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N. 3.076 - ore 17:00 - Mercoledì 20 Gennaio 2021 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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La vacanza di un gruppo di amici sulle ciclabili dell’Alto Adige diventa occasione per raccontare, attraverso i suoi vini, un territorio. Nell’era del turismo lento e di prossimità, un viaggio nella regione più bike-friendly d’Italia: quasi 500 chilometri di piste ciclabili. Ecco “Sulle strade dei vini - Wine Roads”, il documentario di Paolo Casalis, già autore del film “Barolo Boys”, che torna a raccontare il mondo del vino con un viaggio fatto di visite in cantina - da Alois Lageder a Tramin, da Cantina Bolzano ad Abbazia di Novacella, da Cantina Nals Margreid a Cantina Valle Isarco - di incontri con i produttori, di brindisi e di degustazioni. |
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Il 2020 ci ha lasciato non solo una lunga scia di disgrazie, una crisi economica da cui risollevarsi e uno strappo sociale da ricucire, ma anche una serie di cambiamenti destinati a scavare un solco tra generazioni, a segnare un prima e un dopo, che inciderà anche sui cui consumi, compresi quelli di vino, a partire dagli Stati Uniti, come racconta lo “State of the US Wine Industry 2021” curato da Rob McMillan, fondatore della Silicon Valley Bank Wine Division. Al netto del contesto, la direzione imboccata dal mondo del vino non è quella giusta già da un paio d’anni, ma come si fa a recuperare i tassi di crescita degli anni passati, che hanno permesso al settore vino di prosperare? Bisogna ripartire dai modelli di consumo, che contrappongono due generazioni ben diverse, i Millennials, che hanno in mano il futuro, e i Boomers, protagonisti del presente, ma in rapido declino. Così, mentre l’età media dei bevitori di vino continuava a salire, il mondo del vino ha perso a più riprese l’opportunità di crescere tra i consumatori più giovani, che hanno valori diversi, sono più attenti alla salute, un reddito e una ricchezza inferiori, e persino radici etniche diverse rispetto alle generazioni precedenti. I baby boomer, con il 70% del reddito disponibile e oltre il 50% della ricchezza degli Stati Uniti, sono ancora oggi i maggiori consumatori di vino. La Generazione X, invece, ha vissuto le due espansioni economiche più lunghe nella storia degli Stati Uniti, è ancora nel pieno del suo potere d’acquisto, guidando i consumi di diverse categorie, compreso il vino, senza poter vantare più, però, il più alto tasso di crescita dei consumi, che nel 2021 sarà appannaggio dei Milliennials. Anche se il ritardo con cui si stanno affacciando al consumo dei vini premium desta enorme preoccupazione: tra soli altri nove anni, l’ultimo boomer supererà i 66 anni, e avrà diritto a tutti i benefici della previdenza sociale. A quel punto, con i boomer in pensione, come sarà il consumatore medio di vino Usa? Mentre i Millennnials si dimostrano sempre più competitivi con la Generazione X nelle quote di consumo di vino a basso prezzo, e nonostante si considerino molto interessati al vino, fino alla pandemia non avevano fatto alcun passo evidente sul fronte di consumi di vino premium, continuando a rappresentare una quota di mercato del 17%. |
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Mentre in Italia si discute sui nuovi ristori, la Fipe, nei giorni scorsi, ha messo a confronto la situazione della ristorazione in Europa, con focus sulla seconda ondata in Italia, Francia e Germania. Le limitazioni e le chiusure, grosso modo, si equivalgono. Cambiano non poco i sostegni. E se differenze importanti ci sono sul tema degli affitti, degli sgravi fiscali e dei prestiti a garanzia pubblica (nell’approfondimento), il quadro è assai diverso sui ristori diretti: in Germania, in base alle perdite, si arriva anche al 90% sui mesi tra settembre e dicembre 2020, in Francia è stato previsto, per esempio, un massimo di 333 euro per ogni giorno di chiusura, mentre in Italia il parametro per i ristori è stata il 20% della perdita di fatturato ad aprile 2020 (sul 2019), moltiplicato del 150% o del 200% a seconda dei casi. |
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Una lunga tradizione vitivinicola e culturale, che risale a più di 650 anni fa e si colloca in una proprietà nel cuore della Valpolicella Classica che appartiene da sempre ai Conti Serego Alighieri, 21 generazioni di discendenti di Dante, da quando nel 1353, il figlio del Poeta, Pietro Alighieri, acquistò villa e terreni nel Casal dei Ronchi a Gargagnago, e che nei vigneti dei 120 ettari di una delle più vaste proprietà del territorio, producono i più celebri vini veneti, a partire dall’Amarone - il Vaio Armaron è tra i 10 più prestigiosi vini al mondo per “Wine Spectator” - accanto a Valpolicella e Recioto. C’è anche un “sentore” importante di storia italiana nei vini a marchio Serego Alighieri, prodotti da secoli nelle Possessioni della nobile famiglia del padre della lingua italiana e della nostra identità, di cui, proprio nel 2021 in cui l’Italia celebra i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, Masi Agricola punta a rafforzare posizionamento e distribuzione in Usa, mercato n. 1 del vino italiano anche grazie al fascino delle storie che racconta, con il nuovo importatore Vineyard Brands (dal 1 gennaio, ndr), distributore di fine wines in tutti gli Stati Uniti, con oltre 85 marchi tra i più prestigiosi, di cui oltre 25 château di Bordeaux, Borgogna, Champagne, come Château Petrus, Champagne Delamotte e Château Miraval. |
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I dazi, ma non solo: sono tanti i nodi da sciogliere lungo l’Atlantico, tra Ue e Usa, in un rapporto strategico, politico e commerciale, anche e soprattutto per l’Italia, che ha negli Stati Uniti il suo primo partner commerciale extra-Ue sul fronte agroalimentare (per 5 miliardi di euro in valore, ricorda Confagricoltura), ed il n. 1 in assoluto (1,7 miliardi di euro nel 2019) se si parla di vino. Un rapporto a cui l’Europa e l’Italia guardano con rinnovato slancio e speranza con l’insediamento alla Casa Bianca, da oggi, di Joe Biden, 46esimo presidente degli Stati Uniti. |
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Le vendite della casa vinicola Cecchi, una delle cantine storiche ed importanti del Chianti Classico, nonostante uno dei periodi più brutti dell’economia italiana e mondiale, ha portato ad un fatturato di oltre 37 milioni di euro (in linea sul 2019, vendite Italia 57% ed all’estero 43%; 97 ettari di vigneto in Chianti Classico, 6 a Montalcino, 46 a San Gimignano, 110 in Maremma Toscana e 26 in Umbria a Montefalco), penalizzato dall’horeca, ma anche aiutato dal buon andamento in gdo e nei mercati stranieri. Ma, purtroppo, adesso, la cantina si trova ad affrontare dei forti dissidi, con ricorsi e contro-ricorsi, nella governance e nella proprietà (i fratelli Cesare e Andrea Cecchi, proprietari della cantina di Castellina in Chianti). Che, prima o poi, dovranno trovare una soluzione, nell’interesse superiore della cantina, nata nel 1893 nel territorio del Chianti, che è sana, patrimonializzata ed in utile. |
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Le riflessioni della docente della Bocconi e vicepresidente dell’European Travel Commission. “Il turismo legato al vino e ai sapori sarà un driver importante per ripartire, anche se molte cose come i flussi dall’estero dipendono dalla situazione legata al tema. In Italia abbiamo realtà di eccellenza, ma più in generale è fondamentale ragionare di territorio e delle ricadute dell’enoturismo fuori dalle cantine. Sarà strategico il ruolo dei Consorzi, che però devono fare di più”. |
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