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WineNews
N. 2.807 - ore 17:00 - Martedì 31 Dicembre 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Farnese Vini a Platinum per 180 milioni
Dopo settimane di trattative frenetiche, Farnese Vini, come confermato a WineNews dal suo presidente Valentino Sciotti, passa ufficialmente nelle mani del fondo di private equity Usa Platinum, da Rb Renaissance, che nel 2016 acquisì le quote di 21 Investimenti di Alessandro Benetton. “Abbiamo siglato un accordo di esclusiva con Platinum - spiega Sciotti - che porterà in tempi brevi all’atto di acquisto. Operazione da 180 milioni di euro, un cambio di fondo che premia la crescita dell’azienda in questi anni, sempre in doppia cifra, che ci darà slancio sul mercato d’Oltreoceano e nelle nostre ambizioni di crescita, anche con nuove acquisizioni”.
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Primo Piano
Autoctoni in Italia, “nazionali” in Usa, sostenibili in Germania: i vini preferiti nel prossimo futuro
Tra la minaccia di dazi Usa che spaventa i produttori d’Italia e d’Europa, una Brexit ormai certa, ma tutta da decifrare, e le economie europea e cinese che non crescono più come un tempo, fare previsioni economiche sulle evoluzioni del mercato del vino è quanto mai complesso. Roba da sfera di cristallo, o quasi. Più plausibile, forse, indagare le preferenze del consumatore che, al netto dei cambiamenti di scenario economico, vanno per la loro strada, influenzati, magari, da altri fattori, come mode, tematiche di attualità e, non ultimo, il “semplice” gusto. E così, in questo esercizio, si è cimentata Nomisma, con il suo Wine Monitor, con la regia di Denis Pantini, che ha chiesto ai consumatori di Italia, che resta il primo mercato assoluto del vino del Belpaese, di Usa e Germania, mercati stranieri primari e fondamentali per valore e volume per le cantine del Belpaese, quali saranno le tipologie di vino i cui consumi cresceranno di più. Con differenze sostanziali, ma un dato che, guardando ai due mercati stranieri, non può che aumentare la preoccupazione dei produttori, ovvero una sostanziale preferenza per i vini prodotti nelle rispettive patrie. E, per di più, in entrambi i Paesi, non sono alle primissime posizioni due macro categorie che sono universalmente riconosciute come punti di forza del vino tricolore, ovvero i vitigni autoctoni e gli spumanti. Ma andiamo con ordine. Nell’Italia dei mille vitigni e territori, secondo i consumatori, i vini che, nel prossimo triennio, saranno sulla cresta dell’onda sono prima di tutto i vini da vitigni autoctoni (20,3%), seguiti dai vini biologici (16,4%), gli spumanti (13%), i vini sostenibili (12,8%) ed i vini di specifici territori (12,6%). In Usa, invece, il motto “America first” del presidente Donald Trump sembra aver fatto breccia anche tra i consumatori di vino, visto che, secondo quelli sondati, i vini che cresceranno di più nei consumi saranno i “domestic wines” (15,7%), davanti ai vini biologici (14,7%) e sostenibili (10,3%). Più lontani i vini da vitigni autoctoni, con l’8,6%, e gli spumanti, con il 7,3%. In Germania, invece, in testa alle “preferenze future” ci sono i vini sostenibili (14,9%), di un niente davanti ai vini nazionali (14,7%) ed a quelli biologici (13,6). Anche tra i tedeschi, categorie come vini da vitigni autoctoni (12,9%) e spumanti (5,8%), chiudono la classifica.
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Usa, tutti contro i dazi sul vino
Disinnescare la bomba ad orologeria dei dazi, minacciati dall’amministrazione Trump e già nella short list del Dipartimento del Commercio Usa, è la grande sfida del 2020. Che in tanti, Oltreoceano, hanno deciso di combattere in prima linea. Dopo Sotheby’s e Zachy’s, che hanno appoggiato ufficialmente la petizione contro i dazi, nei giorni scorsi è arrivata la netta presa di posizione di James Suckling, sposata anche da Marvin R. Shanken, editor e publisher di “Wine Spectator”, che, ieri, ha spiegato il proprio punto di vista nell’articolo “The New War Against Wine”, in cui sottolinea come “la più grande minaccia per il business del vino oggi è l’aumento dei dazi sui vini importati”. In pericolo, infatti, c’è un’intera filiera, che parte dagli importatori e coinvolge distributori e rivenditori, che verrebbero colpiti duramente da una disputa che nulla ha a che fare con il vino. 
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Focus
I vini italiani più ricercati al mondo by Wine-Searcher
Se i vini più “popolari”, o meglio più ricercati al mondo, sono i grandi di Francia come Chateau Mouton Rothschild, Chateau Lafite Rothschild e Dom Perignon Brut, l’Italia piazza 7 etichette tra le prime 100 per numero di ricerche sul celebre portale Wine-Searcher (dati aggiornati a dicembre 2019). Con 6 etichette toscane, di cui le prime 5 sono i grandi Supertuscan. Primo degli italiani, infatti, è il pluripremiato Sassicaia della Tenuta San Guido al n. 7, seguito dal Tignanello di Antinori al n. 24, e dal campione italiano delle aste internazionali, il Masseto, al n. 37 della classifica assoluta. A seguire, al n. 45 (e ai piedi del podio tricolore) c’è l’Ornellaia, seguito, al n. 46, dal Solaia, ancora di Antinori. Al n. 50 c’è il mostro sacro delle Langhe, il Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno, mentre al n. 82 c’è il Flaccianello delle Pieve della griffe del Chianti Classico Fontodi. Appena fuori dalla top 100 mondiale, al n. 101 (e n. 8 tra gli italiani) un altro nome icona dell’Italia del vino, Gaja, con il suo Barbaresco, seguito da un altro piemontese celeberrimo, il Barolo di Bartolo Mascarello, davanti al Chianti Classico di San Giusto a Rentennano, che chiude la “top 10” delle etichette italiane più ricercate.
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Cronaca
Il 2019 di WineNews
Il 2019 è stato per WineNews un anno pieno di traguardi raggiunti: la nuova avventura di Instagram ad appena 5 mesi di vita, conta 6.750 followers, mentre i più affermati Facebook e Twitter hanno raggiunto rispettivamente 48.201 fan e 20.587 followers. Ma il cuore pulsante di WineNews rimane sempre il sito, che, ormai da 20 anni, ogni giorno, si riempie di notizie del mondo del vino e dell’agricoltura, e che nel 2019 ha contato su 1,8 milioni di visitatori unici. In alto i calici quindi, per un anno pieno di soddisfazioni da tutto lo staff di WineNews! 
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Wine & Food
Anche se mangiamo per essere, possiamo non essere ciò che mangiamo: la tesi di Fabris
“Dis-moi ce que tu manges, je te dirai qui tu es”: è la sintesi perfetta di Brillat-Savarin, il padre della moderna gastronomia e gastrosofia, che nella “Fisiologia del gusto” definiva nel 1825 l’etica del cibo, una questione complicatissima e al giorno d’oggi sempre più complessa, che un professore di filosofia, tra i più autorevoli e famosi d’Italia, cerca di analizzare ribaltandone la frase e la stessa questione. “Anche se mangiamo per essere, possiamo non essere ciò che mangiamo”, scrive Adriano Fabris, professore di filosofia morale ed etica della comunicazione all’Università di Pisa, invitando tutti a farlo nel suo pamphlet “Etica del mangiare. Cibo e relazione”, perché, per scegliere bene, diventa importante sapere, anche riguardo al cibo, che cosa significa “bene” oppure “male”, e motivando ad agire bene anche e proprio quando mangiamo. 
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Il Gallo Nero canta al 2019: segnali positivi dai mercati del mondo per il Chianti Classico
Il bilancio di una delle Dop più in forma, nelle parole del direttore del Consorzio Carlotta Gori. Con lo sguardo sulla querelle “Gran Selezione” contro il Consorzio del Chianti. “Intraprenderemo ogni azione possibile. Intanto veniamo da un anno decisamente positivo: il mercato ci premia, c’è stabilità nei volumi, una crescita costante e strutturale dei valori, mentre la critica internazionale apprezza sempre di più i nostri vini”.
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