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WineNews
N. 3.914 - ore 17:00 - Martedì 12 Marzo 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti,
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La News
L’Australia e la crisi del vino
L’Australia sta attraversando una profonda crisi legata alla produzione di vino. Una ripida discesa per quello che è il quinto Paese esportatore al mondo, decollata con i dazi del 2020 voluti dalla Cina e continuata con il trend, mondiale, che vede la domanda “scappare” dai vini rossi più economici, che, in Australia, vanno per la maggiore, oltre ad un calo generalizzato dei consumi. E si è arrivati, così, come già successo a Bordeaux, all’estirpazione dei vigneti (si parla 20 milioni di viti, su 12.000 ettari, circa l’8% di tutto il vigneto australiano, per poter riequilibrare il mercato). E intanto, Governo e filiera hanno dato vita ad una “task force” ...
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Primo Piano
L’export del vino italiano resiste e vale 7,77 miliardi, -0,8% sul 2022 da record
Lo sprint finale che avrebbe capovolto il segno, da negativo a positivo, non è arrivato. Ma, per il mondo del vino italiano, il tanto temuto 2023, non finirà poi così lontano dal 2022, salutato come l’anno dei record per le esportazioni. I dati provvisori Istat, sui dodici mesi, analizzati da WineNews, parlano di 7,77 miliardi di euro contro i 7,87 del 2022, una frenata “soltanto” dello 0,8% per l’export del vino del Belpaese. Anche il dato quantitativo non si discosta poi molto, siamo passati, infatti, dai 2,16 miliardi di litri del 2022 ai 2,14 del 2023 (-0,9%). Analizzando i singoli mercati, gli Stati Uniti nel 2023 hanno toccato quota 1,76 miliardi di euro di esportazioni con un calo del -5,3%. La Germania con 1,19 miliardi continua la sua crescita (+2,7%), così come il Regno Unito con 843,1 milioni di euro (+3,9%). Giù dal podio la Svizzera che, però, sorpassa il Canada, grazie a 419,7 milioni di euro di poco sotto (-1,5%) i valori del 2022. Il Canada è, quindi, il quinto mercato in valore per le esportazioni di vino italiano, con 388,8 milioni di euro con un calo del 9%, al contrario della Francia che tocca quota 316,2 milioni e fa un balzo significativo del 10,1% sul 2022. Bene anche i Paesi Bassi (+3,8%) che superano i 240 milioni di euro mentre tiene il Belgio con 235,4 milioni di euro (-1,6%) così come la Svezia (-1,5%) che sorpassa il Giappone diventando così il nono mercato per l’Italia superando di poco i 193 milioni di euro. Giappone che si ferma a 183,6 milioni (-7,9%) e che precede la Russia che chiude il 2023 con 158,6 milioni di euro (-7,7%), davanti alla Danimarca che, a livello percentuale fa ancora peggio (-8,5%) per 144,8 milioni di valore, e all’Austria che invece mostra un interesse in crescita per il vino italiano (141 milioni di euro, +3% sul 2022). Va giù anche la Norvegia ferma ora a 103,5 milioni (-6,26%) e la Cina il cui valore delle esportazioni sono a 100,1 milioni di euro di valore (-10,22%), con la Corea del Sud che crolla a picco (-32,5%), superando di poco i 51 milioni di euro per una crisi del mercato orientale confermata, se pur con un trend migliore, ma sempre in perdita (sfiora il -7,5%), da Hong Kong, una piazza che vale 25,3 milioni di euro. Il dato complessivo, dunque, non appare troppo negativo come si presagiva qualche mese fa, ma questo non vuol dire che non manchino le difficoltà.
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Il futuro del vino, e di ProWein
Costi elevati, problemi di trasporti, ma anche un mercato del vino meno florido che nel recente passato: elementi che, in sintesi, così come mettono in discussione il futuro di tante cantine, lo fanno anche per le fiere. Come la ProWein, con un’edizione 2024 che si chiude oggi, tutt’altro che brillante. A sentire le imprese, in fiera i buyer importanti ci sono, da tutta Europa (in particolare, dal Nord e dal Nord Est, compresa Russia) ed anche dagli Stati Uniti e dal Nord America in genere, mentre è, di fatto, assente tutta l’area asiatica. In fiera si lavora molto su agenda (e ormai è così ovunque), mentre il contatto “occasionale” è praticamente un miraggio. E se c’è già chi dichiara che la 2024 sarà la sua ultima ProWein, non di meno, per altri, parlare di un abbandono di Dusseldorf a favore della rampante Wine Paris & Vinexpo, è decisamente prematuro. Ma “di doman non c’è certezza” ...
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Focus
Bio made in Italy, export 2023 a +8% sul 2022
Cresce l’export di prodotti bio made in Italy nel mondo. Nel 2023 si registra un aumento a valore del +8% sul 2022, con un peso del biologico sull’export agroalimentare italiano del 6%. Relativamente all’Europa, la Germania si conferma al primo posto assoluto come mercato di destinazione dei prodotti bio italiani sia per il food (il 69% delle aziende intervistate esporta bio in questo mercato) sia per il vino (il 66%). Al secondo posto si colloca il Benelux, con il 39% delle aziende food e il 52% di quelle vitivinicole presenti in questo mercato, seguito a ruota dai Nordics (Danimarca, Norvegia, Svezia, Finlandia, Groenlandia, Isole Far Oer e altri), rispettivamente con il 31% e il 52%. Il Benelux, assieme a Germania e Nordics, viene nuovamente citato dalle imprese tra i mercati europei che presentano le maggiori prospettive di crescita per i prodotti Bio italiani. A dirlo il nuovo focus di ITA.Bio, la prima piattaforma online di dati e informazioni per l’internazionalizzazione del biologico made in Italy, curata da Nomisma e promossa da Ice Agenzia e FederBio. Con un focus sul Benelux (Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo), da cui emerge che vino e pasta sono i prodotti trainanti. Nell’ultimo anno quasi il 60% dei wine users dell’area ha consumato almeno una volta vino italiano e, di questi, uno su quattro ha privilegiato quelli bio.
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Cronaca
L’“Oscar dell’olio” a Leonardo Pieraccioni
Gli Oscar sono gli Oscar, e nel giorno della consegna degli Academy Awards a Los Angeles, anche l’olio ha annunciato, ieri, i suoi vincitori. E il “Personaggio dell’Olio dell’Anno” 2024 per “Il Magnifico - European Extra Quality Olive Oil Award” è l’attore e regista toscano Leonardo Pieraccioni, per la sua “straordinaria capacità comunicativa benefica, piacevole e vibrante, proprio come le emozioni che sa far scaturire un grande olio”. L’“Oscar dell’olio” sarà di scena, domani, 13 marzo, al Circo-lo Teatro del Sale di Firenze.
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Wine & Food
Aste online, in Italia si compra meno vino, ma con più valore, secondo Catawiki
Le aste, comprese quelle online, sono spesso un’occasione per trovare un pezzo particolarmente pregiato, da tempo ricercato, qualcosa di speciale da conservare o regalare a portata di click. E questo vale, più di molti altri prodotti, anche per il vino, nonostante il 2023 sia stato un anno complicato con l’inflazione che ha “morso” il potere di acquisto delle persone. A confermare questa tendenza è la piattaforma Catawiki: il vino si è piazzato al quarto posto tra le principali categorie, per spesa, degli italiani (+4%), pari ad oltre 7 milioni di euro, dietro soltanto agli orologi, quella più in crescita (+33%), gioielli (-9%), arte moderna e contemporanea (+2%). Per il numero di oggetti, invece, il vino è al secondo posto, ma in calo del 9%, solo gli oggetti decorativi fanno, comunque, meglio (+14%). Nel 2023, quindi, si è acquistato vino più “caro”, ma meno bottiglie sul 2022.
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Il vino italiano vuole tornare a crescere in Usa. Con ottimismo, in un mercato complesso
Dalla tappa di Miami del “Simply Italian Great Wine Americas Tour” di “Iem”, le riflessioni di produttori e manager di grandi e piccole aziende. Tra l’attesa perchè il “destocking” faccia vedere i suoi effetti sulla ripartenza degli ordini, dopo un 2023 in frenata, la concorrenza delle altre bevande aloliche (e non), una distribuzione a maglie sempre più strette e da curare in ogni particolare, e stili ed occasioni di consumo che cambiano in un mercato fatto di tanti mercati, che resta il principale sbocco nel mondo per il vino italiano.
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