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N. 3.640 - ore 17:00 - Domenica 26 Marzo 2023 - Speciale Vinitaly - Tiratura: 31.127 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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In un mondo sempre più bipolare, l’Italia, da Paese produttore ed esportatore, guarda con interesse ad ogni angolo del mondo. Non fa eccezione il vino, che a Vinitaly 2023, di scena a Verona dal 2 al 5 aprile, accoglierà un contingente di oltre 1.000 buyer da 68 Paesi. La pattuglia cinese, con 130 top buyer, è la più rappresentata dei 17 Paesi dell’Asia. A loro è demandata la missione più difficile: tornare grandi in un mercato che, nel 2022, secondo i dati della China Association for Imports and Exports of Wine & Spirits, analizzati da Wine2Asia, ha importato, a valore, 152,2 milioni di dollari di vino italiano (continua in approfondimento). |
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La wine industry del Belpaese vale 31,3 miliardi di euro, impegna 530.00 aziende, con 870.000 addetti, ed è in cima alla speciale classifica relativa alla bilancia commerciale del made in Italy “tradizionale”, quello delle “4A”, che vale ogni anno, complessivamente 200 miliardi di euro. A spiegarlo l’analisi dell’Osservatorio Uiv/Vinitaly e Prometeia. “Il contributo del vino - cita l’analisi, presentata da Carlo Flamini (Uiv - Unione Italiana Vini) e Giuseppe Schirone (Prometeia) - non si limita alla filiera agroalimentare, ma si allarga al made in Italy nel suo insieme”. Una scalata, quella del prodotto agricolo italiano più richiesto nel mondo, partita dal quarto posto del 2011 fino alla performance di oggi, con il sorpasso su altri comparti icona del lifestyle italiano come la gioielleria/bigiotteria (+6,8 miliardi di euro), la pelletteria (+6,7 miliardi di euro) e l’abbigliamento (+6,4 miliardi di euro). Il rapporto, inoltre, ha quantificato i numeri espressi dalla filiera del vino a partire dal vigneto per arrivare alla fase distributiva e commerciale, integrandoli con quelli dei settori correlati, anch’essi annoverati tra le punte di eccellenza del made in Italy. La filiera “core” - coltivazione/produzione e vendita/distribuzione - vale 26,2 miliardi di euro (16,4 miliardi di euro la parte produttiva e 9,8 miliardi le vendite al dettaglio/ingrosso), impiega 836.000 addetti con un numero di aziende pari a 526.000. La filiera “correlata” (tecnologie e macchinari per vigneto, cantina e controllo qualità/certificazioni) conta 1.850 aziende, con 34.000 addetti, per un fatturato di 5,1 miliardi di euro. Sommando insieme i canali diretti e indiretti della filiera “core”, in Italia (quindi escludendo l’export) il segmento Horeca-ingrosso-enoteche detiene una quota del 58% sul totale, seguito dal 25% della Gdo e dal 18% delle vendite dirette in cantina. Ma il tratto caratteristico dell’industria enologica è senza ombra di dubbio il livello di internazionalizzazione. Con 7,9 miliardi di euro esportati nel 2022, le vendite estere hanno toccato il massimo storico, generando oltre il 54% del fatturato settoriale e confermando l’industria vinicola nettamente in testa al ranking dell’export dei settori alimentari. |
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Il “sogno americano” del vino italiano, che ha fatto degli Usa il suo primo mercato straniero, si incontra con il gusto degli americani che sognano l’Italia anche attraverso il racconto nel calice che ne fanno i suoi tanti grandi vini: ecco il senso di “Opera Wine”, edizione n. 12 della degustazione firmata da “Wine Spectator”, rivista Usa tra le più influenti al mondo, che fa da “Anteprima” a “Vinitaly”, di scena sabato 1 aprile a Verona (Ex Gallerie Mercatali). 130 i produttori, da tutte le regioni, per altrettanti vini eletti “ambasciatori” del vino italiano da “Wine Spectator” (in approfondimento la lista). Uno spaccato del meglio del vino italiano, protagonista in quegli Usa che, anche nel 2022, con 1,8 miliardi di euro di importazioni, si sono confermati primo mercato straniero per il vino italiano, con un incremento a valore del +10%, pari a una quota di mercato del 23% (dati: Uiv-Ismea-Vinitaly). |
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L’enoturismo è cresciuto a dismisura negli ultimi anni. E per le cantine che ci investono, rappresenta una buona parte di fatturato. Ed, anche per questo, da quando apprende WineNews, VeronaFiere, che, con Vinitaly firma la fiera più importante dedicata al vino italiano, starebbe pensando di introdurre, dal 2024, un nuovo format dedicato al turismo del vino, una sorta di “borsa dell’enoturismo”, o dentro Vinitaly (ad aprile) o in un altro momento come Wine2Wine (a novembre), magari in collaborazione con il Ministero del Turismo, guidato da Daniela Santanchè, con cui ci sarebbero già stati dei contatti, e che sarà a Vinitaly. Il futuro lo dirà, ma, intanto, l’attenzione sul tema è alta, come testimoniano, sempre a WineNews, le parole dello stesso Ministro del Turismo, Daniela Santanchè: “il vino è il fiore all’occhiello dell’intero settore agroalimentare italiano, tanto che la nostra Nazione è leader in Europa con ben 526 prodotti vinicoli certificati, contribuendo enormemente a rendere il made in Italy un sinonimo di eccellenza nel mondo. Inoltre, l’enoturismo, con i suoi percorsi “lenti”, legati saldamente a storia e tradizioni locali, è capace di attirare 15 milioni di turisti e generare un fatturato di 2,7 miliardi. Bisogna, quindi, sostenere un asset così strategico e vitale per il benessere socioeconomico dell’Italia”. |
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Il tema caldissimo che lega “Vino e Salute”, le novità sulle etichette e sulle pratiche commerciali sleali, la questione “prezzi” che vede contrattare in maniera non semplice le cantine e la grande distribuzione, la sostenibilità, con esperienze come quella della fondazione SosStain in Sicilia, e ancora la block chain, il consumo di vino al femminile ed escursioni nell'arte ispirata la vino: pur in una fiera dedicata al business, sono tanti i momenti di approfondimento e confronto, che saranno di scena a Vinitaly (una prima selezione in approfondimento). |
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Vinitaly n. 55 diventerà la più grande “ambasciata” del vino italiano, a partire dai 1.000 top buyer (+43% sul 2022) da 68 Paesi selezionati, invitati e ospitati da Veronafiere in collaborazione con Ice Agenzia. Tra le 68 rotte di destinazione del vino italiano che convergeranno a Verona emergono, oltre alle consolidate piazze di Usa e Canada (complessivamente oltre 200 top client della domanda), i 17 Paesi dell’Asia, guidati da Cina (130 top buyer), Giappone, Corea del Sud ma anche Hong Kong e Singapore, i 12 dal Centro e Sud America, 9 Stati africani e una mappa europea a quota 26 Paesi, come Austria, Albania, Bulgaria, Belgio, Bosnia Erzegovina, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Inghilterra, Lituania, Lettonia, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovenia, Svezia, Svizzera e Ungheria. |
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L’analisi di Giuseppe Schirone, economista di Prometeia: “31,3 miliardi sono la misura di un asset strategico, e di una filiera completa”. Un settore che è quello con la bilancia commerciale migliore in assoluto, perchè esporta molta e importa poco. “Ma non è segno di un mercato chiuso. Le posizioni all’estero le imprese se le sono conquistate con un duro lavoro. E se la presenza di prodotto straniero in Italia è limitata, è anche perchè i produttori italiani sanno presidiare il mercato interno, dove fanno il 46% delle vendite”. |
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