Se questo messaggio non è visualizzato correttamente clicca qui
|
N. 2.887 - ore 17:00 - Venerdì 24 Aprile 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
|
|
|
|
|
|
Chissà se con il suo giudizio, o meglio le sue ricette, Alessandro Borghese, star degli chef tv e da qualche tempo ristoratore a Milano, riuscirà a “confermare o ribaltare”, per usare una delle sue citazioni più celebri, le sorti del territorio per eccellenza della spumantistica dolce italiana, quello dell’Asti, e delle sue cantine, “cattedrali” Unesco. Di certo, è una partnership curiosa (e articolata), quella che nasce tra il Consorzio dell’Asti e del Moscato d’Asti e Alessandro Borghese, chef affermato, eclettico, conduttore di programmi tv di successo, come Kitchen Sound, tra gli altri, di cui saranno protagoniste le bollicine piemontesi. |
|
|
|
|
Nonostante, almeno in Italia, qualche segnale faccia pensare che la fine dell’emergenza Covid è meno lontana, il quadro globale non lascia spazio all’ottimismo. Neanche per il vino. Le perdite dell’horeca per molti saranno insostenibili, non compensate dalla crescita del consumo domestico e dell’on-line, e ci vorranno anni a recuperare. A patto che si mettano in campo risorse davvero straordinarie, come nel secondo dopoguerra. E per il futuro, servirà ripensare il rapporto con l’ambiente, oltre che con il mercato, anche per la filiera del vino, dalla vigna allo scaffale. È il senso del messaggio di Pau Roca, segretario generale OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino), che, ieri a Parigi, in video conferenza, ha presentato il punto di congiuntura dello scenario vitivinicolo mondiale (già riportato ieri da WineNews). “Stiamo vivendo un cambiamento enorme per la pandemia, che cambierà in molti aspetti la vita di agricoltori e viticoltori, così come di chi lavora nel commercio dell’uva e del vino”. Che saranno anche nel lavoro in vigna e in cantina, sebbene nell’emisfero sud, che si è trovato in piena vendemmia, l’emergenza Covid non sembra aver impattato molto. Lo farà molto di più sul mercato. Solo in Ue, ha ricordato Roca, le stime, con l’Horeca ferma, parlano di una perdita del -35% in volume e -50% in valore, per il vino. E le crescite in Gdo, dove peraltro l’offerta è molto più orientata sul prezzo e limitata a molti meno player, rispetto a quella della ristorazione, e anche nell’online, non bastano a compensare. “La previsione è di un calo dei consumi complessivo, e una riduzione dei prezzi medi, e quindi dei margini di vendita e dei fatturati. E in ultima analisi la redditività per le cantine soprattutto per quelle che sono più legate ai canali tradizionali, e che sono fuori dalla rete dei supermercati. Questo - continua Roca - avrà un impatto diretto sugli agricoltori e sui produttori di vino e di uva. Il “lockdown” avrà un impatto fortissimo, probabilmente irreversibile, a meno che non vengano messe in campo dai Governi risorse davvero straordinarie per la ricostruzione. Lo scenario è comparabile a quello del secondo dopoguerra”. |
|
|
|
|
Prima dell’emergenza Coronavirus, era la questione legata all’ambiente al centro della discussione politica e sociale. “Ma dobbiamo ricordarci che il legame tra ambiente, cibo e salute c’è sempre stato”: così Carlin Petrini, in diretta ieri sera sulla pagina Facebook de “La Spinetta”, azienda vitivinicola piemontese, insieme al patron della cantina Giorgio Rivetti, che ha sottolineato come “quello che stiamo vivendo adesso è un effetto di tutto quello che non è stato fatto per l’ambiente”, e allo chef n. 1 al mondo Massimo Bottura, impegnato con il suo Food For Soul nel sociale, secondo cui “a guidare la ripresa della ristorazione dovrà essere la collaborazione e la fiducia tra tutti gli attori della filiera”. “Non è più il tempo della competitività, ma della cooperazione - ha detto Petrini - “e la parola d’ordine deve essere solidarietà”. |
|
|
|
|
|
“Nulla sarà come prima”, il refrain post-emergenza, non vale per il popolo del vino: i consumatori italiani (l’85% della popolazione) si dichiarano fedeli alle proprie abitudini già a partire dalla Fase 2, compatibilmente con la loro disponibilità finanziaria. Nel “lockdown”, però, il bicchiere è più mezzo vuoto che mezzo pieno, e la crescita degli acquisti in Gdo non compensa l’azzeramento dei consumi fuori casa. Così un’indagine dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, realizzata su 1.000 consumatori di vino italiani. Secondo la ricerca, il “dopo” sarà come “prima” per l’80% dei consumatori. O più di prima, con i Millennials che prevedono un significativo aumento del consumo, in particolare di vini “mixati”. Per il dg di Veronafiere, Giovanni Mantovani: “se poco sembra modificarsi nelle abitudini al consumo, le imprese del vino sono invece chiamate a profondi cambiamenti, alle prese con la necessità di reagire alle tensioni finanziarie e allo stesso tempo di difendersi dalle speculazioni. Il mercato e i suoi nuovi canali di riferimento saranno le principali cure per un settore che oggi necessita di un outlook straordinario sulla congiuntura e di un partner in grado di fornire nuovi orizzonti e soluzioni. Come Veronafiere da qui ai prossimi mesi vogliamo prenderci ancora di più questa responsabilità a supporto del settore”.
|
|
|
|
|
|
Il quotidiano milanese (ed italiano) per eccellenza, il “Corriere della Sera”, viaggia insieme alle prelibatezze della gastronomia meneghina più famosa, Peck. In tempi di Coronavirus succede anche questo, e con il boom del delivery che ha rivoluzionato, soprattutto nelle grande città, il mondo di approcciarsi alla spesa, l’informazione ed il gusto fanno sinergia. E così, da ora, grazie a questa nuova partnership, a suo modo innovativa e pionieristica, con ogni ordine effettuato da Peck, a domicilio arriverà anche una copia del Corriere.
|
|
|
|
|
Il re dei formaggi italiani più forte della multinazionale americana: dopo una lunga querelle, il colosso americano delle zuppe Campbell’s (reso celebre dalla zuppa dipinta dal Andy Warhol), che produce un fatturato di 8 miliardi di dollari l’anno, ha comunicato di accettare le richieste del Consorzio del Parmigiano Reggiano di eliminare dalle etichette dei suoi prodotti qualsiasi riferimento al famoso formaggio Dop. Sulla linea di sughi “Prego” della multinazionale, infatti, erano visibili foto di porzioni di formaggio, con i noti puntini che vengono impressi all’origine su ogni forma di Parmigiano Reggiano, e che costituiscono uno dei caratteri di riconoscimento dell’autenticità del formaggio. Inoltre, questi sughi riportano in etichetta, tra gli ingredienti, il “parmesan”, che nulla ha a che vedere con l’originale italiano.
|
|
|
|
|
|
Le riflessioni, a WineNews, di Monica Larner, firma per l’Italia di “The Wine Advocate”. “Tante le cose che andranno riviste, sotto molti aspetti: canali di distribuzione, vendita diretta, gdo, ristorazione, quasi tutti colpevoli di appoggiarsi su di un unico sistema e non su altri, mentre in futuro dovremo bilanciarci”. Il futuro della critica è sui social? “La convivialità e il contatto umano sono essenziali per raccontare un vino, non credo molto nella degustazione virtuale e non credo che questo sarà il futuro della comunicazione del vino”. |
|
|
|
|