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N. 4.066 - ore 17:00 - Giovedì 10 Ottobre 2024 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Canelli, culla del Moscato d’Asti, con le sue “Cattedrali sotterranee” Patrimonio Unesco, punta a valorizzare il suo tesoro unico attraverso il censimento e la mappatura di tutte le cantine ed i luoghi della “città sotterranea”. Un progetto che guarda al passato per scrivere il futuro, portato avanti dal Comitato “Canelli Ipogea” e che accende i riflettori sulle radici storiche della città, mettendo al centro il censimento delle sue antiche cantine, autentici gioielli. L’obiettivo è riscoprire, preservare e dare nuovo slancio alle cantine, rendendole protagoniste di una rinascita culturale ed economica della città (in approfondimento). | |
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| | Anche il vino italiano ha i suoi “patriarchi”: le vecchie vigne, che hanno da 70 ad oltre 200 anni di età, e che ancora popolano i territori dove si produce vino fin dall’antichità, ed il cui valore storico, culturale e genetico è inestimabile. Perché, come sottolinea, a WineNews, il professor Attilio Scienza, tra i massimi esperti di viticoltura, “al di là della bellezza, l’aspetto più importante dal punto di vista scientifico è la loro resilienza, grazie ad un patrimonio genetico che ha permesso a queste piante di sopravvivere al tempo, alle malattie ed al cambiamento climatico. Studiarne il germoplasma è fondamentale per la viticoltura del futuro”. Per questo hanno bisogno di cure particolari, da parte delle cantine che ne sono le “custodi”, grazie al know how di esperti di alto livello, come Marco Simonit, creatore, con Pierpaolo Sirch, della “Simonit & Sirch Vine Master Pruners” e del metodo di potatura con cui si prendono cura dei vigneti delle griffe più prestigiose al mondo, “che cercano sempre di più di portare le vigne ad una certa resilienza perché, con il tempo, riescono ad avere una massima connessione con il terroir ed a produrre vini che sono la più alta espressione del territorio”. Un interesse sull’onda del quale è nata la “Old Vine Conference”, movimento mondiale per salvaguardare i vitigni storici e diffonderne cultura e valori per il futuro del mondo del vino, come spiega il co-fondatore Leo Austen, e che, ieri, ha riunito, le aziende italiane con viti monumentali - da San Leonardo ad Aquila del Torre, da Gini a Roeno, da Villa Bogdano 1880 a Zymé, da GD Vajra a Malvirà, da Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Gresy a Vinchio Vaglio, dal Castello di Albola (Zonin1821) a Fattoria Fibbiano, da Marchesi Antinori a Feudi di San Gregorio, da Alta Mora-Cusumano a Benanti, da I Custodi delle Vigne dell’Etna a Tenute dei Ciclopi, tra gli altri - alla Tenuta Sette Ponti, nel Valdarno in Toscana (c’era anche WineNews: il nostro video sarà online nei prossimi giorni, ndr). E dove si trova la Vigna dell’Impero piantata nel 1935 da Amedeo di Savoia Duca d’Aosta per celebrare la conquista dell’Abissinia, e oggi di proprietà della famiglia Moretti Cuseri, e che, come ricorda Amedeo Moretti Cuseri, “è il “padre” di tutto il nostro Sangiovese, grazie alla selezione massale”. | |
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| | Un progetto che, come pochi altri, unisce l’arte al grande vino, e che oggi si arricchisce di un ulteriore tassello: la famiglia Chiarlo, tra le realtà più importanti del Piemonte enologico, lancia il nuovo percorso artistico “Cannubi Path”, realizzato dal Maestro Ugo Nespolo e dedicato a Michele Chiarlo, fondatore dell’azienda. Celebrazione di un fruttuoso ed ispirato sodalizio lungo oltre un decennio, il percorso sarà visitabile liberamente e aperto al pubblico tutto l’anno (ad eccezione dei giorni di vendemmia). Il nuovo percorso è inspirato all’Art Park La Court, il più esteso museo a cielo aperto tra i vigneti - che, tra i filari del Monferrato, culla della Barbera e del Nizza, vede esposte opere di grandi artisti - e rappresenta un’importante occasione per rendere Cannubi un patrimonio ancora più condiviso e condivisibile. | |
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| | | Per riunire le cantine italiane “custodi” di vecchie vigne, la “Old Vine Conference”, ha scelto Tenuta Sette Ponti, in Toscana, a due passi da Ponte Buriano, il famoso sfondo della “Gioconda” di Leonardo. Del resto è come prendersi cura di un’opera d’arte, “perché sono un ponte tra passato e futuro, tramandando allevamenti che sono la chiave per piantare le vigne del futuro e contrastare il cambiamento climatico”, dice Antonio Capaldo, alla guida di Feudi di San Gregorio. Perché, spiega Renzo Cotarella, ceo ed enologo Antinori, “rappresentano la storia della loro varietà, e se si possono esaurire in termini economici di gestione, non possiamo perdere il loro patrimonio genetico”. Che, come per l’uomo, “è frutto dell’esperienza”, secondo Alessandro Gallo, direttore Castello di Albola, grazie alla quale sono resilienti, producono poca uva ma di qualità. “L’ideale è ridurre al minimo gli interventi, perché hanno già grande capacità di adattamento”, spiega Celestino Gaspari, proprietario di Zymé. Interventi che però devono essere particolari sia in vigna che in cantina, avverte l’enologo Beppe Caviola, perché i loro vini, per la Master of Wine Susan Hulme, rappresentano appieno il territorio e le “radici” più antiche di una storia da raccontare alle persone, conclude Danielle Callegari, firma di “Wine Enthusiast”. | |
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| | | Crisi climatica e vulnerabilità sono i principali fattori che minacciano l’agricoltura e non esente dai rischi è il caffè. Da vent’anni Lavazza supporta il settore e lo ha ribadito con l’evento “The Coffeeprint of Tomorrow”, con ospiti il fotografo Steve McCurry e il Premio Nobel per la Pace 1992, Rigoberta Menchù, che durante il suo discorso ha spiegato come “un chicco di caffè è anche un chicco di pace”. Negli anni la Fondazione ha sostenuto 50 progetti di supporto alla filiera, in 17 Paesi e su tre continenti diversi. | |
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| | Dal “Riso, Oro e Zafferano” di Gualtiero Marchesi, piatto-simbolo di uno dei padri fondatori della grande cucina italiana, ai “Tortelli di zucca” di Nadia e Giovanni Santini di Dal Pescatore a Canneto sull’Oglio, ristorante che detiene le Tre Stelle da più tempo; da “Oops! Mi è caduta la crostata al limone” di Massimo Bottura del ristorante Osteria Francescana a Modena, uno degli indirizzi di riferimento della cucina internazionale, al “Fiore di Calamaro” dello chef Fabrizio Mellino del Quattro Passi a Marina del Cantone, che con le sue Tre Stelle ha dato lustro e prestigio al Sud, passando per “Insalata 21…31…41…51…” di Enrico Crippa del ristorante Piazza Duomo ad Alba, precursore del tema della sostenibilità in cucina: sono i 5 piatti iconici selezionati dalla Guida Michelin, la più prestigiosa pubblicazione internazionale, nei suoi 70 anni di storia in Italia. | |
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| | | La visione del territorio di uno dei bianchi storici d’Italia, vino gastronomico per eccellenza, tra il lago di Garda e il Mincio. Le riflessioni di Roberta Bricolo (presidente Consorzio Vini Custoza), di produttori come Silvia Bonomo (Monte del Fra) e Francesco Piona (Cavalchina), di ristoratori come Nadia Pasquali (Ristorante alla Borsa di Valeggio sul Mincio) e Simone Vesentini (Caffè Monte Baldo - Verone), di storici come Carlo Saletti, e del Console Onorario d’Italia a Siviglia, Carlos Ruiz Berdejo Sigurtà Muchetti, proprietario della storica Villa Sigurtà. | |
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