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N. 4.181 - ore 17:00 - Martedì 25 Marzo 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | In un contesto di generale calo nel consumo di vino, anche i principali Paesi produttori hanno risentito delle difficoltà nel 2024. Se l’Italia, tuttavia, è riuscita a distinguersi grazie alla tenuta dell’export (con il record di 8,1 miliardi di euro), al contrario, la Francia, secondo FranceAgrimer, ha vissuto un anno particolarmente difficile, segnato da un calo sia nei consumi interni, che hanno registrato un valore complessivo di acquisti pari a 5,8 miliardi di euro per vini fermi e frizzanti (in negativo entrambe le categorie di prodotto), che dell’export, a quota 11,7 miliardi di euro (con un lieve recupero in valore sul 2023, ma ancor giù in volume). | |
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| | Una visione nuova dell’agricoltura in Ue, con gli agricoltori “parte della soluzione e non del problema”, legato al cambiamento climatico, alla tutela dell’ambiente, alla sicurezza e sovranità alimentare. Guardando ad una Pac post 2027 decisiva per il settore, dove la priorità sarà quella non solo di mantenere le risorse, ma anche di aumentarle (impresa non facile), e di evitare che vengano accorpate in altre voci di bilancio come i Fondi di Coesione. Ma dove determinanti saranno anche la tutela del reddito degli agricoltori, fondamentale perché il settore resti, o meglio torni, attrattivo per i giovani e per evitare l’abbandono delle aree interne, ma anche la semplificazione burocratica, la tutela delle piccole e medie imprese e dell’agricoltura familiare, lo sviluppo reale delle Tea (Tecnologie di Evoluzione Assistita) per piante più resistenti alle malattie e più produttive con meno risorse, acqua in primis, la cui gestione va rivista profondamente. Elementi di una visione del futuro agricolo europeo condivisa, oggi, nell’anniversario dei Trattati di Roma da cui nacque nel 1957 la Comunità Economica Europea, e di cui l’agricoltura era capitolo unificante e centrale, dal Commissario all’Agricoltura Ue, Christophe Hansen, dal Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e dai rappresentanti di tutte le principali organizzazioni agricole italiane, da Confagricoltura a Coldiretti, da Cia-Agricoltori Italiani a Fedagripesca, da Copagri a LegaCoop Agroalimentare, tutti insieme riuniti al tavolo di “Agricoltura è”, il Villaggio al centro di Roma, in Piazza della Repubblica, voluto dal Ministero dell’Agricoltura proprio per celebrare l’anniversario dei Trattati e la visita di Hansen. Al quale, attraverso i vertici di enti come Icqrf, Ismea, Agea e Crea, ma anche di fondazioni culturali come Symbola, è stato mostrato il sistema che rende il Paese Italia campione assoluto e modello della qualità dell’agricoltura in Europa. Hansen che si è detto “onorato” del proprio compito, di poter lavorare per tutelare gli agricoltori europei, e che ha apprezzato la capacità di muoversi insieme del Sistema Italia sul fronte agricolo (in approfondimento tutti gli interventi). | |
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| | Dio salvi la Regina, ma anche lo spumante: per Wine Lister le bollicine inglesi stanno vivendo un momento d’oro, dal punto di vista della qualità (con riconoscimenti della critica mondiale che le collocano subito dopo lo Champagne), e della popolarità, con una crescita del +11% delle ricerche su Google a dicembre 2024. Lo studio mette a confronto lo spumante d’Oltremanica con i maggiori competitor globali, ovvero Prosecco, Franciacorta, Cava e Champagne. E i risultati sono sorprendenti. Sono stati presi in considerazione i punteggi medi per le cuvée rappresentative di ogni regione assegnati da Decanter, Jancis Robinson, Vinous e Wine Advocate: gli spumanti inglesi, con un punteggio medio di 90,6, si collocano immediatamente dietro allo Champagne (90,8), seguiti da Franciacorta (90,1), Prosecco (89,7) e Cava (88,9). | |
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| | | Creare valore è il mantra per tutti i protagonisti della filiera del vino, che siano produttori o consorzi, alle prese con un quadro in cui i consumi sono in calo strutturale, e con la conseguenza che il classico “bere meno ma meglio” deve conciliarsi con la tenuta economica di aziende e territori, chiamati ad un compito difficilissimo, ovvero quello di aumentare il posizionamento, mentre la domanda del prodotto vino, in generale, diminuisce, a fronte di un’offerta che resta grande e variegata. Per questo servono interventi che coinvolgano tutta la filiera allargata, ovvero le cantine ed i produttori, ma anche chi si occupa di ospitalità e ristorazione, e promozione del territorio, con un’ideazione comune, che parta dal basso, con investimenti anche in formazione. Strada scelta (e illustrata, nei giorni scorsi) dal Consorzio del Bardolino, che tutela un territorio che “poggia” sul Lago di Garda e “accarezza” la Valpolicella, 2.550 ettari vitati da cui nascono 21 milioni di bottiglie tra Bardolino e Chiaretto. “Stiamo mettendo al centro i produttori che si impegnano quotidianamente nella creazione del valore del prodotto - ha spiegato Fabio Dei Micheli, presidente del Consorzio - siamo convinti che solo adottando un modello che raccolga le esigenze dal basso si possano ottenere riscontri positivi e costruire una filiera solida e coesa”. | |
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| | | “Custodire e tramandare l’eredità di Giuseppe Olmo, figura simbolo del Novecento italiano, campione di ciclismo, atleta olimpico, imprenditore visionario e filantropo”: è l’obiettivo della “Fondazione Giuseppe Olmo”, che nasce a Tenuta di Artimino, in provincia di Prato, in una splendida Villa Medicea, con vista su Firenze e 70 ettari a vigneto, oggi guidata da Francesco Spotorno Olmo e Annabella Pascale, nipoti di Giuseppe Olmo. La Commissione “Cultura del territorio” sarà diretta dal professor Attilio Scienza, quella “Cultura d’Impresa” dal dottor Franco Achilli. | |
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| | Tre bottiglie di Pomerol 2015 di Petrus con una base d’asta di 7.500 euro, mentre si parte da 5.400 euro per dodici bottiglie di Dom Pérignon P2 Brut 2000 e da 5.100 euro per sei bottiglie di Barolo Monfortino Riserva 2004 di Giacomo Conterno. E ancora, tre bottiglie di Côte de Nuits Grands Echezeaux Grand Cru 1999 di Domaine de la Romanée-Conti con base d’asta di 4.800 euro, come tre magnum di Barolo Monfortino Riserva 2008 di Giacomo Conterno. Ancora, partono da 3.400 euro due bottiglie di Côte de Nuits Richebourg Grand Cru 2014 di Domaine de la Romanée-Conti e due bottiglie di Pomerol 1996 di Petrus, mentre 12 bottiglie di Sassicaia 2015 della Tenuta San Guido aprono le offerte da 3.000 euro. Sono alcuni dei “top lot”, sui 1.483 totali, nel catalogo di Aste Bolaffi per l’incanto dedicato ai “Vini pregiati” (online domani e il 27 marzo). | |
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| | | Per molti non sono neanche da chiamare “vino”, per altri sono un’opportunità per la filiera. Da WineParis a ProWein fino al Vinitaly, dove per la prima volta avranno un loro spazio: i vino no e low alcol sono sotto i riflettori. All’estero sono già cresciuti molto, in Italia si possono produrre da qualche mese. Ma perché distributori, ristoratori e consumatori li cercano? E perché piacciono? WineNews, da Düsseldorf, ha raccolto alcune voci degli operatori, ma anche di chi ci scommette in Italia, facendo ricerca, o già producendoli, come, tra gli altri, Di Majo Norante, Villa Sandi e Bottega.
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