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N. 3.052 - ore 17:00 - Lunedì 14 Dicembre 2020 - Tiratura: 31.087 enonauti, opinion leader e professionisti del vino |
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Prima rinviata all’ultimo momento, a causa del Covid, a metà novembre, poi da record, grazie ad un millesimo 2020 straordinario in Borgogna, come già riportato da WineNews, ma anche grazie alla filantropia che la pandemia ha stimolato più che mai: ha spuntato la cifra record di 780.000 euro la “Pièce des Présidents”, messa a disposizione da Château de Chambord, uno dei più belli e antichi castelli della Loira, patrimonio Unesco, per l’edizione n. 160 dell’asta dell’Hospices de Beaune, una delle più antiche aste di beneficenza, battuta ieri da Christie’s. E che, nel complesso, ha raccolto 12,7 milioni di euro, più o meno la stessa cifra del 2019. |
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L’eccellenza dell’annata 2015 del Brunello di Montalcino (con 2 etichette premiate) e della 2016 del Barolo, la qualità sempre più diffusa del Chianti Classico (come nel 2019 il territorio più premiato, con 3 etichette), la grandezza della Toscana (con Brunello e Chianti Classico anche il Nobile di Montepulciano e non solo) e del Piemonte (dalla Barbera d’Asti al Barbaresco, passando per il Gattinara), la capacità del vino italiano di esprimere eccellenza in ogni dove, dalle Dolomiti del Trentino alla Puglia, dal Friuli al Soave, fino alla Basilicata: è il racconto, in estrema sintesi, della “Top 100” 2020 di Wine Spectator, la più influente classifica enoica sul mercato, che, dopo aver svelato la “Top 10”, che ha visto sul podio il Brunello di Montalcino Le Lucère 2015 di San Filippo, e al n. 7 il Barolo 2016 di Massolino, oggi ha svelato la lista completa dei vini selezionati dalla rivista Usa. 18 in tutto, le etichette italiane. In posizione n. 11 c’è il Chianti Classico Riserva 2016 della storica Castello di Volpaia, seguito al n. 13 dal Cabernet Sauvignon Toscana Legit 2016 di Tolaini, e dal Brunello di Montalcino 2015 di Caprili, al n. 16. Ancora Toscana, con il Pergolaia 2016 di Caiarossa, al n. 20, mentre al n. 24 c’è Barbaresco Rabaja Riserva 2015 dei Produttori del Barbaresco. Al n. 32 si vola in Trentino, con il Manzoni Bianco Vigneti delle Dolomiti Fontanasanta 2018 di Foradori, per tornare in Toscana, con il Chianti Classico Tenuta Perano 2015 della storica Marchesi de’ Frescobaldi al n. 36, e con il Vino Nobile di Montepulciano 2016 di Boscarelli, tra i riferimenti del territorio. Al n. 47 tocca a Vietti con la Barbera d’Asti Tre Vigne 2017, mentre al 49 c’è ancora il Chianti Classico, con il 2016 di Istine. Posizione n. 54, invece, per il Gattinara 2015 di Travaglini, mentre al n. 70 c’è il Soave Classico Monte Carbonare 2017 di Suavia. Posizione n. 74 per il Friuli Venezia Giulia con uno dei suoi brand più celebri, Jermann, con il Pinot Grigio 2017, mentre all’82 c’è la Puglia con Tormaresca, la tenuta di Antinori, nome di riferimento del vino italiano, con il Primitivo del Salento Torcicoda 2016. Ancora, la celeberrima Tenuta San Leonardo, con il Sauvignon Blanc Vigneti delle Dolomiti Vette 2018, al n. 96, e l’Aglianico del Vulture Gricos 2017 della cantina Grifalco della Lucania al n. 99. |
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“Noi vogliamo lavorare, ma se il Governo dovesse decidere di seguire il modello tedesco (la Germania da mercoledì tornerà in lockdown totale, ndr), si prepari a farlo al 100%. Per il mondo della ristorazione il mese di Dicembre vale 7,9 miliardi di euro, mentre i soli pranzi di Natale e Capodanno valgono 720 milioni. Per ammortizzare queste perdite, occorrono misure come quelle adottate in Germania: ristoro al 75% dei fatturati calcolato sui mesi di Novembre e Dicembre, riduzione dell’Iva al 5% e tutela dagli sfratti”. Parla chiaro, per l’ennesima volta in questi mesi, la ristorazione italiana, per voce di Fipe-Confcommercio, con un settore che si trova a far fronte non solo con una crisi economica senza precedenti, davanti all’ennesimo balletto di opinioni del Governo, con poche certezze, sulle possibilità o meno di poter aprire e lavorare, e sul come, in vista del Natale. |
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Come il piemontese Fausto Coppi e il toscano Gino Bartali sui pedali, anche il toscano Brunello di Montalcino ed il piemontese Barolo sono due campioni assoluti, protagonisti di una “rivalità” eterna e virtuosa. E, fino ad oggi, a spuntarla, guardando solo alla classifica più importante ed influente nel mondo del vino, ovvero la “Top 100” di Wine Spectator, è il Brunello di Montalcino, premiato 69 volte dalla prima edizione del 1988, contro le 67 del Barolo. Con il Chianti Classico terzo, con 50 etichette. A dirlo l’indagine di WineNews su tutte le 32 edizioni della “Top 100” del magazine Usa. Il Brunello di Montalcino può vantare anche qualche primato in più. Per esempio, tra le Docg d’Italia, è l’unico ad aver raggiunto la posizione n. 1, con il Brunello di Montalcino Tenuta Nuova 2001 della griffe Casanova di Neri (nel 2006). Risultato ottenuto da altri tre italiani, tutti “supertuscan” di altissimo livello: il Solaia della famiglia Antinori 1997 (nel 2000), dall’Ornellaia 1998 (nel 2001, quando la tenuta bolgherese era ancora di proprietà di Lodovico Antinori) e dal Sassicaia 2015 della Tenuta San Guido (nel 2018). Cosa mai riuscita, ancora, al Barolo, solo una volta sul podio, nel 1993, con il Barolo Sperss 1989 di Gaja. Secondo, tra i produttori più premiati di sempre (con 13 etichette), dietro ad Antinori e Frescobaldi (con 14). |
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Quando la botte va “in pensione”, nasce un giocattolo: sembra una fiaba di Natale, ma succede nella realtà di una “reciclofficina” speciale, dove con la guida di un falegname ed un’educatrice arte-terapeuta, il legno dismesso serve per costruire un tangram o un picchio per bambini. Ecco “Salva una botte, crea un capolavoro” della Bottega Tettoia Pinardi, il laboratorio artigiano della comunità di recupero per adolescenti Casa Don Bosco Dab di Albarè, promosso e realizzato con le botti donate dalla cantina veronese Tinazzi. |
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Il Gruppo Mezzacorona, una delle realtà della cooperazione vinicola più virtuose del Belpaese, che attraverso 1.600 viticoltori soci sovrintende ad un mosaico di 2.800 ettari di vigneto in Trentino Alto Adige, e più di 700 ettari di vigneto in Sicilia, chiude il 2020 con un fatturato, al 31 luglio 2020, in crescita del 3,7% sul 2019, a quota 193,6 milioni di euro, per un utile netto di 2,4 milioni di euro (in calo a causa dell’aumento della tassazione), con il conferimento ai soci che si attesta a 63,5 milioni di euro, con una resa per ettaro comunque notevole: 18.515 euro. Numeri importanti, che spazzano via qualsiasi preoccupazione e che archiviano un anno difficile con la pandemia Covid-19, ma superato, sin qui, a pieni voti, come emerge dall’assemblea n. 116, che ha riconfermato alla presidenza Luca Rigotti. |
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Il commento al Rapporto Ismea-Qualivita 2020 della Ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova: “denominazioni al centro del Patto per l’export, perché per non subire la concorrenza del falso made in Italy dobbiamo essere presenti sui mercati con quello autentico. siamo contro schemi di etichettatura semplicisti e ingannevoli, da cui Dop e Igp devono essere escluse. La sostenibilità va interpretata come tutela e rispetto per l’ambiente. Il virus ha confermato la centralità della filiera del cibo, una consapevolezza da non disperdere”. |
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