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WineNews
N. 3.587 - ore 17:00 - Giovedì 12 Gennaio 2023 - Tiratura: 31.127 enonauti,
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La News
Gli States e Galloni celebrano il Barolo
Gli americani si preparano a festeggiare “sua Maestà” il Barolo: due eventi di gala dedicati al grande vino piemontese, il 28 gennaio a Los Angeles, e, dal 1 al 4 febbraio, a New York, organizzati da Vinous by Antonio Galloni, tra i massimi esperti della denominazione italiana. Alla “Festa del Barolo”, edizione n.10, ci saranno le cantine Bartolo Mascarello, E.Pira (Chiara Boschis), Elio Altare, Francesco Rinaldi, Giacomo Fenocchio, La Spinetta, Luciano Sandrone, Paolo Scavino, Piero Benevelli, Poderi e Cantine Oddero, Vietti, Produttori del Barbaresco, Armando Parusso, Castello di Verduno, Fratelli Alessandria, G.B. Burlotto, Giuseppe Rinaldi.
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Primo Piano
Contro gli healt warning sulle etichette del vino si muove compatta la politica italiana
Non si placano le polemiche scaturite dal via libera della Commissione Ue alla nuova legge irlandese sull’etichettatura delle bevande alcoliche, compreso ovviamente il vino, che prevede l’obbligo di riportare indicazioni relative al cancro, alle donne in gravidanza e alle malattie del fegato. La Commissione Ue ha avuto tempo fino al 22 settembre per presentare le proprie obiezioni al Governo di Dublino, ma non ha ritenuto di procedere in tal senso, nonostante la ferma opposizione di Italia, Francia e Spagna e altri sei Stati Ue, che considerano la misura una barriera al mercato interno. L’Irlanda potrà così adottare nelle etichette di vino, birra e liquori avvertenze come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”. Dopo la reazione compatta della filiera del vino - da Uiv a Federvini, da Fivi a Coldiretti fino a Confagricoltura, passando per Cooperative e Fivi - si alza la voce del Chianti, la denominazione rossista più grande del Belpaese, con il presidente del Consorzio, Giovanni Busi, che sottolinea come “se la norma dovesse essere adottata da altri Paesi sarebbe un danno inestimabile. L’Irlanda non è uno dei più grandi importatori di vino, ma il rischio è che la Comunità Europea faccia sua una tesi del genere, prendendo una strada irragionevole e dannosa”. Deciso anche il sostegno della politica italiana. In prima linea, il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, secondo cui la decisione di consentire l’etichetta sul vino all’Irlanda “è gravissima: crediamo che dietro questa scelta un’altra volta si miri non a garantire la salute ma a condizionare i mercati, e che la spinta in questo senso viene da nazioni che non producono vino e dove si abusa di superalcolici. Si vuole equiparare il vino ai superalcolici, ma il vino, utilizzato in modo moderato, è alimento sano”. Il Vicepremier e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, ha invece affidato ad un tweet il proprio commento: “Assurda la  decisione dell’Irlanda di introdurre un’etichetta per tutte le bevande alcoliche, incluso il vino italiano. Nonostante la contrarietà del Parlamento Europeo. Scelta che ignora la differenza tra il consumo moderato e l’abuso di alcol. Chiederò l’intervento della Commissione Ue sul Wto”.
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Anche l’accoglienza si fa sostenibile
Anche l’accoglienza enoturistica si fa sostenibile, e certificata. Si trova nel cuore della Toscana, a Cerreto Guidi, la prima struttura in Europa ad avere ottenuto la la certificazione di turismo sostenibile: Villa Petriolo è una “fattoria di lusso” che da sempre pone il rispetto dell’ambiente e del territorio al centro della sua mission. A partire da vino, olio, miele e piatti ricercati serviti nei tre ristoranti della tenuta, ai sistemi di riscaldamento e refrigerazione, fino ai prodotti biologici e ai trattamenti utilizzati nella Spa. La struttura ha ottenuto la certificazione da parte di Valoritalia, società leader nelle certificazioni agroalimentari, vino in testa: si tratta della ISO 21401, una norma volontaria applicabile alle strutture ricettive che definisce le modalità di gestione della sostenibilità in base alla dimensione economica, sociale e ambientale.
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Focus
I miliardari del mondo produttori di vino
Se, nei giorni scorsi, ha “fatto titolo” su “Forbes” la notizia che l’uomo attualmente più ricco al mondo è “un produttore di vino” come Bernard Arnault, patron del colosso del lusso Lvmh (con brand come Moet & Chandon, Krug, e Cheval Blanc), ci siamo divertiti a cercare i miliardari più o meno coinvolti nella produzione di vino. Come Francois Pinault, che con la Artémis Domaines, controlla, tra le altre, Château Latour a Bordeaux e Clos de Tart in Borgogna. C’è poi il sudafricano Johann Rupert (gruppo Richemont), con la cantina L’Ormarins, e ancora Anthony Von Mandl, che possiede diverse cantine in Canda. Guardando all’Italia, troviamo lo stilista Giorgio Armani, che produce passito a Pantelleria, il finanziere brasiliano Andrè Esteves (in foto), che possiede Argiano, cantine tra le più belle e storiche di Montalcino, e ancora Luca Garavoglia, al vertice di Campari, che controlla Cinzano, Mondoro e Riccadonna, e lo Champagne Lallier. E dopo Donald Trump, con la Trump Winery in Usa, e Brunello Cucinelli, che produce il “Castello di Solomeo” in Umbria, ecco Renzo Rosso, patron di Diesel, con Diesel Farm e corpose partecipazioni nel gruppo Masi e in Benanti, e Alejandro Bulgheroni, con Dievole, in Chianti Classico, Poggio Landi a Montalcino e Tenuta Le Colonne e Tenuta Meraviglia a Bolgheri.
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Cronaca
Banfi, il futuro con Cristina Mariani-May 
Per Banfi, cantina ha segnato il successo commerciale e comunicativo del Brunello di Montalcino, a partire proprio dagli Usa, si apre una nuova pagina, con Cristina Mariani-May, terza generazione dell’azienda, sempre più protagonista della Banfi del futuro, ed al vertice di una governance rinnovata e ridefinita, oggi, nei ruoli (in approfondimento). Con l’obiettivo di unire sempre di più all’anima italiana e quella americana dell’azienda, e proseguire nel percorso di continuità culturale e di proprietà familiare.
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Wine & Food
Ruffino, 11 milioni di euro investiti tra il 2019 ed il 2025 per la sostenibilità. A 360 gradi
Per essere sostenibili davvero, servono investimenti massicci. E va in questa direzione la strategia della storica realtà toscana Ruffino, oggi del gruppo Constellation Brands, guidata da Sandro Sartor, che vuole diventare “un brand for purpose”, ossia un brand che antepone il benessere delle persone in qualsiasi scelta. Ed è per questo Ruffino ha stanziato un budget senza precedenti di 11 milioni di euro, cioè il 28% sugli investimenti annuali del gruppo, distribuito su sette anni (dal 2019 al 2025), per mettere in pratica il processo di conversione delle proprie attività produttive verso ambiziosi quanto necessari standard. Tanti i traguardi fissati per il 2025, come la completa conversione al biologico delle 9 tenute del gruppo. Per una realtà forte di circa 29 milioni di bottiglie annualmente prodotte, 83 Paesi del mondo serviti e 123,2 milioni di euro di fatturato 2022.
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Tra crisi energetica, climatica e tensioni geopolitiche, il futuro,in agricoltura, è dei giovani
L’analisi sul rapporto tra nuove generazioni e settore primario di Fabio Del Bravo, Responsabile Direzione servizi per lo sviluppo rurale di Ismea. “Nelle aree rurali si registra una vera e propria desertificazione sociale: in 10 anni si sono persi il 40% dei giovani. In questo contesto, i giovani alla guida delle aziende agricole sono però in lieve aumento, è un dato incoraggiante. Il tema forte è quello del contesto, vanno erogati i servizi minimi (dalle strade alla fibra alle scuole), così da rendere attrattiva la comunità rurale e fare impresa”.
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