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WineNews
N. 3.761 - ore 17:00 - Mercoledì 2 Agosto - Tiratura: 31.127 enonauti,
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La News
In Italia si raccolgono i primi grappoli 
Con la vigna ancora alla prese con le complicazioni legate al clima, in Italia, è già tempo di vendemmia. E a dare il via, ancora una volta, è la Sicilia. I primi grappoli di Pinot Grigio, da quanto apprende WineNews, sono già caduti nelle ceste ieri, tra i filari di Cantine Ermès (foto), che copre più areali con più tenute - come le Tenute Orestiadi a Gibellina, dove tra le vigne dimora anche la più grande opera di land art al mondo, “Il Cretto” di Burri, a cui è anche dedicato un vino - e domani taglierà i primi grappoli di Pinot Grigio anche Settesoli, tra suoi filari affacciati sul mare, la cui bellezza, WineNews, ha raccontato in tanti video (i link in approfondimento).
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Primo Piano
La Sicilia apre la vendemmia 2023. La più lunga d’Italia, e difficile, con cali del -35%
Quella in partenza in Sicilia, è la vendemmia più lunga d’Italia, e quest’anno sarà particolarmente complessa e difficile, tra clima e malattie della vite, peronospora in testa, con un calo stimato delle quantità, ad oggi, intorno al -35% su 2022, in generale, ma con una qualità delle uve non compromessa, come detto a WineNews dal presidente della Doc Sicilia, Antonio Rallo (in un pezzo di panoramica nazionale), e come ribadito oggi da Assovini Sicilia, guidata da Mariangela Cambria, che riunisce le 100 cantine più virtuose del continente enoico siciliano (con le testimonianze, in approfondimento, di cantine come Settesoli, Tasca d’Almerita, Cantine Nicosia, Planeta, Occhipinti, Donnafugata, Cusumano e Cantine Ermès). Saranno oltre 100 giorni, quelli della vendemmia della Sicilia, e dei suoi tanti territori, dove le vigne si affacciano sulle coste del Mediterraneo e risalgono fino alle pendici dell’Etna. Con la 2023 che, dunque, si prospetta una delle vendemmie più difficili tra peronospora, situazioni climatiche estreme, hanno messo a dura prova i vigneti. “La vendemmia più lunga d’Italia, mediamente oltre cento giorni, quest’anno inizierà con un ritardo di dieci giorni sull’annata 2022. Nonostante il susseguirsi di condizioni climatiche estreme - dalle piogge torrenziali di maggio e giugno al caldo estremo di luglio - gli incendi e la presenza di attacchi fungini, tra cui la peronospora della vite, la condizione e la qualità delle uve in Sicilia non sembra essere compromessa. Grazie al ritorno delle temperature più fresche, il calo iniziale, stimato fino al 40% in alcune zone, potrebbe essere inferiore”, spiega la nota Assovini. “A rendere unica la vendemmia siciliana - commenta Mariangela Cambria, presidente Assovini Sicilia, ed anche guida della cantina Cottanera, sull’Etna - è la varietà degli areali siciliani. Ogni territorio presenta delle condizioni climatiche e dei suoli unici che si traducono nella straordinaria diversità e varietà della produzione vitivinicola siciliana. È ancora difficile e prematuro fare stime accurate sulla produzione. Sicuramente la Sicilia dimostra di saper governare, grazie ad una agricoltura e tecniche agronomiche sempre più sostenibili, l’effetto dei cambiamenti climatici puntando sulla qualità e non sulla quantità”, conclude Mariangela Cambria.
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Terme, castelli e vino per l’Oltrepò 
Di progetti di “rilancio” dell’Oltrepò se ne contano a decine. Quasi tutti, di fatto, incompiuti. Per un territorio storico del vino italiano, vocatissimo per una varietà di grande successo mondiale come il Pinot Nero (tanto che il 75% del Pinot Nero italiano è coltivato qui), che tra divisioni interne, inchieste e scandali, non è mai riuscito ad affermarsi ai livelli che la sua storia più remota ed il suo potenziale vinicolo consentirebbero. Ma oggi una strada nuova - dove il vino non è il solo, ma uno degli ingredienti più importanti, abbinato a benessere e cultura - viene battuta da istituzioni e banche. Terme, castelli e vino sono infatti le parole-chiave per il rilancio dell’Oltrepò Pavese, a cui sta lavorando Regione Lombardia, insieme ad imprenditori ed importanti realtà del territorio. Ma, soprattutto, l’imperativo è fare rete ...
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Focus
Francia, le nuove generazioni affossano il vino
I numeri sono chiari, e la tendenza di lungo corso lo è ancora di più: i consumi di vino, nei mercati storici, quelli dei Paesi produttori del Vecchio Continente, calano costantemente da decenni, e non sembra esserci alcun cambiamento di rotta all’orizzonte. Anzi, in Francia - come racconta il portale Vitisphere - secondo i dati del Comité National des Interprofessions des Vins à appellation d’origine et à indication géographique, nel 2034 si consumeranno tra i 4,5 ed i 6,4 milioni di ettolitri di vino in meno rispetto al 2022, per effetto combinato del cambiamento demografico (che provocherà un calo di 3,5 milioni di ettolitri, di cui 2 milioni per i soli vini rossi) e dei nuovi stili di vita (tra i 4,5 ed i 6,4 milioni di ettolitri in meno, per effetto del deconsumo in tutte le fasce di età). Attualmente, i consumi di vino in Francia sono arrivati a 24 milioni di ettolitri, perdendo 4,7 milioni di ettolitri tra il 2010 ed il 2022, e nei prossimi anni si assisterà ad un ulteriore calo, del 17-25%, scivolando a 18-20 milioni di ettolitri nel 2034. Secondo un sondaggio del panel Kantar sui consumi domestici, solo i due terzi dei 18-35enni acquistano vino fermo, in maniera saltuaria ed eccezionale, per un acquisto medio annuo di appena 13 bottiglie, contro le 61 bottiglie acquistate dalle generazioni più vecchie.
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Cronaca
La suite rosè di Santa Margherita a New York
Promette una vera e propria full immersion nell’atmosfera del rosè, vino-simbolo dell’estate, la lussuosa suite firmata Santa Margherita a New York: dall’esplosione di migliaia di fiori sul soffitto al maggiordomo sempre pronto a riempire i calici, passando per il “content concierge” per supportare gli ospiti nella creazione di foto e reel, la camera del boutique hotel Walker Hotel Greenwich Village è un inno all’italianità e alla Dolce Vita. Il prezzo per una notte è di 4.051 dollari (che corrispondono esattamente alle miglia di distanza tra New York e l’Italia). 
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Wine & Food
Al via la raccolta di uva da tavola, è boom per le varietà senza semi (70%)
Ha preso il via, in questi giorni, la raccolta dell’uva da tavola, di cui l’Italia è il principale produttore a livello europeo (1 miliardo di kg per un valore di 655 milioni di euro), nonché il terzo esportatore a livello mondiale, dopo Perù e Paesi Bassi (che non è un produttore, ma opera come mercato globale di smistamento). Sui banchi negli ultimi due anni prevalgono le varietà senza semi (che costituiscono il 70% del totale), sempre più spesso frutti di brevetti italiani, grazie alla ricerca guidata dal Crea, in particolare del Centro di Turi, e Consorzi di imprese pugliesi come Nuvaut, che insieme hanno messo a punto una ventina di nuove varietà. Per l’uva da tavola, sia bianca che rossa, Puglia e Sicilia sono i principali distretti produttivi: insieme producono il 94% del made in Italy, il resto arriva dai filari di Basilicata e Lazio.
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WineNews.tv
Tra Sud Africa, Washington State e segreti della degustazione: a WineNews Anthony Mueller
Non solo Climate Change, in Sud Africa esiste anche un’emergenza legata ai diritti dei lavoratori, spesso sottopagati da un sistema che vende l’85% delle bottiglie a meno di 3 dollari. Ma Anthony Mueller, con una lunga carriera di sommelier alle spalle, e firma di “Wine Advocate Robert Parker”, è considerato dai colleghi uno dei migliori nasi al mondo: “un buon degustatore deve avere una preparazione adeguata, acquisita con lo studio e gli assaggi, conoscere le Regioni del vino ed i suoi produttori di riferimento”.
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