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WineNews
N. 3.597 - ore 17:00 - Giovedì 26 Gennaio 2023 - Tiratura: 31.127 enonauti,
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La News
Un vino in dono al Ministro irlandese
Un gesto può valere più di mille parole? Lo sapremo dopo che il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida avrà incontrato il collega irlandese Charlie McConalogue, il 30 gennaio a Bruxelles, ad Agrifish, illustrandogli, in merito agli “healt warnings” in etichetta adottati dall’Irlanda, “le nostre ragioni, fiducioso di trovare punti di condivisione e superare le diverse vedute. Lo aiuterò anche regalandogli una bottiglia di vino per constatare che non abbiamo alcuna intenzione di danneggiargli la salute”, ha detto, oggi, in Question Time al Senato.
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Primo Piano
I quattro scenari possibili del futuro prossimo del vino francese immaginati da FranceAgriMer
Impossibile prevedere il futuro, un po’ meno farsi un’idea, almeno a grandi linee, di cosa attende il mondo del vino nei prossimi anni. Partendo dal contesto conosciuto, nel 2003 uno studio condotto in Francia dell’Inra produsse un lavoro diventato punto di riferimento per molti analisti: “Prospective vignes et vins - Scénarios et défis pour la recherche et les acteurs”, che individuava 11 scenari possibili con cui si sarebbe dovuta confrontare la viticoltura del 2020. Molto di quanto scritto allora si è realizzato, qualcos’altro no, anche a causa del repentino mutamento di scenario (pensiamo al Climate Change), ma arrivati al 2023 il lavoro di 20 anni fa diventa obsoleto, e c’è la necessità di guardare oltre, al 2040, come fa il lavoro di FranceAgriMer e Institut Agro Montpellier, che hanno ripreso e attualizzato i principi dell’Inra. Partendo da 102 ipotesi, il risultato di un lungo lavoro di selezione fatto da un gruppo di esperti del settore, da cui si possono costruire quattro scenari possibili che, precisano i relatori, non sono previsioni del futuro, ma uno strumento di dibattito per anticipare e capire i cambiamenti. Ognuno dei quattro scenari nasce da una combinazione unica di risposte a questi set di domande. Il primo, lo “Scenario A”, è stato definito “Filière Nomade Pilotée par l’Aval”, ed è guidato da quattro tendenze: delocalizzazione del vigneto, liberalizzazione della filiera, nuovi prodotti e consumo e esperienziale. Lo “Scenario B”, nominato “Production Innovante et Vertueuse pour des Vins d’Exportation”, definito da quattro parole chiave: gestione tecnologica dei vigneti, pratiche enologiche specifiche, e-commerce e filiera corta, mercato interno in calo, opportunità di esportazione. Ed eccoci allo “Scenario C”, ossia “Filière Performante et Vin Plaisir”, anch’essa riassumibile in quattro parole: accettazione della genetica, competizione interregionale, assemblaggio di mosto/vino prodotto in Ue e merchandising in soccorso del vino, droga leggera legale e culturalmente accettabile. Infine, lo “Scenario D”, ribattezzato “Filières Régionales Coordonnées et Pluralité des Signes de Qualité”, definito da questi concetti chiave: tecnica viticola, coordinamento interregionale, vini non standardizzati e senza residui, Ig ed etichette ambientali, etichettatura alimentare (tutti in approfondimento).
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Il valore della marca del distributore
Nel 2022, con un inflazione che non si vedeva da decenni, le aziende della distribuzione moderna hanno offerto un argine ai rincari, assorbendo una parte dell’aumento dei prezzi dei beni alimentari stimabile in un risparmio fino a 77,4 euro al mese a famiglia, pari ad un valore annuo di 3,9 miliardi di euro. La gdo si conferma, inoltre, volano per la crescita della filiera agroalimentare e delle Pmi, anche grazie alla crescita della marca del distributore, attraverso la quale cresce tutta la filiera di fornitura, che incide per il 60% nell’incremento del fatturato dell’industria alimentare nazionale. Crescita che si prevede confermata nelle chiusure 2022, da 7 imprese della marca del distributore partner su 10. Un trend emerso nei giorni scorsi a Marca, a BolognaFiere, dall’analisi The European House - Ambrosetti per l’Associazione Distribuzione Moderna.
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Focus
Maxi truffa (e maxi multa) a Bordeaux
1 milione di euro di multe complessive, diversi mesi di pene detentive (in parte da scontare in carcere e in parte ai domiciliari), e l’interdizione temporanea (fino a 5 anni) e in alcuni casi definitiva da qualsiasi professione legata al mondo del vino: questa è la sentenza emessa dalla Corte di Giustizia di Bordeaux ai danni di 5 persone, nel processo su una della più grandi frodi ai danni dei vini della Gironda. Con un schema di triangolazioni e documentazioni false, che avrebbe riguardato ben 34.587 ettolitri di vino spagnolo e di altro vino generico fatto passare per Charente, Blaye e Médoc. La notizia arriva proprio nel giorno in cui la filiera del vino francese, con Bordeaux in testa, avrebbe dovuto incontrare il Ministro dell’Agricoltura Marc Fesneau, in un appuntamento atteso, ma rimandato al 6 febbraio. I fatti risalirebbero al periodo tra il 2014 ed il 2016, con la frode che avrebbe generato profitti illeciti per 1,2 milioni di euro. Alcuni dei cinque condannati, riporta il magazine francese Vitisphere, dovranno versare anche simbolici danni morali e pagare le spese legali alle parti civili rappresentate da Inao, Confédération Paysanne, Fédération des Grands Vins de Bordeaux, Conseil Interprofessionnel du Vin de Bordeaux e Fédération des Négociants de Bordeaux et de Libourne.
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Cronaca
I Vietti lasciano Vietti, storia del Barolo
“Si chiude un capitolo e si apre un altro, è un “divorzio consensuale”, ma di certo non andiamo in “pensione” dal mondo del vino. Per ora continuo con le mie consulenze, e, insieme a mia moglie Elena Penna, portiamo avanti la società che porta il suo nome, e che produce spirits di alta qualità. Poi vedremo”. Così Luca Currado Vietti, che porta addosso uno dei nomi storici di Barolo, commenta, a WineNews, la conclusione di un percorso lungo nella cantina di famiglia, fondata alla fine dell’Ottocento, e acquisita nel 2016 dal gruppo americano Krause (in approfondimento).
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Wine & Food
Le larve del verme entrano in commercio in Europa ma gli italiani “rifiutano” la novità
Le larve del verme della farina minore (Alphitobus diaperinus) congelate, in pasta, essiccate e in polvere potranno essere commercializzate, da oggi, nell’Unione Europea come nuovo alimento. A sottolinearlo è la Coldiretti “sulla base - spiega una nota - del regolamento della Commissione Europea che ha autorizzato la società Ynsect NL B.V. ad immettere nel mercato europeo queste larve nell’ambito della normativa comunitaria sui novel food. Il loro utilizzo è permesso in una serie di alimenti come pane, panini, cracker, grissini, ma anche nei preparati a base di carne, di prodotti sostitutivi della carne e nelle minestre. Ma i consumatori, soprattutto quelli italiani, rimangono “freddi” su questa novità estranea alla cultura alimentare nazionale. Secondo l’indagine Coldiretti/Ixè, il 54% è contrario agli insetti a tavola, è indifferente il 24%, favorevole il 16%, e il 6% non risponde.
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Il vino e la sua diversità dalle altre bevande alcoliche: la “lectio” del professor Luigi Moio
Nel dibattito su “alcol e salute”, la versione del presidente Oiv (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino). “Il vino è intrappolato in un discorso che mette sotto accusa l’alcol etilico, che, nel vino, pure è contenuto, ma in maniera minoritaria. Inutile negare che esistono criticità nel rapporto di alcuni con l’alcol, e con l’abuso che vanno affrontare, ma il vino c’entra poco o nulla. Dobbiamo parlare non di consumo moderato, ma di consumo intelligente”.
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