così nella top ten europea, dopo la Spagna e prima della Francia. Inoltre ben due regioni italiane rientrano nelle eccellenze del continente: la Toscana, al terzo posto, e il Veneto, al numero nove. La classifica completa delle località in Europa nella categoria Vigneti vede al primo posto le Isole Baleari (Spagna), seguite dalla Catalogna (Spagna) e dalla già citata Toscana. Al quarto posto l’Andalusia (Spagna), seguita da Provenza (Francia), Aquitania (Francia), Borgogna (Francia), Isole Canarie (Spagna), Veneto (Italia) e Rodano (Francia). Per l’Italia si tratta di un ottimo posizionamento, a conferma dell’attrattiva del nostro patrimonio. Se guardiamo più da vicino al nostro Paese, nella top ten delle località più gettonate in Italia su Airbnb Vigneti ci sono San Gimignano, Greve in Chianti, Bardolino, Montepulciano, Garda, Lazise, Orvieto, Vietri sul Mare, Maiori e Montalcino. |
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La rossa italiana per eccellenza, la Ferrari, brand italiano più famoso al mondo in assoluto, sceglie il rosso più amato, il Brunello di Montalcino. È tra le strade bianche maestose della Val d’Orcia Patrimonio Unesco, che corrono in mezzo ai vigneti di Sangiovese di Altesino di Elisabetta Gnudi Angelini, una delle grandi imprenditrici del vino italiano, che Maranello ha deciso di raccontare, in uno video di poco meno di due minuti e mezzo, ma denso di bellezza ed emozione, la sua nuova e attesissima Ferrari Purosangue, primo crossover del Cavallino Rampante. |
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Quale è il tratto caratteristico dell’italianità oggi? Per il 37% dei nostri connazionali è la convivialità il valore più distintivo in grado di unire tutti, dalla Gen Z ai Baby Boomers. L’altra attitudine che identifica l’italianità è la leggerezza legata alla buona compagnia, essere noi stessi così come siamo, indicata dal 35% dei nostri connazionali e sopra la media dagli under 25. Dall’indagine è emerso come la convivialità a tavola è uno dei momenti che rappresenta al meglio lo stile di vita italiano. Tra le “occasioni” in grado di unire gli italiani, al primo posto troviamo i pranzi, gli aperitivi e le cene a casa con gli amici” (48%). Al top c'è il tradizionale pranzo della domenica (42%) - molto più amato da Baby Boomers, meno dalla Gen Z - ma anche le serate in pizzeria con gli amici (25%). Riscuote consensi anche lo street food, modalità casual scelta soprattutto dagli under 25. |
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Le riflessioni di Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia. Con un focus particolare sull’importanza di educare le nuove generazioni. “Il nostro è un modello basato su comunità, su piccoli sistemi locali del cibo, intorno ai quali si creano relazioni tra produttori, mense, mercati locali e osti. Ma bisogna investire su pratiche agronomiche che tutelano la fertilità del terreno e non solo. Fondamentale investire sui più piccoli, che sono più ricettivi, e si giocano il futuro”. |
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