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WineNews
N. 4.141 - ore 17:00 - Giovedì 30 Gennaio 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Vino, Uk alle prese con accise e non solo
C’è grande allarme tra il trade del vino in Uk, mercato tra i più importanti al mondo (e terzo per l’Italia, con 708 milioni di euro l’export di vino tricolore nei primi 10 mesi 2024, a +1,8% sul 2023, dati Istat): la riforma delle accise che sarà in vigore da febbraio, e quella sul riciclo degli imballaggi e dei rifiuti prevista in aprile, potrebbero far aumentare il costo a bottiglia di 80 penny, penalizzando soprattutto i vini “entry level”, e caricando le imprese inglesi, e non solo, di un ulteriore fardello burocratico, penalizzando attività e consumi. A rilanciare l’allarme (in approfondimento) la “Wine and Spirit Trade Association” (Wsta).
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Primo Piano
“Grandi Langhe” 2025: qualità e varietà, la forza del vino italiano nel mondo, secondo i buyers
Non sono certo anni facili per il mercato del vino mondiale, con i consumi in calo un po’ ovunque, tra difficoltà delle economie di tanti Paesi importanti, il salutismo crescente, le tensioni internazionali, il cambiamento climatico e non solo. L’Italia, però, nel complesso sembra reggere, e se nel 2023 le esportazioni hanno toccato i 7,7 miliardi di euro, le cose potrebbero essere andate ancora meglio nel 2024, visto che i dati Istat dei primi 10 mesi parlano di una crescita del +5,6% sullo stesso periodo 2023. Ma dai diversi mercati, dagli Usa al Regno Unito, dal Canada al Nord Europa, passando per Messico e Asia, arrivano sentiment diversi, e non troppo negativi. Almeno secondo i tanti buyer del mondo, incontrati da WineNews, a “Grandi Langhe” 2025, nei giorni scorsi, a Torino, evento firmato dal Consorzio dei Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani e da quello del Roero, in collaborazione con Piemonte Land, che ha riunito sotto lo stesso tetto gran parte delle denominazioni di quel Piemonte che, insieme al Veneto ed alla Toscana, è stabilmente tra le prime tre regioni per valori esportati, grazie al blasone dei suoi grandi vini. Ma dietro alle quali si stanno affermando anche altre realtà italiane, soprattutto (ma non solo) del Sud Italia, che, in molti mercati maturi, rappresentano curiosità stimolanti per i consumatori più appassionati e storici, ma anche interessanti vini di “primo contatto” con la produzione italiana (anche grazie a prezzi più vantaggiosi) per chi inizia oggi ad approcciarsi al vino. Come raccontano, in estrema sintesi, le riflessioni (in approfondimento) di Brian Larky (Dalla Terra) e James Bube (Master Sommelier) dagli Usa, Loic Monti (Valmonti) dal Canada, Penelope Edwards (Cellar Door Wines) dal Regno Unito, e ancora, dai mercati del Nord Europa, Niklas Bergqvist (Restaurangakademien) e Michael Mobach (Spring Wine & Spirits) dalla Svezia, Heidi Makinen (Vinitie - Finlandia), Marius Sobye (Nebbiolo Wines - Norvegia) e Eliana Napoli (KB Vin A/S - Danimarca), mentre dall’Asia arrivano le testimonianze di Alan Kwok (Italian Wine Ambassador - Hong Kong), Le Hoang Khanh Vi (Vsa - Vietnam) e Stephanie Lee (Leading brands wine & spirits - Taiwan), con un tocco latino, dal Sudamerica, firmato da Giovanni Orlotti Macias (Importadora Y Exportadora Orfe, Messico). 
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Vino e guida, Lollobrigida: “nessun crollo”
I consumi di vino al ristorante, dopo il grande impatto mediatico della riforma del nuovo Codice della Strada, a detta della stragrande maggioranza dei produttori e dei ristoratori e gestori di locali, hanno subito un drastico calo. Ma non è così, secondo il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. “Dal punto di vista della ristorazione - ha detto il Ministro alla stampa, da Bruxelles, nelle scorse ore - i dati così allarmistici che venivano diffusi non corrispondono alla realtà. Basta chiedere al mondo della ristorazione e della produzione di vini: ad oggi non ci sono stati cambiamenti così significativi come all’inizio sembrava”. Ancora, ha detto il Ministro, “io bevo, molto volentieri, quando vado a cena, ma provo a bere il giusto, senza esagerare. E tendenzialmente non guido quando bevo. La sicurezza delle persone viene al primo posto”. 
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Focus
Oltre 4.000 “patriarchi della vite” nell’Old Vine Registry
Nel mondo, in ben 39 Paesi, ci sono 4.025 “patriarchi della vite”, le vecchie vigne ancora coltivate e custodite su 11.910 ettari, che rappresentano un patrimonio naturale e culturale, da studiare per il futuro del vino per la loro incredibile resilienza. Il più antico? È il vigneto di Versoaln, vitigno autoctono dell’Alto Adige coltivato su pergola, piantato all’incirca nel 1670 e ancora produttivo, nonostante la veneranda età di 355 anni, a Castel Katzenzungen a Prissiano dove fa parte dei “Giardini di Sissi” di Castel Trauttmansdorff. E che è il primo tra gli esemplari di viti secolari che hanno permesso all’Old Vine Registry, il primo database digitale, aperto al contributo di tutti, che raccoglie, cataloga e racconta i vigneti più vecchi del mondo, pre e post fillossera, di raddoppiare gli iscritti, dal lancio nel 2023 quando ne contava 2.183, ad oggi. Ma anche di puntare all’obiettivo di registrare 10.000 vitigni storici entro il 2027. Anche perché, ha annunciato il wine writer Alder Yarrow, che quotidianamente si occupa della compilazione, “tutti i vigneti piantati nel 1990 hanno ora 35 anni e possono essere inseriti nel registro”. L’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv) ha, infatti, recentemente stabilito la definizione ufficiale secondo la quale una vite è vecchia quando ha un’età di “almeno 35 anni o superiore”. 
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Cronaca
Sicurezza: bar e locali contro Piantedosi
Prevenire atti illegali o situazioni di pericolo all’interno o vicino gli esercizi pubblici valorizzando, per il mantenimento della sicurezza, i comportamenti degli esercenti. Il decreto del Ministro dell’Interno Piantedosi ha scatenato le reazioni di proprietari e gestori: “non possiamo prenderci carico del controllo della legalità dentro e fuori dai locali - tuonano Confesercenti e Confcommercio - spetta alle forze dell’ordine”. Poi il Ministro precisa su X: “niente obblighi, ma volontarietà”. Chiesto tavolo tecnico al Viminale.
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Wine & Food
Dal drone concimatore alle app anti-gelate, l’agricoltura guarda sempre più alla tecnologia
L’agricoltura è spesso associata alla tradizione. Ma nei millenni, in un’attività vitale per l’uomo, l’innovazione dei processi, e anche dei prodotti, è stata l’unica costante. Un percorso che continua anche oggi. E così, dal drone concimatore alla piattaforma che avvisa delle gelate via smartphone, fino alle fototrappole per gli insetti dannosi, sono alcune delle innovazioni per aiutare gli agricoltori italiani a difendere le campagne dagli effetti del clima e i propri bilanci dagli aumenti dei costi di produzione, presentate dalla Coldiretti a Fieragricola Tech a Verona, che si chiude oggi a Veronafiere. Una vera e propria rivoluzione, spiega Coldiretti, anche dal punto di vista occupazionale. “Nei prossimi anni saranno necessarie almeno 5.000 nuove posizioni lavorative per accompagnare la digitalizzazione del settore agricolo”.
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Consorzio Vini di Romagna
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“Wine & Siena”, degustazione in un “museo d’arte diffuso”. Ma che valore culturale ha il vino?
Le parole dei vignaioli nel “festival” senese, tra la bontà del vino e la bellezza del Mediovevo, firmata dal “Merano WineFestival” by Helmuth Köcher. Con una riflessione intorno al vino che è, a suo modo, un prodotto artistico, che si valorizza ancora di più con i calici che si degustano tra affreschi, dipinti ed opere d’arte. Come raccontano i vertici di cantine che vanno da Camigliano a Lunadoro, da Piombaia a Ridolfi, passando per Monsupello, Leone De Castris e Abbazia di Novacella.
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