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WineNews
N. 3.990 - ore 17:00 - Martedì 25 Giugno 2024 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Estirpazioni “bis” al vigneto di Bordeaux
Riequilibrare il mercato disegnando un nuovo futuro per il territorio: a Bordeaux si passa all’azione mettendo in moto una seconda campagna di estirpazione dei vigneti. In attesa dell’approvazione del sistema nazionale di riduzione del potenziale viticolo con la concessione di un contributo da 2.500 a 4.000 euro all’ettaro per ogni vigneto espiantato (con effetto dal 15 ottobre, come richiesto dall’industria vitivinicola), valido per tutta la Francia, a Bordeaux si continuano ad estirpare i vigneti, ufficialmente per motivi sanitari, con un “premio” di 6.000 euro all’ettaro, con due importanti modifiche registrate dal decreto del 21 giugno 2024.
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Primo Piano
“Insieme per la vendemmia in Champagne”: la filiera del territorio si muove sul fronte lavoro
Il problema del reclutamento della manodopera nei campi, sempre più straniera ed extra-comunitaria, e la sicurezza nel lavoro agricolo, sono temi universali, che non riguardano solo l’Italia, o le filiere meno redditizie. Neanche nella Champagne, dove a fine 2023 il sindacato Cgt Champagne aveva sollevato la questione, ricorrente, di vendemmiatori sistemati in alloggi ritenuti indecenti, pagamenti mai arrivati, e persino casi di decesso collegati alle condizioni di lavoro. Una situazione minoritaria, va detto, ma non per questo da sottovalutare. La filiera aveva promesso una risposta per migliorare la gestione di un fenomeno che nella regione, mobilita 100.000 lavoratori stagionali. Risposta che è nel piano“Ensemble pour les vendanges en Champagne”, “Insieme per la vendemmia in Champagne”, che prevede iniziative a breve e a lungo termine, per migliorare gli “standard” della filiera della Champagne, basate su tre parole chiave: “preparare, proteggere, reagire”. Un lavoro frutto di oltre 100 incontri con tutte le parti interessante, che ha portato alla creazione di piani di azione e di strumenti nuovi. La priorità, spiega una nota, è stata data alla salute e alla sicurezza dei lavoratori stagionali, attraverso quattro iniziative. Si va dalla creazione di guide e strumenti per prepararsi al lavoro di vendemmia, a una lista di “best practice”, che vanno oltre gli aspetti legali e normativi; passando per azioni di formazione per i lavoratori, i loro supervisori e anche  per le agenzie di servizi, ma anche con il rafforzamento della rete di vigilanza locale, guardando in particolare alle condizioni di alloggio. Ma grande attenzione è riservata anche alla supervisione dei “fornitori di servizi”, con la creazione, per esempio, della piattaforma VitiArgos, che consente ai fornitori di registrarsi e di effettuare una sorta di “autodiagnosi online delle loro pratiche”, e che permette ai datori di lavoro di verificare il loro impegno prima di firmare un contratto. Ma si punta anche su accordi con le Università del territorio per favorire il lavoro degli studenti, e con France Travail, e si sta inoltre sperimentando un programma per incoraggiare l’assunzione di persone disoccupate, in particolare di coloro che ricevono l’indennità Rsa (reddito di solidarietà).
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Caccia agli export manager
Il made in Italy è uno dei marchi più famosi al mondo, che garantisce la qualità del prodotto e lo protegge dalle falsificazioni, ma il certificato da solo non basta: occorre saperlo vendere ed è qui che si inserisce la figura strategica dell’export manager. “L’agroalimentare è uno dei settori più importanti del Paese - spiega a WineNews, Davide Cambianica, manager Hunters Group - ma per far conoscere le nostre eccellenze fuori dai confini nazionali servono competenze specializzate. Le aziende quindi cercano professionisti, che siano esperti sia del prodotto che del mercato di riferimento, per aumentare i loro fatturati all’estero. Il nuovo business sono Bio e gluten free, che funzionano molto in nord Europa, e le farine che vanno bene in Medio Oriente. Il perfetto export manager? Sa le lingue e ha una forte propensione per il lato commerciale”.
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Focus
Eric Asimov, “In difesa del vino”, sul “The New York Times”
Cedere ai nuovi dogmi che dicono di non bere neanche un calice perchè non esiste un consumo di vino e di alcolici privo di rischio, o pesare, con una scelta più o meno consapevole il piacere di un bicchiere ed il pericolo più o meno significativo di un eventuale danno alla salute. Un dilemma che sempre più persone si pongono. E che trova sempre più spazio anche sulle pagine del “The New York Times”, uno dei quotidiani più letti e autorevoli del mondo, che, a pochi giorni dal provocatorio articolo “Is That Drink Worth It to You?”, “Quel drink vale la pena per voi?” di Susan Dominus, vede la firma enoica storica del giornale, Eric Asimov, pubblicare un articolo (il 24 giugno) dal titolo inequivocabile, “In defense of wine”, “In difesa del vino”. Dove, in buona sostanza, ripropone argomentazioni che evidenziano i tanti valori del vino, oltre l’aspetto alcolico, che in molti usano contro le posizioni più “proibizioniste”. “Non ho mai consumato vino perché immaginavo che fosse salutare. Ma non lo temo se consumato con moderazione, così come continuo a fare altre cose non prive di rischi, come guidare, volare, mangiare carne e allenarmi nelle arti marziali. Ognuno dovrebbe sentirsi libero di fare le proprie scelte sul vino. Nel valutarne i rischi, tenete conto anche della sua bellezza, cultura, storia e gioia”. 
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Roma Doc
Cronaca
Symbola premia Arnaldo Caprai
Se la cronaca recente ha acceso i riflettori su situazioni di sfruttamento dei lavoratori più deboli, di solito stranieri, nel nostro Paese ci sono, per fortuna, esempi positivi di aziende che investono su legalità e integrazione: come la cantina Arnaldo Caprai, in Umbria, che, il 28 giugno, a Mantova, riceverà da Fondazione Symbola, rete delle eccellenze italiane, il premio “Coesione è competizione” per il suo impegno con i rifugiati politici. Negli anni, l’azienda ha puntato molto sull’inclusione, dando lavoro a più di 200 richiedenti asilo politico.
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Wine & Food
Il verde made in Italy vale 3,1 miliardi di euro, il Belpaese terza potenza come export
L’Italia che produce è anche quella “green”. Il valore della produzione del verde made in Italy si è attestato, nel 2023, intorno ai 3,1 miliardi di euro, arrivando ad eguagliare le cifre record del 2022. Le esportazioni dei prodotti florovivaistici italiani, grazie ad un valore di oltre 1,2 miliardi di euro, proiettano l’Italia dietro solo ai Paesi Bassi (leader mondiale) in Europa, mentre ricopre la terza posizione, dietro alla Colombia, a livello globale. Numeri riportati da Flormart, il Salone Internazionale Florovivaismo (edizione n. 73, dal 25 al 27 settembre, Fiere di Parma), che aggiunge come il totale dell’export è composto da 780 milioni per piante ornamentali e vivaismo (esclusi gli alberi da frutto e arbusti, pari a 90 milioni), 300 milioni per piante in vaso, 170 milioni derivati da fogliame, rami, muschi, licheni, recisi, freschi o trattati e da 135 milioni dei fiori recisi.
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Castello del Terriccio
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Il futuro della cucina italiana, ed il suo rapporto con il vino, secondo i maestri dei fornelli
Le riflessioni di chef, sommelier, Master of Wine e produttori di vino, raccolti alla corte di Gennarino Esposito a “Festa a Vico”. A WineNews le riflessioni di chef stellati come lo stesso Gennarino Esposito (La Torre del Saracino), Davide Oldani (D’O’), Giancarlo Morelli (Pomiroeu), Claudio Sadler (Sadler) ed Emanuele Scarello (Agli Amici), del sommelier della Torre del Saracino Giovanni Piezzo, del Master of Wine Gabriele Gorelli e del celebre produttore di vino della Mosella, Ernst Loosen della cantina Dr Loosen.
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