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WineNews
N. 3.462 - ore 17:00 - Giovedì 14 Luglio 2022 - Tiratura: 31.183 enonauti,
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La News
Cantina Italia, così al 30 giugno 2022
Nelle cantine del Belpaese, al 30 giugno 2022, sono stoccati 47,2 milioni di ettolitri di vino e 4,6 milioni di ettolitri di mosti. Come rivelano i dati di “Cantina Italia”, il report redatto dall’Icqrf, sulla base dei dati contenuti nei registri telematici del vino, sul 30 giugno 2021 il valore delle giacenze è superiore sia per i vini (+3,8%) che per i i mosti (+20,7%), mentre sul 31 maggio 2022 le giacenze sono in calo sia per i vini (-6,9%) che per i mosti (-12,8%). Il 55% del vino, come di consueto, è detenuto nelle regioni del Nord, prevalentemente nel Veneto, il 50,7% dei vini è a Dop, il 27,9% a Igp e i vini varietali costituiscono l’1,4% del totale.
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Primo Piano
Il dipendente agricolo in Italia: operaio, uomo, a tempo determinato e sopra i 35 anni
Operaio a tempo determinato, uomo, di oltre 35 anni di età: ecco l’identikit del dipendente agricolo in Italia, che emerge dall’analisi dell’Osservatorio sul lavoro agricolo, curato da Nomisma (e presentata nell’evento “Il lavoro agricolo tra innovazione e sostenibilità: l’aggiornamento delle attività lavorative del settore primario nell’Atlante del Lavoro e delle Qualificazioni”, organizzato dall’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche - Inapp e dall’Ente Bilaterale Agricolo Nazionale - Eban). Che evidenzia come il settore sia sempre più precario, e con un aumento costante dei lavoratori stranieri rispetto ai colleghi italiani. La prima parte dell’indagine si sofferma sulla struttura, le caratteristiche e i trend del lavoro agricolo nel Belpaese, con particolare riferimento alla forza lavoro dipendente. In Italia sono 1.088.034 i dipendenti in agricoltura (tra full time, part time e stagionali), in maggioranza di genere maschile (68%). Le aziende che occupano manodopera dipendente agricola sono 183.057, e, in media, assumono 5,9 dipendenti. Si tratta del 26% del totale delle aziende agricole attive in Italia iscritte alle Camere di Commercio (703.316). I tre quarti delle aziende agricole italiane, quindi, non assumono dipendenti. Prevale nettamente l’impiego degli operai, che sono ben il 96% sul totale dei dipendenti, contro l’86% del turismo, il 78% delle costruzioni e il 64% del manifatturiero. Le differenti quote sono riconducibili al fatto che la manodopera agricola è per la stragrande maggioranza impiegata con contratto a tempo determinato (90%), contro una media nazionale del totale economia decisamente più contenuta (30%). In termini di giornate di lavoro medie per operaio, l’agricoltura registra per gli operai a tempo indeterminato un valore pari a 251, di poco superiore alla media nazionale (242), mentre per gli operai a tempo determinato il numero medio di giornate lavorate nel settore primario è nettamente inferiore alla media del totale economia: 90 su 112. La stima Nomisma 2020 del numero di lavoratori dipendenti stranieri regolari in agricoltura è pari a 329.894, con un’incidenza sul totale pari al 31%. Una quota rilevante rispetto agli altri settori economici, dove la media è dell’8% di lavoratori non comunitari e dell’11% di quelli comunitari.
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I prezzi dal campo alla tavola
Dal grano al pane i prezzi aumentano anche di dieci volte, a causa di speculazioni e distorsioni all’interno delle filiere che impoveriscono le tasche dei cittadini e danneggiano gli agricoltori, strozzati dai rincari record di energia, mangimi e fertilizzanti. A denunciarlo è la Coldiretti, sottolineando come l’impennata dell’inflazione peserà sul carrello degli italiani per 8 miliardi di euro nel 2022, mentre nei campi i compensi sono ormai scesi sotto i costi di produzione, tanto che per ogni euro speso in prodotti alimentari, appena 15 centesimi vanno nelle tasche degli agricoltori. A peggiorare la situazione, poi, ci pensa la crisi idrica: i campi sono allo stremo e hanno già perso in media un terzo delle produzioni nazionali, per una conta dei danni che sfiora già i 3 miliardi di euro.
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Focus
Svezia, mercato maturo o mercato in evoluzione?
Tra i mercati di riferimento del vino, anche di quello italiano, c’è la Svezia. Il Paese scandinavo, nel 2021, ha importato dal Belpaese 201 milioni di euro di vino, l’8% in più del 2020, anno segnato dalla pandemia di Covid-19, che non ha influito sui consumi, anche grazie al ruolo del monopolio di stato, il Systembolaget, sempre attento ad intercettare le nuove tendenze e a garantire un’offerta adeguata ed equilibrata. Eppure, secondo “Wine Intelligence”, la Svezia sta dando i primi segnali di rilassamento o, peggio, di stagnazione, tipici di un mercato che pare aver raggiunto il suo picco, e che da ora in avanti potrebbe fare fatica a crescere. Il numero di consumatori abituali ammonta a 3,8 milioni, mezzo milione in meno del 2017, mentre il numero di chi beve vino almeno una volta a settimana è rimasto invariato. I consumi complessivi, così, nel 2021 segnano un lieve calo: da 25,1 a 24,9 milioni di casse. Un dato interessante è la crescita, del 4-6%, tra il 2019 e il 2021, della spesa media per bottiglia sul canale off-trade, con lo scontrino medio che supera i 50 euro. Difficile capire se si tratti di una normale dinamica inflattiva o se si possa parlare di premiumizzazione. Di certo, il merito è dei Millennials, che spendono in media tra il 5% ed il 10% in più di ogni altro gruppo demografico (continua in approfondimento).
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Cronaca
Associazione dei Paesaggi di Interesse Storico
Dai vigneti terrazzati del versante Retico della Valtellina ai limoneti, vigneti e boschi nel territorio del Comune di Amalfi, dal Paesaggio collinare policolturale di Pienza e Montepulciano alle colline terrazzate della Valpolicella, dal paesaggio rurale dei vigneti terrazzati della Valle di Cembra ai vigneti del Mandrolisai, in Sardegna, dalle colline vitate del Soave alle colline di Conegliano Valdobbiadene: i 27 paesaggi rurali storici italiani si uniscono nell’Associazione dei Paesaggi di Interesse Storico.
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Wine & Food
Animali selvatici, le organizzazioni agricole trasformano un problema in opportunità
Gli animali selvatici, da tempo, rappresentano una delle tante “emergenze strutturali” che affliggono l’agricoltura italiana. E, in attesa di provvedimenti normativi nazionali, le organizzazioni si muovono per provare a trasformare un problema in una risorsa, creando anche una filiera alimentare più controllata. “Con l’adesione di Eps-Ente Produttori Selvaggina a Confagricoltura, deliberata all’unanimità dall’assemblea dell’organizzazione degli imprenditori agricoli, si rafforza il nostro impegno sempre più attento alla gestione del territorio e dell’ambiente”. A dirlo è Massimiliano Giansanti, presidente Confagricoltura, sull’accordo con l’ente che rappresenta 2.700 istituti faunistici e 5.000 soci, che gestiscono un patrimonio agricolo ambientale di vaste dimensioni, pari ad una superficie di 1 milione di ettari di terreni.
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WineNews.tv
Alla scoperta del vino cinese con la Guida “Slow Wine China” firmata da Lan Liu
“Questa guida va considerata come un’introduzione al vino cinese, con produttori che non si limitano a produrre vini eccezionali, ma lo fanno interpretando al meglio la vera filosofia Slow Food. È una selezione che non si basa semplicemente sulle qualità sensoriali del vino, per le quali esistono già delle ottime pubblicazioni, ma che mira a mettere in luce il legame indissolubile tra il vino e il suo luogo di origine, la cultura locale e la società”.
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