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WineNews
N. 3.241 - ore 17:00 - Venerdì 10 Settembre 2021 - Tiratura: 31.087 enonauti,
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La News
Terra, tengono i valori. Vigna in testa
I vigneti delle denominazioni più importanti d’Italia, dal Barolo (che arriva a 1,5 milioni di euro ad ettaro) al Brunello di Montalcino (700.000 euro), dall’Alto Adige (690.000) alle colline del Prosecco Docg (450.000), restano i terreni più preziosi d’Italia, ma tengono anche i meleti della Val Venosta (fino a 700.000 euro ad ettaro) e della Val d’Adige (600.000), quelli per la floricoltura della Piana di Albenga (500.000), nel Savonese, o quelli di San Remo (320.000). Esempi di un mercato fondiario che la pandemia ha rallentato in termini di numero di compravendite, ma senza rilevanti conseguenze sulle quotazioni dei terreni. A dirlo l’indagine del Crea.
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Primo Piano
Al giro di boa del 2021 l’export del vino italiano cresce del +15,8% a 3,33 miliardi di euro
Una rondine non fa primavera, ma uno stormo di rondini è un segnale ben preciso, assolutamente positivo, che arriva per il vino italiano dal fronte dei mercati, dove, al giro di boa di questo 2021 diventato - al di là di ogni simbolismo - l’anno del rilancio per l’economia italiana, le spedizioni fanno segnare una crescita del +15,8% sul primo semestre 2020, a quota 3,33 miliardi di euro, come raccontano gli ultimi dati Istat analizzati da WineNews. E se il paragone con un anno a dir poco difficile appare ingeneroso, il parallelo con il ben più felice 2019 - quando le spedizioni toccarono nello stesso periodo i 3 miliardi di euro - restituisce la misura della straordinarietà di questa prima metà anno: +10%. Dati ancora migliori del mese di maggio, che sembrano instradare il vino italiano verso il definitivo recupero delle proprie posizioni un po’ dappertutto. Le crescite maggiori, almeno in termini percentuali, arrivano dai mercati asiatici: la Cina, che da inizio anno ha azzerato le importazioni enoiche dalla vicina Australia, torna ad essere un’opportunità, mentre la Corea del Sud dimostra perché secondo il “Global Compass” di Wine Intelligence è stabilmente il secondo mercato al mondo per attrattività. Dietro, ovviamente, agli Stati Uniti, dove i magazzini degli importatori sono stati svuotati da un po’, e i consumi stanno letteralmente volando, proprio come nel vicino Canada. Sostenuti anche i ritmi di Germania ed Austria che, come Norvegia e Svezia, sono tra i pochi Paesi a non aver mai interrotto i flussi commerciali con l’Italia, neanche nei mesi del lockdown. Tra le mete principali, la Germania si conferma mercato in ottima salute: +6%, da 509 a 539,5 milioni di euro. Unica nota dolente, ma sulla strada del totale “recupero”, è quella che stecca il Regno Unito: -1,8%, da 305 a 299,4 milioni di euro, ben lontani dai 337,8 milioni di euro del 2019. Il primato degli Stati Uniti non è mai stato così solido, specie dopo il +18,6% registrato nel primo semestre 2021 sullo stesso periodo del 2020, che porta le spedizioni di vino italiano da 724 a 859 milioni di euro. In Asia, la Cina cresce del +75,7%, passando da 37 a 65 milioni di euro, il dato migliore degli ultimi cinque anni, mentre la sorprendente Corea del Sud fa segnare il +161,2%, a quota 46,5 milioni di euro.
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Denominazione, dall’Ue stop ai nomi-truffa
Stop ai nomi truffa che evocano, in modo strumentale ed ingannevole, prodotti a denominazione di origine riconosciuti e tutelati dall’Unione Europea, come lo Champagne e il Prosecco. Così la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che si è pronunciata contro l’utilizzo di termini storpiati o grafiche per richiamare tipicità protette dalle norme europee. Una sentenza storica per l’Italia, sottolinea la Coldiretti, che è leader in Europa nelle denominazioni di origine, che sviluppano un valore della produzione di 16,9 miliardi di euro e un export da 9,5 miliardi di euro con il contributo di oltre 180.000 operatori. Il caso è nato dal ricorso del Comité Interprofessionnel du Vin de Champagne (Civc), organismo per la tutela degli interessi dei produttori di Champagne, contro una catena di bar spagnoli che usa il nome “Champanillo”.
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Focus
Tra Unesco e ricerca, il futuro del Chianti Classico
Un mercato che tira e che, in fondo, non si è mai fermato, visto che le vendite di Chianti Classico in questi primi 8 mesi del 2021 sono sopra del 20% al 2020 ma anche del 9% sul 2019, una qualità diffusa dei vini della denominazione universalmente riconosciuta, per un territorio tra i più belli ed intatti del mondo, quello delle colline racchiuse tra la Siena del Medioevo e la Firenze del Rinascimento, che dopo aver praticamente concluso il percorso per le Menzioni Geografiche Aggiuntive, ed aver rafforzato ancora di più il valore della Gran Selezione, vertice qualitativo della denominazione (la percentuale di Sangiovese minima passa dall’80% al 90%), ora punta a due grandi obiettivi: il riconoscimento Unesco per il territorio, ed un nuovo grande progetto di ricerca agronomica e viticola come è stato in passato “Chianti Classico 2000”, determinante per la riscossa del Gallo Nero, con il target dichiarato di migliorare ancora di più la qualità e l’espressività della territorialità dei vini del Chianti Classico, ma anche di governare al meglio il cambiamento climatico. C’è tutto questo nel programma di Giovanni Manetti, produttore con la storica Fontodi, Cavaliere del Lavoro e appena riconfermato alla presidenza del Consorzio del Chianti Classico (l’intervista a WineNews nell’approfondimento).
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Cronaca
13 famiglie ed il racconto dell’Amarone
Davanti ad una telecamera, sulle immagini di vigneti e cantine, raccontano la Valpolicella attraverso l’Amarone che ne è interprete. Così i produttori delle 13 aziende delle Famiglie Storiche (Allegrini, Begali, Brigaldara, Guerrieri Rizzardi, Masi, Musella, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Torre D’Orti, Venturini e Zenato), cantine che hanno contribuito in maniera decisiva all’affermazione di uno dei territori del vino più prestigiosi d’Italia, nel docufilm “ Le Famiglie Storiche - Un racconto sull’Amarone”, presentato ieri a Verona, e visibile on line.
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Wine & Food
Schenk Italian Wineries cresce e investe ancora: acquisita azienda e vigneto bio in Salento
Uno dei gruppi più importanti del vino italiano, il gruppo Schenk Italian Wineries (che fa parte del Gruppo Schenk, una delle più grandi aziende vinicole a conduzione familiare in Europa, con 3.500 ettari di vigneto complessivi tra Svizzera, Francia, Italia e Spagna), sulla scia del successo di mercato del marchio Masso Antico a livello internazionale - che copre le più importanti denominazioni pugliesi e si concentra soprattutto sul Primitivo del Salento – investe in Puglia, con l’acquisizione di un’importante azienda agricola di vigneto biologico nel Salento, il cui obiettivo è quello di consolidare la crescita - robusta - nel primo semestre 2021, con un fatturato in crescita del +21% sullo stesso periodo 2020, come spiegato da Daniele Simoni, ad Schenk Italian Wineries.
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“Al lavoro per un piano nazionale dell’enoturismo che ancora l’Italia non ha”
A WineNews il Ministro del Turismo Massimo Garavaglia, dalla Global Conference on Wine Tourism in Portogallo. Che nel 2022 sarà in Italia, ad Alba. “Lavoreremo su dati e progetti insieme alla professoressa Roberta Garibaldi. Serve un’offerta sempre più integrata con altri segmenti del turismo. Stiamo lavorando perché l’evento del prossimo anno non sia un evento spot, ma un grande evento per l’enoturismo di tutta Italia”.
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