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N. 2.959 - ore 17:00 - Giovedì 6 Agosto 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Si chiude con i fuochi di artificio il luglio delle aste enoiche di Christie’s, che in pochi giorni ha raccolto oltre 5 milioni di euro, portando sotto il martello due collezioni, una online e l’altra a Londra, il 28 luglio. Dove si sono fatti valere i fine wine del Belpaese. A partire dal lotto top tra quelli italiani: 12 bottiglie di Barolo Le Rocche del Falletto di Serralunga d’Alba Riserva 2004 di Bruno Giacosa, battute a 7.963 sterline. Bene anche il Barolo Monfortino Riserva 2010 di Giacomo Conterno, sempre sulla cresta dell’onda: due magnum assegnate a 3.675 sterline. Da segnalare due bottiglie di Sassicaia 1985, che hanno toccato le 2.695 sterline. |
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Una perdita secca del -12,3% in valore, pari ad un calo di 329 milioni di dollari: è il conto salato dei 7 mesi di importazioni di vino negli States tra novembre 2019, primo mese pieno di applicazione dei dazi su tanti vini europei, soprattutto francesi, da parte degli Stati Uniti, e maggio 2020, con il peso della pandemia ancora quasi tutto da calcolare, sullo stesso periodo dell’anno precedente. Una perdita che grava quasi totalmente sulle spalle della Francia, che ha perso 289,5 milioni di dollari (pari al -36%), mentre l’Italia, tutto sommato, riesce a tenere, con una crescita nel periodo in esame del 2,7%, e cioè un aumento pari a 22,9 milioni di dollari. Il peso della pandemia, che Oltreoceano non sembra per niente intenzionata a rallentare, si fa sentire anche a New York, metropoli simbolo del dinamismo e del consumo statunitense, dove le vendite di vino sono sì messe in crisi dalla chiusura di locali, ristoranti e bar, ma enoteche e wine shop restano aperti, tenendo di fatto vivo il commercio enoico, con l’Italia, come sempre, tra i grandi protagonisti. Se si prendono in considerazione le etichette di vino rosso in vendita nei wine shop della Grande Mela, infatti, secondo i numeri dell’istituto di analisi Mibd, tra i brand più presenti sugli scaffali c’è Antinori, griffe simbolo dell’eccellenza enoica tricolore e tra i principali ambasciatori dell’Italia del vino nel mondo, nel 46% delle enoteche newyorkesi, alla posizione n. 7 della classifica, in cui sul podio salgono l’argentina Bodega Catena Zapata, presente nel 52% dei listini, Louis Jadot (nel 50% dei listini) e Domaine Faiveley (48%). Storia diversa se si considerano le denominazioni: qui, l’Italia è decisamente più presente, con al comando principalmente due delle Regioni più votate alla viticoltura, Piemonte e Toscana, piazzando, al secondo posto, il Barolo, messo a listino dal 96% dei commercianti di vino, secondo solo alla Napa Valley (98%). Alla posizione n. 4 e n. 5 si trovano il Montepulciano d’Abruzzo e il Toscana Igt, sempre al 96%; più in basso, alle posizioni 11, 12 e 13 si trova la triade Brunello di Montalcino (92%), Sicilia Igt (90%) e Chianti Classico (88%). A chiudere la classifica, il Barbaresco (82%). |
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Il via libera definitivo arriverà domani, con il voto finale in Consiglio dei Ministri, ma sul Dl Agosto la convergenza sembra solida. Almeno per le due misure che riguardano da vicino il mondo della ristorazione e dei consumi: in bozza c’è la proposta di uno sconto del 20% su pranzi e cene fuori casa (forse al 25% per i locali dei centro città) per incentivare i consumi. All’inizio sembrava si dovesse applicare soltanto ai pagamenti tracciabili, attraverso bancomat e carte di credito, ma è possibile un’estensione anche ai pagamenti in contanti, applicato a pranzi e cene al ristorante da settembre a novembre 2020. Resta da decidere il limite di spesa, mentre ai ristoranti dovrebbe andare anche un contributo a fondo perduto per l’acquisto di prodotti italiani da utilizzare nelle attività. |
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La vigna, ed ovviamente il vino, firmato da Riccardo Cotarella, tra i più affermati winemaker italiani, presidente degli Enologi Italiani e dell’Union Internationale des Enologues, come fiore all’occhiello di un progetto imponente, nato anni fa per riconnettere uno dei più importanti imprenditori della moda italiana, Brunello Cucinelli, alla sua terra di origine, l’Umbria. Dove il re del cachemire ha restituito alla bellezza di un tempo Solomeo, a pochi chilometri da Perugia, e la sua periferia: 100 ettari di campagna riportati allo splendore rinascimentale, tra ulivi e vigneti, che caratterizzano da secoli il panorama umbro. Una storia diversa dalle altre: più che un semplice investimento, quella di Brunello Cucinelli è la chiusura di un cerchio, alla cui fine ci sono sette ettari vitati, a Sangiovese, Montepulciano, Merlot e Cabernet Sauvignon, allevati secondo i più moderni sistemi di viticoltura, con l’obiettivo di portare in cantina, dopo una selezione severissima, uve perfette, da cui nascerà un vino di grande qualità e capacità di invecchiamento. La prima annata, la 2018, sarà sul mercato con ogni probabilità nel 2021: una sola etichetta, in bottiglia dopo un unico passaggio in legni nuovi, di pregio assoluto. E che, nei prossimi giorni, verrà svelata proprio da Brunello Cucinelli e da Riccardo Cotarella. |
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Non solo riportare viaggiatori in Friuli Venezia Giulia, alla scoperta delle eccellenze del territorio, nel piatto e nel calice, ma dare anche vita alla filiera enogastronomica, unendo, in un unico progetto agricoltori, vignaioli, chef, ristoratori, artigiani. Ecco la “Nuova Cucina”, progetto firmato dal Consorzio Fvg Via dei Sapori, insieme alla Regione e PromoTurismoFvg. Messa in crisi dal lockdown e dalla pandemia di Coronavirus, l’enogastronomia è la protagonista assoluta del rilancio dell’Italia nel mondo, ed è da qui che il Friuli ha deciso di ripartire. |
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Ai tempi della green economy e dell’e-commerce, anche in Valle d’Aosta arriva la vigna in sharing, ossia la possibilità di adottarne una e seguirne il corso di vita lungo un anno, con l’iniziativa “Adotta un Cru” della griffe enoica valdostana Famiglia Grosjean, che permette di vivere in prima persona l’esperienza di coltivare, far crescere e produrre vini d’eccellenza, dai grappoli alla bottiglia. Sarà così che, per dodici mesi, gli appassionati di vini e vitigni eroici potranno diventare orgogliosi protagonisti della quotidianità vinicola di una cantina storica. Da osservatori attivi, verranno a conoscenza della vita pratica in vigna, osservando l’andamento vegetativo della pianta e le più importanti pratiche agronome. |
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“La misura è stata richiesta, unitariamente, dalla filiera, non è una critica all’operato del Governo. Da quando è stata richiesta a quando è stata applicata, però, il mercato è cambiato, e le giacenze dei vini generici oggi sono bassissime, rendendo poco interessante la misura, con l’eccezione di quelle Regioni in cui c’è stata un’integrazione che ha portato il rimborso a 40 centesimi al litro. Alla fine, sui 50 milioni di euro stanziati, ne sono stati usati 14-15. Avessimo esteso la misura ai vini a denominazione, come in Francia, avrebbe avuto un peso del tutto diverso”. |
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