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N. 3.103 - ore 17:00 - Venerdì 26 Febbraio 2021 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Un passo indietro sul divieto a vendere alcolici, e quindi vino, nelle enoteche dopo le ore 18, come previsto dal Dpcm del 14 gennaio, ed un ripensamento sulla possibilità, per bar e ristoranti, di restare aperti anche per l’ora di cena nelle Regioni in zona gialla, e almeno per il pranzo in quelle in zona arancione: ecco le due richieste che la filiera del vino - Alleanza delle Cooperative Italiane Agroalimentare, Assoenologi, Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri, Federdoc, Federvini e Unione Italiana Vini (Uiv) - ha presentato al neo premier, Mario Draghi, in una lettera aperta (che trovate integralmente nell’approfondimento). |
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Complessivamente in sofferenza, ma meglio della media in tutti i mercati più importanti, con qualche segno positivo anche in Paesi che hanno chiuso in negativo l’anno. È la fotografia dell’export del vino italiano nel 2020 della pandemia, che racconta di una grande capacità di resistenza e di adattamento all’urto del Covid. Anche se, va sottolineato ancora una volta, è un quadro complessivo che non rappresenta tutte le aziende. Discorso che vale per l’Italia nel suo complesso, e per uno dei suoi territori più importanti, la Valpolicella, in uno scenario raccontato oggi nella “Valpolicella Annual Conference”, promossa dal Consorzio Vini Valpolicella, totalmente in digitale (con i contributi di Wilson Daniels, Coop Italia, Callmewine e Signorvino, nell’approfondimento). I dati sull’export 2020, elaborati da Denis Pantini di Nomisma Wine Monitor, parlano chiaro: negli Usa che hanno visto le importazioni crollare del -11,1% l’Italia ha contenuto il danno in un -3,3%, nel Regno Unito che fa -12,4% il Belpaese si è fermato al -4%, nella Germania che ha perso il -4,5% i vini tricolore sono cresciuti dell’1,1%, mettendo a segno un +6,1% in una Svizzera sostanzialmente stabile, ed un +3,9% in una Svezia che fa +2,5%. Insomma, una tenuta complessiva delle esportazioni, che saranno fondamentali anche in futuro. Ma, come più volte sottolineato anche da indagini e interviste WineNews, almeno nel prossimo futuro, crescerà il ruolo della stessa gdo, di enoteche, e-commerce, vendita diretta, club del vino, in attesa della ripresa del “fuori casa”, con la ristorazione e il turismo fermi ai box, ma con cambiamenti nella distribuzione destinati a diventare strutturali. E da capire ed analizzare bene, perché se i volumi più o meno hanno tenuto, non è altrettanto per i valori, come sottolineato anche dal presidente del Consorzio della Valpolicella (distretto vinicolo da 600 milioni di euro di fatturato all’anno) Cristian Marchesini: “nel 2020 abbiamo prodotto 64 milioni di bottiglie pronte alla vendita. È un bel risultato, in linea con i dati dell’anno precedente, nonostante il prezzo medio sia calato. Considerato tutto quello che è successo potremmo dire che è una mezza vittoria, ma non lo facciamo: troppe piccole aziende hanno pagato lo stop della ristorazione, e non sono riuscite ad allargare le vendite agli altri canali distributivi”. |
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La pandemia ha pesato, eccome, sui bilanci delle cantine del Belpaese. A confermare un quadro già tratteggiato da WineNews ad inizio anno, quando le aziende intervistate (35 realtà leader del vino italiano) stimavano nella maggior parte dei casi un perdita di fatturato tra il -10% e il -20%, arriva lo studio firmato da Ismea e Wine Meridian , su un campione di oltre 300 imprese. La metà ha ipotizzato perdite tra il -20% ed il -30%, il 15% ipotizza cali superiori al -50%. Quasi un’impresa su quattro, invece, sostiene di chiudere in pari il 2020 rispetto al 2019, mentre il 13% stima addirittura una crescita (dichiarata tra il +10% ed il +30%). Come ormai assodato, a pesare più di tutto sui bilanci della gran parte delle aziende sono state le restrizioni fortissime alla ristorazione e lo stop al turismo internazionale, peraltro problemi tutt’altro che superati. |
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Il retail corre online, dove una fetta enorme degli acquisti degli italiani si sono spostati già da qualche anno, tanto che comparti come l’elettronica e l’abbigliamento hanno spinto il fatturato del canale a 18 miliardi di euro nel 2019. Numeri che la pandemia, evidentemente, farà crescere ancora di più, anche grazie al settore meno e-commerce oriented, quello del food & beverage. A partire dal vino, che, secondo le stime di Nomisma, nel 2020 dovrebbe raggiungere un giro di affari di 200 milioni di euro. Più che una rivoluzione, una evoluzione, attesa e annunciata, al centro del Forum “Le Vie dell’E-Commerce”, organizzato da Terra Madre Salone del Gusto di Slow Food, webinar che ha approfondito la strategicità dell’online, attraverso gli strumenti di tre player di primo piano come UniCredit, Google e Alibaba. “Tecnologia e agroalimentare sono più vicine di quanto si pensi, e ad unirle sono tre parole: qualità, innovazione e dimensione, intesa come dimensione del mercato potenziale su cui l’azienda si affaccia”, dice Barbara Tamburini, co-head retail sales & marketing UniCredit. “Il canale online aumenta la resilienza: la crescita degli acquisti online nel 2020 è del 26%, per un valore complessivo 23 miliardi di euro, ed un balzo del +56% nel reparto food & grocery: non sottovalutiamo l’e-commerce”. |
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L’Institute of Masters of Wine, la più autorevole ed antica organizzazione dedicata alla conoscenza ed al commercio del vino, accoglie, finalmente, tra i suoi ranghi il primo rappresentante italiano. A scalare l’Olimpo della storica associazione inglese, capace di catalizzare rapporti ed interessi di alto livello, di natura economica e culturale, è Gabriele Gorelli. Classe 1984, nato e cresciuto a Montalcino, terra del Brunello, cui è legato da profonde radici familiari, negli anni ha costruito un enorme bagaglio di conoscenze in campo enoico. |
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Tutti “en plen air”, con le attività all’aperto, nelle vigne e nei grandi spazi delle cantine che, probabilmente, saranno le uniche programmabili, con un buon grado di certezza nei prossimi mesi. Strategia sulla quale punta il Movimento del Turismo del Vino per il 2021, a partire dalla novità dei “Vigneti Aperti”, dal 20 marzo fino a novembre, un’esperienza formativa tra i filari dei vigneti di oltre 800 cantine d’Italia. In calendario, ad oggi, i classici come “Cantine Aperte” (29-30 maggio), “Calici di Stelle” (31 luglio-15 agosto), “Cantine Aperte in Vendemmia” (28 agosto-31 ottobre) a “Cantine Aperte a San Martino” (6-14 novembre), fino a “Cantine Aperte a Natale” nel mese di dicembre. E in questa scia si innesta anche una delle tendenze emerse in tempo di Covid: la crescita delle esperienze legate al picnic, che si fa sempre più gourmet e d'autore, come segnala “Picnic Chic”. |
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Il messaggio di uno dei più grandi registi di tutti i tempi (di origini italiane) e produttore di vino in California, da “Wine Future 2021”. “Il vino è molto simile alla musica: più ne sai, più lo apprezzi, e vale anche per il cibo. Più ne sappiamo della natura del vino, delle differenze tra uve, climi, territori, delle storie dietro al vino, che sono meravigliose e affascinanti, e attraversano le epoche, più possiamo godercelo”. |
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