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N. 3.602 - ore 17:00 - Giovedì 2 Febbraio 2023 - Tiratura: 31.127 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Nel 2015, Papa Francesco pubblicò la sua seconda enciclica, la “Laudato si’”. Un inno, tra le altre cose, alla cura del creato, della natura e dell’ambiente, ripreso più volte da realtà come Slow Food e Fondazione Symbola. E oggi, da quei principi, a Castel Gandolfo, nasce “Borgo Laudato sì”, un “laboratorio di ecologia integrale”. Per quello che, spiega una nota, vuole essere un contributo concreto di Papa Francesco “allo sviluppo dell’educazione ecologica”. Idea che nasce da una riflessione chiara: “c’è bisogno di una vera e propria conversione ecologica, che si traduca in nuove convinzioni, nuovi atteggiamenti e stili di vita”. |
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Se il vino francese è capace di muovere un’economia che vale il doppio di quella del vino italiano, buona parte del merito va ad una rete distributiva capace di valorizzare al meglio le proprie eccellenze enoiche. La più antica ed importante è la Place di Bordeaux, un hub con centinaia di produttori, e con un network di 300 négociant che operano in 170 Paesi. Un club per pochi, al servizio esclusivo dei Grands Crus di Bordeaux fino al 1998, quando accolse la griffe cilena Almaviva, di proprietà della Baronessa Philippine de Rothschild. Una breccia che, dal 2009 ad oggi, ha permesso a decine di aziende italiane di approdare sulla Place. Toscana e Piemonte si sono ritagliate uno spazio sempre più rilevante, come racconta il prossimo sbarco sulla Place degli iconici Barolo e Barbaresco di Ceretto, tra le griffe più rappresentative delle Langhe. Per la cantina guidata da Roberta Ceretto, insieme al fratello Federico ed ai cugini Alessandro e Lisa, è una nuova pagina della sua storia commerciale, che rafforzerà la strategia distributiva delle proprie etichette top a livello globale, nei luoghi più importanti di Asia, Europa (Italia esclusa) e Sud America. Anche la Giacomo Borgogno & Figli, guidata da Andrea Farinetti, ha affidato alla Place de Bordeaux, la distribuzione globale, fatta eccezione per l'Italia, dei suoi crus di Barolo: “Cannubi Riserva” delle annate 2009, 2011 e 2012 e “Liste Riserva” delle annate 2009, 2012 e 2014, che passeranno per i wine merchant bordolesi. Come detto, tutto inizia nel 2009, quando la Place accoglie il primo vino senza alcun tipo di legame con Bordeaux: il Masseto 2006. Che apre la strada prima a Ornellaia, quindi a Solaia, Tignanello e Cervaro della Sala della Famiglia Antinori. Restando in Toscana, arriva il turno del Colore di Bibi Graetz, del Galatrona di Petrolo e del Caiarossa, seguiti, nel 2018, dall’Orma della bolgherese Sette Ponti. Nel 2019 ecco i primi Brunelli di Montalcino, con i vini prima di Luce della Vite (Frescobaldi) e poi di Giodo, di Carlo Ferrini. Più recente il debutto del primo Etna Rosso, quello della Giovanni Rosso, e poi della prima etichetta di Langa, il Barolo Cerequio 2018 di Michele Chiarlo, portato sulla Place da Timothée Moreau, regista dell’approdo sulla Place de I Sodi di S. Niccolò di Castellare di Castellina e dei primi Amarone, i cru di Allegrini, La Poja e Fieramonte. |
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“Porre il consumo del vino in prospettiva culturale e antropologica è la strada corretta”, a livello comunicativo. A dirlo Alberto Mattiacci, docente di Marketing ed Economia dell'Università La Sapienza di Roma. Ma politicamente, in questa fase in cui i consumi di alcol sono al centro del dibattito per il tema degli “health warnign” in etichetta sugli alcolici in Irlanda, la via di smarcare il vino da resto delle bevande alcoliche, potrebbe non essere la migliore. Lo hanno spiegato, a WineNews, Vittorio Cino e Barbara Herlitzka, ai vertici di Federvini. “Il tema alcol è trattato in maniera organica in sede Ue, è un dato di fatto. E l'Italia e i soli Paesi produttori del vino non possono vincere da soli questa battaglia in Europa. L'attacco non è solo al vino, ma al mondo degli alcolici. È necessaria una larga coalizione, e gestire questa questione in maniera sinergica, senza dividersi”. |
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Per parlare ai giovani, per far capire loro concetti e messaggi che riguardano direttamente il loro stile di vita, non c’è niente di meglio che lasciare che i giovani stessi comunichino tra loro. Spirito con cui è nato il progetto “No Binge - Comunicare il consumo responsabile”, ideato dall’Università La Sapienza di Roma, insieme a Federvini: un contest per sviluppare messaggi su un argomento quanto mai attuale, ovvero la prevenzione dell’abuso di alcol tra i giovani, che ha coinvolto gli studenti della Laurea Magistrale in Organizzazione e Marketing. A vincere, tra 58 progetti, giudicati dalla “Commissione di Valutazione”, composta da Barbara Herlitzka, presidente Comitato Esecutivo C.a.s.a. (Centro Aspetti Sociali bevande Alcoliche) by Federvini, Vittorio Cino, dg Federvini, dai professori universitari Cecilia Grieco e Alberto Mattiacci, Alberto Marinelli, direttore Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale Università La Sapienza, Rodolfo Maralli, presidente e direttore Sales & Marketing Worldwide Banfi (e docente a contratto alla cattedra di Marketing Planning Università La Sapienza), è stato il progetto di “Draw the insight”, e basato, in sintesi, su campagne social, coinvolgimento di influncer, claim come “Te la bevi?”, per sfatare miti e fake news sul consumo di alcolici e di vino, e non solo. |
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Un nuovo capitolo di un progetto benefico per i diritti dell’infanzia, che rientra nella filosofia dell’azienda di considerare il vino non solo come prodotto di alta qualità, ma come veicolo di cultura e conoscenza. Lo apre Masciarelli, griffe simbolo dell’Abruzzo del vino, destinando parte del ricavato delle vendite della nuova annata dell’Abruzzo Pecorino Doc Castello di Semivicoli 2022 ad Angsa-Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici-Abruzzo Onlus per garantire una vita serena e dignitosa a chi è affetto da autismo. |
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Gli scienziati lo ripetono già da anni: il climate change mette a rischio anche molte colture, come quella della vite. In particolare, tra i vitigni al centro dell’attenzione c’è il Sangiovese, alla base delle più importanti denominazioni del made in Italy, soprattutto in Toscana, ma anche in Romagna. Ma a riaccendere le speranze, nonostante le teorie apocalittiche del climatologo Lee Hannah, ci pensa la scienza, che sta già studiando le possibili soluzioni, tra vigne “fotovoltaiche” e nuovi portainnesti. Tema approfondito a “Wine & Siena”, by Merano Wine Festival e Confcommercio Siena. Con Helmuth Köcher, patron del Merano Wine Festival, Simone Bastianoni, ordinario di Chimica dell’Ambiente dell’Università di Siena, Paolo Storchi, del Crea, Giulio Somma, direttore “Il Corriere Vinicolo” dell’Uiv - Unione Italiana Vini e Massimo Aiello, presidente di Aires (in approfondimento). |
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A WineNews Alberto Mattiacci, professore ordinario di Economia e Marketing all’Università La Sapienza di Roma. “L’abuso fa male a tutti, lo sappiamo e dobbiamo dirlo. Se il vino, ma anche altri alcolici, sono al centro di tante culture, da tanti anni, vuol dire che un senso positivo lo hanno. Io credo che c’è una cosa di fondo da assumere: l’idea che le persone non siano soggetti incapaci di intendere e di volere, a cui imporre divieti, ma persone raziocinanti, e il compito di tutti è quello di far crescere la consapevolezza delle cose, che si fa con l’educazione”. |
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