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WineNews
N. 3.631 - ore 17:00 - Mercoledì 15 Marzo 2022 - Tiratura: 31.127 enonauti,
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La News
L’asta degli Hospices de Nuits-Saint-Georges
Oltre 3,6 milioni di euro raccolti, con una crescita del 45% sul 2022, ed il record di 64.580 euro per la “charity pièce” - la Cuvée des Bienfaiteurs, un assemblaggio dei nove Nuits-Saint-Georges Premiers Crus della tenuta - venduta per sottoscrizione, che andranno a favore di Les Blouses Roses, la cui missione è contribuire al benessere delle persone vulnerabil in ospedale e nelle case di riposo. Ecco gli highlights dell’asta dei vini degli Hospices de Nuits-Saint-Georges n. 62, andata in scena il 12 marzo a Château du Clos de Vougeot. Con il binomio che unisce grande vino e beneficenza che, ancora una volta, centra il suo obiettivo.

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Primo Piano
Export, il record italiano ancora trainato dagli spumanti e del Prosecco (che fa +20% in Francia)
Gli spumanti continuano ad essere il vero traino delle esportazioni italiane, con un +19% in valore, che diventa +22% se si guarda al solo Prosecco - con il re delle bollicine italiane che fa ben +20% in Francia, terra dello Champagne - ed una crescita anche in volume, pari al +6% (dove spicca il +9% dell’Asti Spumante), mentre faticano i vini fermi imbottigliati (-3% volume), con i rossi in sofferenza che chiudono a -4% volume e +4% valore, contro il +12% dei bianchi. In particolare, sui rossi, risultano in contrazione i volumi nelle fasce di posizionamento più basse (sotto i 3 euro), mentre tengono molto bene e anzi risultano in buona crescita i vini premium, in particolare piemontesi (+9%), veneti (+4%) e toscani (+6%). I frizzanti cedono il -7% in volume ma guadagnano il 6% a valore. È lo spaccato sulle esportazioni di vino italiano che emerge dall’analisi dell’Osservatorio Unione Italiana Vini - Uiv, Ismea e Vinitaly, sulle esportazioni 2022 del vino italiano che, come già riportato da WineNews, secondo i dati Istat, si sono fermate poco sotto i 7,9 miliardi di euro (+9,8% sul 2021), con volumi, però, sostanzialmente piatti (22 milioni di ettolitri, -0,6%). “Rimane - rileva l’Osservatorio - la consapevolezza che il record commerciale sia senz’altro determinato da un doping dei prezzi, tanto necessario al fine di limitare l’erosione dei margini causata dal surplus dei costi, quanto pericoloso sul fronte dei consumi previsti per il 2023”. Tra le Regioni con oltre 2,8 miliardi di euro di fatturato all’estero e una performance nei dodici mesi superiore alla media italiana (+13,4%) il Veneto rafforza la sua leadership sulle esportazioni tricolore, guadagnando una quota pari al 36% sul totale nazionale. Si confermano anche il secondo e terzo posto del podio, con il Piemonte in crescita rallentata (+4,6%, a 1,28 miliardi di euro) e tallonato dalla Toscana, che chiude in linea con i risultati nazionali (+10,4%, 1,25 miliardi di euro). A seguire le 3 regioni, responsabili complessivamente del 68,2% dell’export enologico made in Italy, il Trentino Alto-Adige (-1,1% il risultato tra gennaio e dicembre 2022) e l’Emilia-Romagna (+8,9%). Sul fronte delle performance nelle principali regioni enologiche, spiccano le accelerazioni di Friuli-Venezia Giulia (+39,7%), Marche (+25,9%) e Sicilia (+21%). 
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Il vino è diviso sulla riforma delle Ig
Il vino d’Italia e d’Europa è diviso sulla riforma delle Indicazioni Geografiche a cui si lavora in Ue. 200 consorzi o organizzazioni dell'interprofessione di tutta Europa, ma soprattutto francesi (e per l'Italia i Consorzi di Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, Franciacorta, Vino Nobile di Montepulciano, Castel del Monte e l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini, per l’Italia) hanno scritto una lettera ai deputati Europei, ritenendo la riforma delle Ig, così come è oggi, una “minaccia esistenziale”. Sul fronte opposto organizzazioni come Federvini e Unione Italiana Vini - Uiv, che sono sulla linea di Paolo De Castro, relatore per il Parlamento Ue in materia, secondo cui, invece, inserire il vino nella riforma sarebbe una maggior tutela (in approfondimento). Dibattito acceso, in vista del 25 aprile, quando in Ue si entrerà nel vivo della discussione sulla riforma.
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Focus
Nel 2022 vino italiano in Russia a +15,8%. Ucraina a -35%
Il lascito del 2022 è una guerra che ha fatto fare all’Europa un salto indietro nel tempo dopo decenni di pace. Finita quando la Russia di Putin ha deciso di invadere la vicina Ucraina per ristabilire un’egemonia politica persa ormai dalla dissoluzione dell’Urss, trascinando Kiev in un conflitto drammatico. Che ha portato morte e distruzione e allontanato Mosca da Bruxelles, azzerando anni di diplomazia e accordi commerciali. La Ue ha infatti reagito con una lunga lista di sanzioni, da cui è stato esentato il vino, ad eccezione delle bottiglie importate ad un prezzo superiore ai 300 euro. Non è così sorprendente, così, che il 2022 per le esportazioni del vino italiano verso la Russia si sia rivelato un anno addirittura di crescita: +15,8%, per 172 milioni di euro, solo dalle spedizioni dirette, di cui tengono traccia gli ultimi dati Istat analizzati da WineNews. Storicamente, però, tanto vino, non solo italiano, arriva sul mercato russo attraverso i Paesi Baltici, e per quanto sia difficile calcolare il peso delle triangolazioni con Estonia, Lettonia e Lituania, è piuttosto interessante la crescita delle importazioni di tutti e tre i Paesi (in approfondimento). L’Ucraina, invece, pensa a resistere più che a brindare, e nel 2022 le spedizioni di vino italiano sono crollate a 35,8 milioni di euro (-35,5%).

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Cronaca
La scuola va nei campi
In Italia, soprattutto per i bambini che vivono in città è sempre più difficile mettere in relazione i tempi, i modi e il lavoro della terra e il valore del cibo che trovano nel piatto a casa o nelle mense scolastiche. Riflessioni da cui nasce “Magica Terra”, progetto gratuito di educazione alimentare del Consorzio Agribologna con Ri.Nova e Comune di Bologna, che, dal 28 marzo, porterà mille alunni dai 3 ai 10 anni delle Scuole dell’Infanzia e Primarie nelle aziende, coinvolgendo per la prima volta sul territorio un numero così grande di “consumatori in erba”.
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Wine & Food
Sostenibilità, prodotti di nicchia, frutta “green”: i next trend del food & beverage
Dai prodotti di nicchia al seafood sostenibile, dai nuovi orizzonti della pasta alla frutta conservata “green”, passando per il no waste: ecco i futuri trend del food & beverage, di scena a Tuttofood (8-11 maggio, Milano), che, ogni due anni, riunisce il gotha delle aziende agroalimentari di tutto il mondo, ulteriormente rafforzata dal recentissimo accordo tra Fiera Milano e Fiere di Parma. Le tensioni inflazionistiche pesano inevitabilmente sul portafoglio dei consumatori, ma i trend non sembrano confermare l’adagio secondo cui “se si guadagna meno, si mangia peggio”. In molti Paesi si amplieranno le fasce di consumatori che devono tenere sotto controllo la spesa, ma in molti mercati sensibili al tema cibo, come l’Italia, non si rinuncia alla qualità. L’agroalimentare made in Italy gode di ottima salute: vale oltre 540 miliardi di euro e rappresenta circa il 25% del Pil, secondo dati Istat. 
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Promozione del vino: meglio le grandi fiere generaliste o gli eventi “tailor made”?
La parola d’ordine è “selezionare”. Da “Matter of Taste” 2023 by “The Wine Advocate”, a Zurigo, parlano i produttori di fine wine italiani. Tra la voglia di eventi sempre più targettizzati, e quella di parlare alla platea più ampia possibile. Le parole di Marco Caprai (Arnaldo Caprai), Alessandro Mori (Il Marroneto), Marilisa Allegrini (Allegrini), Michele Bernetti (Umani Ronchi), Enrica Cotarella (Famiglia Cotarella), Armando Castagnedi (Tenuta Sant’Antonio), Gottfried Pollinger (Nals Margreid), Marina Cvetic (Masciarelli) e Filippo Mazzei (Mazzei).
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