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WineNews
N. 3.604 - ore 17:00 - Lunedì 6 Febbraio 2023 - Tiratura: 31.127 enonauti,
opinion leader e professionisti del vino
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La News
Vino e gdo: frenano Uk, Germania e Usa
Era attesa ed è arrivata, la frenata del vino italiano nella gdo di Usa, Uk e Germania, che da soli valgono la metà delle esportazioni tricolore. Secondo i dati dell’Osservatorio del Vino Unione Italiana Vini (Uiv) - Vinitaly su base Nielsen-IQ, nei tre top buyer, nel 2022, sono stati venduti 4,9 milioni di ettolitri di vino tricolore (-9% sul 2021) per 4,7 miliardi di euro (-5%), con una “perdita” di 63 milioni di bottiglie e 253 milioni di euro sul 2021. Le performance generali peggiori si registrano in UK (-11% volume e -8% valore) e Germania (-10% in volume e -7% in valore). Hanno retto meglio gli Usa, con un -2% in valore, ed il -5% in volume.
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Primo Piano
I grandi temi dell’economia al centro dei pensieri degli imprenditori della filiera del vino
Crescita dei costi (85%), interruzioni lungo la catena di approvvigionamento (66%), recessione economica globale (55%), climate change (40%), guerra commerciale internazionale (39%), bassa redditività dell’industria del vino (38%), politiche salutistiche anti alcol (32%), nuove normative volte alla tutela dell’ambiente (32%), decrescita dei consumi di vino (30%), volatilità delle valute (27%), Covid-19 (23%) e domanda di vino no e low alcol (16%). Sono le sfide e le minacce principali che la filiera del vino si troverà ad affrontare nel 2023, secondo 2.500 professionisti del settore - piccole e grandi aziende, cooperative, esportatori, importatori, rivenditori, retail e ristoratori - da ogni parte del mondo, coinvolti dalla Geisenheim University, che ha curato il “ProWein Business Report 2022”: “Out of the crisis - The current situation of the international wine sector”, da cui emerge chiaro come la preoccupazione sia essenzialmente per i grandi temi economici. Le aspettative per il 2023, così, si rivelano generalmente negative: tra le piccole aziende il saldo, tra ottimisti e pessimisti, è decisamente in favore di questi ultimi, in perfetto equilibrio tra le grandi aziende, e di nuovo fortemente negativo tra le cooperative. La buona notizia, almeno sul fronte interno, è che la fiducia è maggiore tra le aziende italiane, rispetto a tutti gli altri competitor europei: Francia, Spagna e Germania. In generale, le aspettative sono in calo, rispetto al 2022, su ogni fronte, e negli ultimi anni solo nel 2021, nel bel mezzo della pandemia di Covid-19, serpeggiava un pessimismo simile. Calo della fiducia anche sul fronte commerciale, dove però i saldi tra ottimisti e pessimisti sono leggermente migliori, sia tra gli esportatori che tra gli importatori. Va ancora peggio dal punto di vista del trade (grossisti, rivenditori specializzati e on-trade). A pesare, nel bilancio dei produttori di vino, come è facile immaginare, sono innanzitutto i costi energetici, che hanno spinto le aziende ad una risposta immediata, con 7 cantine su 10 che hanno deciso di ritoccare i prezzi, e una certa sfiducia rispetto alla possibilità che la crisi energetica possa risolversi nel corso di questo 2023 (continua in approfondimento).
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Amarone, il mercato premia il valore 
Calano i volumi, crescono i valori per le vendite di Amarone in Italia e nel mondo nel 2022. Con gli Stati Uniti che hanno superato gli altri 2 top buyer (Canada e Svizzera). Complessivamente, secondo l’indagine realizzata per il Consorzio di tutela dei Vini Valpolicella da Nomisma Wine Monitor ad “Amarone Opera Prima 2023”, il re della Valpolicella fissa la propria ultima performance a -7,2%, per un valore in crescita del 4%, a 360 milioni di euro franco cantina. Meglio il mercato interno - che incide il 40% sulle vendite totali - rispetto all’export: in positivo sia i volumi (+1,5%) che i valori (7,4%). -13%, invece, il quantitativo esportato, per valori a +1,8%. “Dopo un 2021 eccezionale - ha detto il presidente del Consorzio di tutela dei Vini della Valpolicella, Christian Marchesini - il 2022 è servito per consolidare la crescita”.
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Focus
Valpolicella, l’Unesco riconoscimento per i viticoltori
Arriva un messaggio forte da “Amarone Opera Prima 2023”: il primo risultato della candidatura a Patrimonio Immateriale dell’Unesco della tecnica della messa a riposo delle uve della Valpolicella è un territorio che sta facendo squadra riflettendo su una tecnica inclusiva che si rinnova nel succedersi delle generazioni. E se l’iter potrebbe concludersi già nel 2025, secondo Pier Luigi Petrillo, professore e direttore della Cattedra Unesco sui Patrimoni Culturali Immateriali dell’Università Unitelma Sapienza di Roma, “all’Amarone non di per sé è necessario il riconoscimento, ma alle persone, ai viticoltori che sono custodi del territorio sì. Serve che questa tradizione venga tramandata alle prossime generazioni”. Con l’Amarone che “diviene “identità liquida” per la comunità che accudisce (grappoli, ndr) “gli spargoli” come fossero pargoli - come ha raccontato, con una bella immagine, Elisabetta Moro, ordinario di Antropologia Culturale all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e presidente del Comitato della Cattedra Unesco in Comparative Law & Intangible Cultural Heritage dell’Università di Roma Unitelma Sapienza - nella preparazione del dossier abbiamo avuto modo di leggere vecchi quaderni in cui venivano annotati regole e accorgimenti per appassire le uve al meglio. Veri testamenti del saper fare”. 
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Cronaca
Il vino italiano difende gli oceani
Anche il vino italiano scende in campo in difesa degli oceani. Lo fa grazie all’“alleanza” tra Vinventions, il fornitore più completo al mondo di soluzioni di chiusura del vino, e Donnafugata, la storica griffe siciliana che è la prima cantina ad usare in anteprima mondiale, per il suo Damarino Sicilia Bianco Doc, “Nomacorc Ocean”, il primo tappo al mondo prodotto riciclando la plastica raccolta lungo le coste dell’Asia e destinata a finire negli oceani (Ocean Bound Plastic), dove rappresenta il più alto rischio di inquinamento.
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Wine & Food
I vini delle Langhe con il vento in poppa, a partire dal Barolo. Con più domanda che offerta
Barolo in testa, i vini delle Langhe, passando per Barbaresco e per le altre declinazioni del Nebbiolo hanno il vento in poppa. Guardando al re dei vini piemontesi, “nel 2021 abbiamo fatto +21% sul 2020, mettendo in vendita 16 milioni di bottiglie, con qualche vecchia annata. Nel 2022 siamo tornati ai 14 milioni, che è la produzione media di ogni anno, semplicemente perchè non potevamo farne di più. Sono due anni che finiamo con le cantine vuote. La denominazione è in equilibrio, ed in fondo è quello che volevamo”. Così parlò Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di Barolo e Barbaresco, a chiusura di “Grandi Langhe 2023”, con la presentazione di Barolo 2019 e Riserva 2017, Barbaresco 2020 e Riserva 2018; Roero 2020 e Riserva 2019, Roero Arneis 2022 e Riserva 2020 (in approfondimento i migliori assaggi di WineNews). 
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Consorzio Vini di Romagna
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Mbe Fieramente
WineNews.tv
Doc e Docg, pilastri del vino italiano, da aggiornare. Tra commissioni di assaggio e disciplinari
La riflessione è in atto su uno strumento che ha fatto la storia del vino, ma che deve restare al passo con i tempi nel presente, e guardare al futuro. Le considerazioni di manager e produttori tra i più importanti del panorama italiano, e riferimento nei loro territori, come Ettore Nicoletto (Angelini Wines & Estates), Marianna Velenosi (Velenosi Vini), Lamberto Frescobaldi (Marchesi Frescobaldi) ed Andrea Sartori (Sartori Vini).
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