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WineNews
N. 4.240 - ore 17:00 - Lunedì 16 Giugno 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti,
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La News
Cooperazione e scienza per il vino
“Cooperazione e scienza sono al centro delle attività dell’Oiv da oltre un secolo. Oggi, più che mai, dobbiamo continuare ad essere guidati da queste due stelle gemelle. Cooperazione, perché nessuna singola regione o Paese può avere tutte le risposte. Scienza, perché è lì che troveremo le risposte”. Queste le parole di John Barker, dg Oiv, in apertura del Congresso Mondiale della Vigna e del Vino n. 46 dell’International Organisation of Vine and Wine, che si è aperto oggi in Moldavia. Il Congresso pone l’accento sull’innovazione tecnica, sulla connessione con i consumatori e la società e sulla responsabilità ambientale come leve chiave per il successo.
Approfondimento su WineNews.it
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Primo Piano
“A rendere unica la degustazione di un vino è il nostro coinvolgimento, non le note sensoriali”
Da tempo, “le cantine non sono più luoghi dove si produce solo vino, ma dove si ha a che fare con la creatività. Per questo più che riflettere sul legame tra vino e arte, dobbiamo parlare di vino come un’arte. Prima di tutto si deve chiarire che cosa significa arte, una parola che si usa per tutto, e che è molto difficile da definire. Ma quando mi riferisco al vino come un’arte, intendo sia come produzione, ovvero il fare vino, sia come fruizione, ovvero il modo in cui il vino va consumato. L’arte non produce oggetti artistici, ma opere: i primi hanno a che fare con una concezione statica di qualcosa che si produce e si contempla passivamente, in questo caso si degusta, riconoscendone profumi e altre note organolettiche; un’opera è, invece, un processo che è in corso e in un dialogo costante tra chi l’ha creata e chi ne fruisce e ne gode, e cioè chi consuma vino partecipando attivamente alla creazione dell’opera. È una fruizione molto più relazionale, come quella dell’arte partecipativa, che coinvolge attivamente lo spettatore, trasformandolo in co-creatore dell’opera d’arte, e ricorda quello che si chiama “entanglement”, o correlazione quantistica”. Parole, che fanno riflettere sul rapporto che abbiamo oggi con il vino e su come dobbiamo raccontarlo, di Nicola Perullo, Rettore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo di Slow Food, tra le personalità di diversi settori del made in Italy, dal mondo accademico alla cultura, dal vino alla cucina, dal giornalismo alla comunicazione (tra cui WineNews), invitati da Planeta a Noto per contribuire alla stesura del Manifesto culturale “Wine is a Contemporary Story”. “Il vino oggi si deve gustare, apprezzare in contesti e atmosfere, dove certamente le qualità sensoriali hanno un peso, ma non sono le sole che contano, contano molto le storie, i simboli e i riti - ha detto Perullo - per il filosofo Gaston Bachelard il vino connette il sottosuolo, la parte minerale, la parte della terra, attraverso il vegetale e poi il frutto, l’aria, l’acqua e il sole, cioè attraversa tutti gli stadi della vita e poi li realizza in un frutto che viene raccolto e lavorato dall’uomo. Ecco, in questo senso credo che debba essere intesa l’idea della sua arte. E se inteso così, anche il vino è un’espressione di un’artisticità profonda, e un mezzo di comunicazione, come l’arte: è su questo che occorre insistere oggi”.
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SMS
Oms vs alcol, un nuovo step
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) continua la propria “battaglia” contro gli effetti del consumo di alcol, moderato o meno che sia. E se recentemente è tornata a sollecitare sul tema puntando il dito sulla facilità “economica” dell’accesso agli alcolici in Europa, invitando i Governi ad adottare politiche fiscali più severe tra cui accise, tasse generali e introduzione di un prezzo minimo, per ridurre i danni legati al consumo di alcol, pochi giorni fa il Dipartimento per la promozione della salute dell’Oms ha annunciato la designazione dell’Institute for Social Marketing and Health (Ismh) all’Università di Stirling, in Scozia (una delle patrie nobili del whisky, ndr), come nuovo Centro collaboratore dell’Oms per la politica sull’alcol e la ricerca sulla salute pubblica (in approfondimento).
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Focus
Il food & beverage e la voglia di sostenibilità
Dall’inflazione energetica, in primis, alla crisi inflattiva delle materie prime fino alla manodopera mancante. Sono le tre principali ragioni, ma di certo non le uniche, sui diversi fattori di crisi che hanno influenzato l’operatività delle aziende del food & beverage nel corso degli ultimi anni. Aziende che stanno guardando sempre di più verso la sostenibilità (oltre che sull’innovazione), spinte anche dalle richieste dei consumatori, eppure non mancano le difficoltà a trovare l’equilibrio tra i costi da sostenere e la competitività. A dirlo è un capitolo incluso nel rapporto 2025 by The European House - Ambrosetti (Thea) “La Roadmap del futuro per il Food & Beverage: quali evoluzioni e quali sfide per i prossimi anni”. Secondo la survey sottoposta da Teha Group alle imprese dell’industria food & beverage italiana, l’aumento dei costi energetici ha avuto l’impatto più rilevante per il 62,4% (-3,7%) dei rispondenti, con un’influenza più accentuata (+18,5%) nel settore alimentare di quello delle bevande. Per le imprese, spiega il rapporto, le preferenze dei consumatori si concentreranno sempre di più sulla sostenibilità, ritenuta in continua crescita da un terzo dei rispondenti anche se emergono delle difficoltà, proprio da parte dei consumatori, a sostenerne i costi anche se esiste una netta eterogeneità tra i vari settori.
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Cronaca
Ancora 46,6 milioni di ettolitri in giacenza
Le scorte nella “Cantina Italia” scendono ancora, ma rimangono sostanzialmente stabili in confronto ad un anno fa: al 31 maggio 2025 nelle aziende italiane, infatti, sono presenti in giacenza 46,6 milioni di ettolitri di vino, ovvero il -6,3% sul 30 aprile 2025 e il +0,4% nel confronto con il 31 maggio 2024. A questi dati vanno aggiunti 3,1 milioni di ettolitri di mosti e i 77.863 ettolitri di vino nuovo ancora in fermentazione. A dirlo l’ultimo report Icqrf, pubblicato dal Ministero dell’Agricoltura.
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Wine & Food
Cosa mangiava Dante? Un viaggio tra le parole del cibo e i versi della “Divina Commedia”
In un’epoca in cui la narrazione del cibo è spesso affidata a slogan pubblicitari, format televisivi e all’universo social, approfondire le radici della nostra cultura alimentare è un atto necessario. È l’obbiettivo dell’“AtLiTeG-Atlante della lingua e dei testi della cultura gastronomica italiana dall’età medievale all’Unità d’Italia”, progetto di ricerca che, a partire dalla lingua, racconta l’identità culinaria del nostro Paese, ideato dalla professoressa Giovanna Frosini dell’Università per Stranieri di Siena, con le ricercatrici Chiara Murru (E campus) e Valentina Iosco (Vocabolario Dantesco), partendo anche dalla “Divina Commedia” di Dante, l’opera più celebre della letteratura italiana che, se letta con attenzione, è anche un documento prezioso della cultura alimentare medievale (come WineNews racconterà in un video prossimamente online).
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WineNews.tv
Diversificare i rischi, guardare agli altri competitor del vino, e tornare a renderlo “divertente”
Le riflessioni di mercanti, manager, analisti e critici come Edoardo Freddi, Ettore Nicoletto, Denis Pantini e Robert Joseph, da “Envisioning2035”. I dati parlano chiaro: i consumi di vino sono in calo nel mondo, anche se aumentano i Paesi in cui si beve. Ma si deve guardare con più attenzione alle difficoltà strutturali (cambiamento demografico, concorrenza di altre bevande e non solo) che alle criticità contingenti. Senza dimenticare che in tantissimi, i più, bevono vino senza esserne appassionati. E se non lo trovassero più “divertente”, per loro sarebbe semplice bere qualcos’altro.
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