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N. 2.693 - ore 17:00 - Giovedì 18 Luglio 2019 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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L’Italia è la meta migliore del mondo per i wine lovers: il portale Lastminute.com ha incoronato ufficialmente il Belpaese come “The World’s Best Wine Country”, battendo così l’eterna rivale Francia, ma anche la Spagna, che si sono aggiudicate, rispettivamente, secondo e terzo posto. Il segreto del successo tricolore, starebbe nella vasta offerta di esperienze di degustazione in tutte le 21 Regioni, tutte tradizionalmente vinicole. In classifica anche l’Australia, che scivola alla posizione n. 15, e gli Stati Uniti, che raggiungono solo la n. 10, mentre la Gran Bretagna si aggiudica la posizione n. 30. |
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Continua a crescere il mercato Usa dei consumi enoici, con le vendite totali negli ultimi 12 mesi che hanno messo a segno un +3% complessivo, portando i fatturati del vino a 71 miliardi di dollari (ed il mese di giugno che supera i 3,9 miliardi). Merito, principalmente, delle produzioni nazionali, cresciute del 2% a quota 48 miliardi di dollari, di cui 44 miliardi di imbottigliato, su del 3%, come rivelano i dati della firm di ricerche di mercato bw166. Una crescita che, stando ai numeri selle spedizioni del primo trimestre 2019 riguarda da vicino il Belpaese, che ha iniziato l’anno con un +5% dei volumi di imbottigliato ed un +20% delle bollicine spedite Oltreoceano, e adesso spera di superare indenne la minaccia dei nuovi dazi previsti dall’amministrazione Trump. I numeri Nielsen, invece, raccontano come sul canale off-premise le vendite di vini fermi e bollicine Usa siano cresciute meno dell’1% a giugno, toccando comunque gli 808 milioni di dollari, ritmo identico a quello registrato nelle ultime 52 settimane, che portano il mercato dei consumi fuori casa a 11,3 miliardi di dollari. Anche i consumi nei bar, ristoranti, wine bar e locali d’America di vini domestici crescono dell’1%, mentre l’evoluzione maggiore, in termini percentuali, è ancora una volta ascrivibile alla vendita diretta, al +9%, secondo numeri di Wines Vines Analytics/ShipCompliant, a giugno, per un giro d’affari di 145 milioni di dollari e volumi su dell’8%, a quota 393.807 casse (4,72 milioni di bottiglie). Negli ultimi 12 mesi la crescita della vendita o della spedizione diretta dalle cantine Usa ai wine lover è stata invece del +7%, per 1,5 miliardi di dollari e 3,11 milioni di casse (37,32 milioni di bottiglie, +5%). Interessanti i dati che riguardano i formati più venduti: la bottiglia standard (750 ml) è ovviamente prima nell’off-premise, dove vale 10,4 miliardi di dollari negli ultimi 12 mesi (+2%), ma è il cartone da un litro a mostrare la crescita maggiore (+13%), con le mezze bottiglie al +8%, cui fa da contraltare il crollo dei formati superiori alla magnum, giù del 9%, e le stesse magnum segnano il -5% delle vendite. Infine, il giro d’affari del vino in lattina, che tanto fa parlare di sé, ma ad appena 90 milioni di dollari nell’ultimo anno. |
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Stesso prodotto, stessi mercati ma numeri diversi. È la contraddizione rilevata da Ispropress su base dati Nomisma Wine Monitor, che mostra i dati contrastanti dell’export del vino italiano verso due mercati differenti, Cina e Canada. In Cina, secondo l’Istat, le esportazioni sono in forte crescita nel primo quadrimestre 2019, con un trend a valore a +7,9% (40,8 milioni di euro). Per le dogane cinesi i numeri dicono altro: -14,4%, a 48,1 milioni di euro. Caso opposto per il Canada: export in perdita per l’Istat (-0,3%) ma in ottima salute per le Dogane (+6,2%). La differenza sostanziale, spiega Nomisma, è che Istat tiene conto dell’export verso la prima destinazione estera, senza quindi considerare le triangolazioni delle merci in transito, mentre le Dogane determinano la provenienza delle merci sulla base dell’origine. |
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Tra tutti i prodotti della terra il vino è quello a maggior valore aggiunto, ma anche quello su cui il consumatore medio, in fin dei conti, sa meno. Il processo produttivo che porta dal grappolo alla bottiglia, infatti, è lungo e complesso, e tanti aspetti scontati per chi è del settore, sono praticamente imponderabili per la casalinga che compra la bottiglia al supermercato. L’industria agroalimentare, in questo senso, ha imboccato da tempo una strada ben precisa: offrire al consumatore finale il maggior numero di informazioni possibile sui processi produttivi, nella speranza che a maggior trasparenza corrispondano maggior consapevolezza e fidelizzazione. Ma funziona davvero così? Per il mondo del vino, possiamo dire di no, o comunque non del tutto. Come rivela una ricerca della Oregon State University, con la collaborazione dell’economista Nadia Streletskaya e della Cornell University, pubblicata dalla rivista scientifica “Plos One” i consumatori abitualmente disposti a spendere una certa cifra, specie per un vino biologico o organico, ma anche convenzionale, una volta messi a conoscenza dei processi produttivi e del funzionamento degli standard delle certificazioni, riducono il budget previsto per l’acquisto di una bottiglia. |
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Vino, cinema e architettura: mondi diversi ma spesso in sinergia tra loro, anche se è raro che si incontrino, tutti e tre, nello stesso posto. Succederà a “In wine the truth”, cartellone di appuntamenti che farà dialogare la prima e la settima arte: una rassegna di film dedicati al mondo dell’architettura, proiettati nelle cantine toscane firmate dai più grandi archistar, da Renzo Piano a Tobia Scarpa e Mario Botta, da “gustare” con un buon calice di vino: si parte il 24 luglio a Salcheto (Montepulciano), gran finale il 15 ottobre a Colle Massari (Montecucco). |
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Vitigno dalle antiche origini, con radici che affondano nella storia dell’antica Grecia, arrivato in Italia passando dal Sud, il Moscato è uno dei vitigni simbolo del Mediterraneo (ma non solo) ed i vini che nascono dalle sue tante varianti sono uno dei fenomeni di maggior successo degli ultimi anni. A selezionare i migliori è il Concorso internazionale “Muscat du Monde”, la cui edizione n. 19 è andata in scena nei giorni scorsi in Francia. E, tra le 23 medaglie d’oro, tre arrivano dal Belpaese: il Diloro 2015 di Maeli e l’Aplianae 2016 di Vignalta, che segnano una “doppietta” per il Moscato Giallo Fior d’Arancio, la Docg dei Colli Euganei, ed il Nuali S di Siddùra, tra le cantine di riferimento della Sardegna e d’Italia. |
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Tra le pagine di Camilleri, la cucina, la tradizione, il piacere della tavola, creano un filo narrativo fondamentale. Specie in quelle dei romanzi che raccontano le avventure del Commissario Montalbano che, come ricorda a WineNews la firma gastronomica de “Il Messaggero”, Carlo Ottaviano, “dopo una gloriosa mangiata, ed una passeggiata sul lungomare, aveva le intuizioni migliori. Ed il vino, per il Commissario, era un modo per riconnettersi al padre ed alla famiglia”. |
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