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WineNews
N. 4.274 - ore 17:00 - Venerdì 1 Agosto 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Il vino, tra mercato e “fede”
Nel dibattito sul commercio internazionale del vino, si tende a puntare il dito contro tensioni geopolitiche, guerre commerciali e politiche protezionistiche. Ma un nuovo studio rivela che un altro fattore, spesso trascurato, inciderebbe in maniera ancora più profonda: la religione. O almeno è quanto sostiene un rapporto (in approfondimento) pubblicato dell’American Association of Wine Economists (Aawe), intitolato “Faith and Fermentation: the impact of religious composition on global wine trade”, che ha analizzato i flussi vinicoli tra 102 Paesi dal 1988 al 2023 in relazione alla loro composizione religiosa ...
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Usa, i dazi sui prodotti Ue al 15% dal 7 agosto. Mentre il vino spera ancora nello “zero-for-zero”
Attesi per oggi, i dazi al 15% per i prodotti Ue diretti in Usa, vino incluso, ad ora, entreranno in vigore dal 7 agosto. L’annuncio è arrivato nella notte da Washington, con l’ordine esecutivo firmato dal presidente americano Donald Trump, che ha confermato la soglia concordata con la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen. A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, in questo clima di generale incertezza, il fatto che c’è qualche giorno in più per sperare che il vino sia inserito nella lista dei prodotti “zero for zero”, cioè esenti dai dazi. E se ieri su questo fronte dalla Commissione Ue è arrivata una mezza doccia fredda, con il portavoce Olof Gill che ha detto chiaramente che “non ci aspettiamo che vini e liquori siano nel primo gruppo di esenzioni annunciate domani dagli Usa”, visto che il “domani” si è spostato più avanti, almeno dagli Usa si cerca di tenere vivo l’ottimismo. “Sono in corso negoziati tra i funzionari degli Stati Uniti e dell’Ue e c’è ancora una discussione attiva per garantire un’esenzione per vino e alcolici dalle nuove tariffe. Rimaniamo pienamente impegnati con le agenzie competenti e sosteniamo con forza un quadro “zero-for-zero” che vada a vantaggio dell’intera industria vinicola statunitense, sia degli importatori che dei produttori nazionali”, commenta la Us Wine Trade Alliance. Che aggiunge: “tuttavia, a partire da oggi, le tariffe rimarranno in vigore per i prodotti vinicoli e alcolici interessati. Il tasso a partire dal 1 agosto è del 15%. Detto questo, l’amministrazione ha annunciato un’esenzione critica a breve termine per alcune spedizioni”. In particolare, spiega al Uswta, “i prodotti caricati su una nave entro i prossimi sette giorni e in arrivo negli Stati Uniti prima del 5 ottobre 2025 non saranno soggetti ai dazi recentemente aumentati”. Tra le prime reazioni al nuovo scenario, quella di Unione Italiana Vini - Uiv, guidata da Lamberto Frescobaldi, che chiede ad Italia ed Europa di continuare a trattare, e di Cia - Agricoltori, che chiede di prevedere indennizzi per le aziende. Mentre Confagricoltura ragiona anche di misure strutturali e investimenti in promozione per rilanciare il comparto. Temi che saranno sul tavolo di Palazzo Chigi, il 4 agosto, nell'incontro tra Governo e Filiera voluto dal Ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida.
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“Un fondo assicurativo contro i bassi prezzi”
Un fondo comune di investimento e un cofinanziamento pubblico per eliminare i bassi prezzi del vino nel mercato francese. Come? Facendo una stima delle vendite prima della vendemmia e confrontandola dopo con le rese: un differenziale che costituisce un volume, di ettolitri avanzati, ma da vendere prima che le eccedenze stesse possano svalutare il prodotto, con bottiglie che spesso finiscono sugli scaffali anche sotto i 2 euro. La proposta è tanto ambiziosa quanto inedita ed è stata lanciata da Fabien Castelbou, neopresidente dei Vignerons Coopérateurs d’Occitanie, Francia. Una sorta di “assicurazione solidale” tra produttori da realizzarsi attraverso un fondo di mutualizzazione per gestire l’eccesso dell’offerta: “vogliamo farci carico noi stessi con molto lavoro sul 5% dei vini senza un mercato, che però pesa sui prezzi del restante 95%”.
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Focus
La California è lo Stato degli Usa che consuma più vino
Una crescita in termini di export per il vino italiano negli Usa che nei primi 4 mesi 2025 è andata a velocità più ridotta (+6,59% su aprile 2024 per un valore di 667,2 milioni di euro, come analizzato da WineNews), con la sensazione che i mesi più difficili debbano ancora arrivare. Tuttavia, gli States si sono confermati, nonostante tutto, primo mercato mondiale per il vino tricolore. Ma tra 52 Stati federati diversi - per regole commerciali, popolazione, clima, ricchezza, cultura del vino e del cibo, e non solo - quale è quello che consuma di più? Un’indicazione arriva dal “Wine Handbook” 2024 esaminato dall’American Association of Wine Economists, Aawe, che ha pubblicato una classifica che risponde proprio a questo interrogativo con riferimento all’annata 2023. Pur consapevoli che il dato è aggregato, perché tiene conto non solo dei consumi di vino italiano, ma anche di tutti gli altri vini bevuti dagli americani, emerge che lo Stato federato che ha consumato più vino nel 2023 è proprio il territorio più importante degli Usa, grazie alle produzioni nelle sue aree vitivinicole, Napa Valley e Contea di Sonoma su tutte: ovvero la California, con 496 milioni di litri, l’equivalente del 18% del totale. A seguire, piuttosto distaccate, la Florida con 228 milioni (8%) e lo Stato di New York a quota 224 (che vale ancora l’8%).
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Cronaca
Terre d’Oltrepò, parla il Consorzio
Nella crisi di Terre d’Oltrepò, ora a prendere posizione sulla vicenda è il Consorzio Vini dell’Oltrepò guidato da Francesca Seralvo. “Oggi l’Oltrepò Pavese del vino deve affrontare una sfida molto complessa, in una situazione congiunturale già non favorevole, ma come Consorzio siamo vicini a tutti i viticoltori e ai dipendenti di Terre di Oltrepò, la cui condizione di crisi ci impone di reagire uniti guardando al futuro e al presente di un un territorio che di vitivinicoltura vive e per il quale è necessario fare ogni sforzo possibile” (continua in approfondimento).
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Wine & Food
Ai Vignerons Indépendants de Champagne non piace il taglio alle rese stabilito dal Comitè
Il Comité Champagne, l’organizzazione interprofessionale della filiera che rappresenta oltre 16.000 viticoltori e 350 Maison, ha fissato la resa commercializzabile per il 2025 a 9.000 kg per ettaro abbassandola ancora una volta, come già successo nel 2024 e nel 2023. Ma la decisione - motivata dalla necessità di trovare nuove strategie a livello produttivo per riequilibrare il mercato - non è stata digerita dai Vignerons Indépendants de Champagne, la federazione che conta 400 viticoltori e operatori per 3.000 ettari di vigneti e 16 milioni di bottiglie all’anno. “Al di sotto dei 9.500 kg/ha, alcune nostre aziende avranno difficoltà a reggere”, ha detto la presidente Sèvillano, aggiungendo che la scelta “si basa solo sul parametro delle scorte di bottiglie, manca di visione strategica, ottimismo e non rappresenta lo spirito collettivo”.
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WineNews.tv
“Il tessuto imprenditoriale del vino italiano è pieno di energia, ma serve rinnovamento”
L’analisi di Raffaele Donvito, Docente di Economia e Gestione delle imprese dell’Università di Firenze. “È fondamentale crescere sulla cultura del prodotto, che è già altissima, e soprattutto su quella di mercato, con le competenze e le figure giuste. Oggi ci sono tante criticità, a partire dallo scenario internazionale, ma dove c’è capacità nel vertice di impresa possono diventare anche fattori di successo”.
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