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N. 4.172 - ore 17:00 - Venerdì 14 Marzo 2025 - Tiratura: 31.289 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Non solo i produttori europei, Francia (unico Paese esplicitamente citato da Trump) in testa, ma anche Italia, e non solo: anche l’industria del business del vino e della ristorazione in America, che, grazie ai vini di importazione (che valgono oltre un terzo di tutto il vino venduto in Usa, e provengono per ben oltre la metà proprio da Italia e Francia), teme perdite miliardarie, tra vendite, logistica e non solo. Come racconta, con le testimonianze di produttori e importatori statunitensi, sulle pagine di uno dei più autorevoli e letti quotidiani d’America, il “New York Times”, Eric Asimov (in approfondimento). | |
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| | Talmente grande da sembrare irreale, tanto da far sperare più in una provocazione che in una proposta concreta. Così le associazioni di categoria sembrano voler commentare l’ennesima uscita del Presidente Usa Donald Trump che ha minacciato dazi al 200% (che vorrebbe dire far uscire dal mercato certi prodotti, di fatto) su Champagne e vino di Francia e di altri Paesi Ue, se l’Unione Europea non ritirerà i dazi al 50% sui whisky americani, in vigore dai primi di aprile come ritorsione sui dazi su acciaio e alluminio a sua volta stabiliti dagli Stati Uniti. Un cane che si morde la coda. Ma il dado, ormai, è lanciato. “L’escalation delle guerre commerciali genera situazioni grottesche in cui a perdere sono tutti. Siamo al sonno della ragione che genera mostri, speriamo in un pronto risveglio da questo incubo, perché il vino è il simbolo dell’amicizia tra i due popoli”. Così il presidente dell’Unione Italiana Vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, secondo cui “con i dazi al 200%, a cui non vogliamo credere almeno quanto non crediamo ai mostri, l’Ue perderebbe circa 4,9 miliardi di euro di export (e l’Italia 1,9, ndr), ovvero il monte totale delle esportazioni dirette oltreoceano. Ma a perdere sarebbe anche tutta l’industria del wine & food americana, perché per ogni euro di vino d’importazione acquistato se ne generano 4,5 in favore dell’economia statunitense”. Anche Federvini esprime “grandissima preoccupazione per la prospettiva di dazi transatlantici su vini e spiriti a livelli che sarebbero evidentemente insostenibili, e per un’escalation tariffaria che avrebbe effetti dirompenti su entrambi i lati dell’Atlantico. I danni sarebbero ingenti e probabilmente irreparabili, coinvolgendo filiere produttive, decine di migliaia di imprese e centinaia di migliaia di lavoratori, sia negli Stati Uniti sia in Europa”. Una visione unanime a quella delle altre rappresentanze di filiera, da Confagricoltura a Coldiretti, dalla Cia-Agricoltori Italiani alle Cooperative. E mentre la diplomazia lavora ad una soluzione, la reazione dei mercati è stata immediata, con i grandi produttori europei di vino e alcolici che hanno registrato cali molto significativi, spiega un’analisi (in approfondimento) della piattaforma di trading Ig Italia. | |
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| | In Germania, il vino, nel complesso, muove 17 miliardi di euro. E quello tedesco, sebbene in generale sia in leggera flessione (15,9 milioni di ettolitri venduti nei 12 mesi tra il 1 agosto 2023 e il 31 luglio 2024, in calo del -4%, secondo dati NielsenIQ per il German Wine Institute - Dwi) è un mercato vitale per l’Italia, il primo partner europeo e secondo nel mondo, dopo gli Usa, in valore (1,18 miliardi di euro le esportazioni nel 2024, per 515 milioni di litri, il dato più alto in assoluto in volume, secondo l’Istat), dove i vini tricolore hanno il 18% della quota di mercato, dietro solo ai vini di Germania (oltre il 40%). Ma è anche un grande mercato-vetrina per tanti altri Paesi del Nord ed Est Europa, e non solo. Anche per questo saranno tante, oltre 800, le cantine ed i consorzi italiani protagonisti a ProWein, a Düsseldorf, dal 16 al 18 marzo. | |
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| | | L’enoturismo in Italia è in crescita e propositivo. Un’opportunità che le cantine del Belpaese stanno cogliendo, riscontando nel 53% dei casi un aumento del fatturato (per il 24% la crescita è stata addirittura a doppia cifra), grazie ad un’attività enoturistica basata sulla tradizione e mirata a essere visibile con il proprio marchio e il contesto territoriale. A minacciare questo trend positivo, e con ulteriori margini di sviluppo in termini di diversificazione e valorizzazione dei servizi offerti, c’è, però, un costante aumento dei costi, segnalato dall’81% delle cantine: incrementi che erodono i margini di guadagno e che in molti casi risultano particolarmente significativi per operatori che sono in gran parte di piccole dimensioni (il 64% sono micro-imprese, il 31% piccole imprese). Gli oneri produttivi per il 29% delle aziende registra una crescita compresa tra il 5% e il 10%, il 16% riporta un incremento tra il 10% e il 25%, e un significativo 8% dichiara un aumento superiore al 25%. È questo il quadro disegnato dall’indagine “Turismo del vino: tra nuove sfide e opportunità”, curata dal Movimento Turismo del Vino e dal Ceseo, il nuovo Centro Studi su enoturismo ed oleoturismo varato dall’Università Lumsa, presentata a Palazzo Giustiniani, a Roma, sede della presidenza del Senato (in approfondimento). | |
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| | | Tra una fiera e l’altra, e aspettando Vinitaly 2025, le cantine italiane incontrano i wine lovers nei weekend fuori porta, come nelle Colline del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg Unesco con la “Primavera del Prosecco” (14 marzo-8 giugno), sulle Dolomiti con i “Sommelier in pista” di Ais e i vini dell’Alto Adige in Alta Badia (18 marzo), con la “Ciaspolata delle Dop” con i formaggi Valtellina Casera e Bitto in Valtellina (15 e 29 marzo), e il “World Pignolo Day” ad Udine (19-20 marzo), tra i tanti eventi nell’agenda WineNews. | |
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| | Il giorno preferito dagli italiani per mangiare fuori? È il sabato (26%), mentre per quanto riguarda la fascia oraria la grande maggioranza preferisce uscire a cena (75%). La cucina italiana rimane la scelta preferita (31%), seguita da quella mediterranea (12%), le pizzerie (12%), la cucina giapponese (6%) e la cucina a base di pesce (6%). Agosto è stato il mese con il più alto numero di prenotazioni, con un picco a Ferragosto, seguito da novembre, che ha registrato la percentuale di crescita annua più alta, e le città con il più alto numero di prenotazioni sono state Roma, Milano, Firenze, Torino e Napoli. Sono alcune delle tendenze evidenziate da “TheFork Insights” 2024, il report sulla ristorazione italiana stilato da TheFork, brand di Tripadvisor e principale piattaforma per le prenotazioni online di ristoranti in Europa. | |
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| | | Quello che esportiamo nel mondo è la cultura della buona tavola dove con il cibo c’è sempre stato il vino, e viceversa. Ed è su questo che la comunicazione deve puntare con forza, facendo della triade cibo-vino-territori il “medium” per raccontare l’Italia. Parola, a WineNews, degli chef Corrado Assenza (Caffè Sicilia), Gabriele Bonci, Valeria Piccini (Caino) e Davide Oldani (D’O), e dei gastronomi Cinzia Benzi (Guida “Bollicine del mondo”), Claudio Ceroni (Magenta Bureau) e Maddalenna Fossati (“La Cucina Italiana”), ad “Identità Milano” n. 20 (con Winenews media partner). | |
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