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WineNews
N. 3.154 - ore 17:00 - Martedì 11 Maggio 2021 - Tiratura: 31.116 enonauti,
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La News
Tannico punta forte sulla Francia
Dopo un 2020 chiuso in crescita dell’82%, a quota 37 milioni di euro, continua il percorso di crescita di Tannico, con un’operazione di primissimo piano sul mercato francese, dove ha trovato l’accordo per l’acquisizione di una quota di maggioranza di Venteàlapropriété, e-commerce fondato nel 2008 e attivo sul mercato deii vini premium, che ha chiuso il 2020 a 34 milioni di euro di fatturato. L’operazione verrà realizzata con mezzi propri, grazie a un aumento di capitale da 32 milioni di euro riservato ai soci di Tannico, tra cui Campari Group (che controlla il 49%), che si è impegnato a sottoscrivere fino al 100% dell’aumento di capitale.
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Primo Piano
Vendere le uve? Ottima idea a Trento e Bolzano, meno in Calabria: i ricavi per Regione
Quando raccontiamo il mondo del vino italiano, diamo quasi sempre per scontato che si tratti di un ciclo chiuso, in cui il produttore, grande o piccolo che sia, è anche viticoltore. È spesso così, ma non sempre. C’è, lungo la filiera, anche chi si limita al solo aspetto viticolo, vendendo poi le uve ad altri produttori, o conferendole ad una cooperativa di cui fa parte. In effetti, è un anello di cui poco si scrive, ma che ha un ruolo fondamentale, specie come attore economico. Seppure con differenze talvolta abissali tra Regione e Regione, come raccontano i dati di Ismea sul ricavo medio del vigneto Italia. In media, tra vini comuni, Igp e Dop, le uve più preziose sono proprio quelle della provincia di Bolzano, che garantiscono un ricavo medio di 21.463 euro ad ettaro, mentre in Calabria, appunto, un ettaro vitato porta ricavi per 3.122 euro. Una forbice ampissima, ma se in alto solo la Provincia di Trento, dove la valorizzazione del prodotto, anche grazie al lavoro eccezionale delle cooperative, si avvicina a quella di Bolzano (17.402 euro), in basso sono in molti a registrare valori simili ai viticoltori calabresi. Un ettaro vitato in Sicilia garantisce un reddito di appena 3.826 euro, in Umbria di 3.865 euro, nelle Marche di 3.898 euro. Va meglio ai viticoltori di Lazio (4.332 euro), Basilicata (4.529 euro), Campania (4.836 euro) e Sardegna (5.180 euro). In Lombardia un ettaro vitato garantisce ricavi per 5.738 euro, in Molise 5.784 euro, poco meno di Emilia Romagna (6.342 euro) e, soprattutto, Toscana (6.651 euro). Meglio fanno Abruzzo (7.300 euro), Puglia (7.477 euro), Liguria (8.644 euro), Veneto (9.949 euro), Piemonte (10.019 euro), Valle d’Aosta (11.488 euro) e Friuli Venezia Giulia (11.807 euro). Rapporti che rimangono sostanzialmente invariati se si sposta il fuoco sulle uve da vino a denominazione d’origine o a indicazione geografica, mentre tutto cambia se si limita l’analisi ai vini comuni, con le rese spinte su livelli decisamente importanti. E allora, in molte Regioni è più remunerativo produrre uve destinate alla produzione di vino comune che uve destinate alla produzione di vini a denominazione, come in Puglia (9.743 euro ad ettaro) e Abruzzo (8.166 euro), ma bene fanno anche Veneto (7.590 euro) ed Emilia Romagna (6.763), mentre crolla la rimuneratività delle Province di Bolzano (2.774 euro) e Trento (3.885 euro).
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Italia, “una vendemmia” in cantina
Il vino italiano, anche in pandemia, come abbiamo raccontato spesso, si è bevuto. In casa più che al ristorante, ovviamente, in Italia, ma anche nel mondo. E, in generale, le scorte di cantina del Belpaese, dopo un anno di limitazioni e chiusure di un “fuori casa” che sta, pian piano, cercando di ripartire, non sono poi così diverse, nel complesso, rispetto ad un anno fa. Al 30 aprile 2021, infatti, nelle cantine d’Italia erano presenti 52,7 milioni di ettolitri di vino (più o meno quanto il prodotto dell’intera vendemmia 2020, secondo i dati Istat, ndr), il +1,5%, rispetto al 28 aprile 2020 (mentre al 31 marzo 2021, il dato era superiore del +3,6 sul 2020, ndr). A cui vanno aggiunti 5 milioni di ettolitri di mosti (-6,5%) e 123.650 ettolitri di vino nuovo ancora in fermentazione (-27,9%). A dirlo l’ultimo report Cantina Italia del Ministero delle Politiche Agricole.
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Focus
Integrazione tra i filari del Brunello di Tenute Silvio Nardi
Che l’agricoltura più avanzata, come quella da cui nasce il vino, sia terra fertile anche per l’integrazione, attraverso il lavoro, è una certezza. Ma, da qualche tempo, alcune imprese vinicole italiane, sposando la causa di un’altra eccellenza italiana che è quella del cosiddetto “terzo settore”, stanno facendo un salto di qualità in questo senso. E dopo avervi raccontato del progetto della cantina umbra che ha riscoperto il Sagrantino di Montefalco, Arnaldo Caprai, insieme alla Caritas di Foligno, e quello che a Bordeaux, in Francia, con Château Pédesclaux, arriva dai filari del Brunello di Montalcino un’altra bella storia, quello del progetto “Icare”, che coinvolge una delle più importanti realtà del territorio, la Tenute Silvio Nardi di Emilia Nardi, e la Asl Toscana Sud Est. E così 24 giovani migranti, richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale, che arrivano da Togo, Mali, Pakistan, Ghana, Nigeria, Guinea Bissau, Sierra Leone, Benin e Gambia, a Casal del Bosco, quartier generale delle Tenute Silvio Nardi, hanno iniziato un percorso partito imparando la potatura della vite e dell’olivo, ma che vede in campo diversi professionisti: dall’agronomo alla psicologa, dagli esperti di medicina del lavoro a quelli della sicurezza sul luogo di lavoro, fino alla mediazione culturale e l’accompagnamento.
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Cronaca
Riapre la Citè du Vin di Bordeaux
Il 19 maggio, in Francia, sarà il giorno della riapertura di bar e ristoranti. Ma riaprire i battenti sarà anche la Citè du Vin di Bordeaux, uno dei musei e dei luoghi della cultura del vino più visitati al mondo. Dalle ore 10 di mercoledì 19 maggio sarà  possibile tornare a visitare le esposizioni permanenti della Citè, così come quella temporanea “Drinking with the gods”, aperta fino al 29 agosto ed incentrata sul legame tra il vino e religioni in epoca greca e romana. Ovviamente, con accessi limitati, mascherina, gel igienizzante e così via. 
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Wine & Food
Barometro Michelin: la lenta ripartenza della ristorazione nel mondo. Aperti il 36% dei locali
Per fermare un settore come la ristorazione basta un decreto. Per farlo ripartire, serve molto di più. Considerazione ovvia, ma che nei numeri del barometro Michelin segna la lenta ripresa di un settore tra quelli che ha pagato di più la crisi, a livello mondiale. Al 2 maggio 2021, secondo il barometro della guida, la progressione delle aperture, rispetto al 25 aprile, è minima: si passa dal 33% al 36%. Con una sostanziale stabilità in Usa (dove siamo intorno al 66%), ed un piccolo sprint in un’Europa ancora a macchia di leopardo (in Francia le prime riaperture partiranno dal 19 maggio), dove, nella scorsa settimana, hanno riaperto 148 locali stellati, di cui 101 in Italia (sul totale di 371). Intanto, il Ministero dell’Interno chiarisce un punto che ha fatto discutere: il take away per i bar in zona gialla è consentito anche dopo le ore 18, sottolinea la Fipe/Confcommercio.
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La forza del vino italiano, la ripartenza in Usa, la critica che cambia: parla Antonio Galloni
A WineNews il fondatore di Vinous: “ormai c’è grande qualità in tutte le Regioni. E-commerce e digitale resteranno anche dopo il Covid, continua ad esserci una grande richiesta di eventi virtuali e digitali”. Arriva il servizio “Vinous Preview”, che consente (a pagamento) al trade di accedere al calendario editoriale e di vedere punteggi e recensioni 48 prima della pubblicazione: “è rivolto a chi vende vino, non ai produttori. È una evoluzione, ma il nostro lavoro editoriale non cambia”.
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