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N. 3.957 - ore 17:00 - Giovedì 9 Maggio 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti, opinion leader e professionisti del vino | |
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| | | Anche i vigneti vanno in asta. In Italia, nel 2023, sono finiti sotto il martelletto 244 lotti per oltre 66 milioni di euro, in netto calo sul 2019 (1.142 lotti per 250 milioni di euro). A dirlo il Centro Studi Astasy Analytics di Npls Re Solutions su dati “Auction System”, che consente di alimentare banche e servicer di dati aggiornati in merito alle esecuzioni immobiliari e di clusterizzare, come in questo caso, le varie tipologie di beni in asta. Il maggior numero di lotti in vendita è concentrato in Sicilia (48), poi Puglia (34) e Toscana (27), con quest’ultima che primeggia, però, per valore, con 24,5 milioni di euro. | |
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| | Il calo dei consumi di vino, in Italia ed in gran parte del mondo, è sotto gli occhi di tutti. Per tanti motivi. C’è il grande tema del salutismo, che comprende anche l’effetto dei messaggi allarmistici non solo contro l’abuso, ma anche contro il semplice consumo moderato. C’è l’aspetto del ricambio generazionale, con i Millennials non fedeli al vino come i Boomers, e con i più giovani, come la Gen Z, che non solo non bevono più come i loro predecessori, ma non approcciano allo stesso modo neanche “la tavola”, puntando sempre più spesso su apericene e altri momenti di convivio e di consumo, dove bevono con frequenza crescente bevande diverse dal vino, come cocktails, ready to drink e non solo. C’è il tema economico, ovviamente, con un potere d’acquisto diminuito per molti, e che si scontra sovente anche con i ricarichi enormi, ormai anche del +500%, che alcuni ristoranti fanno sui prezzi dei vini, rendendone l’acquisto ed il consumo quasi proibitivo. C’è l’aspetto climatico, che, da un lato, spinge il consumo verso vini più leggeri, meno alcolici, e più freschi, e, dall’altro, crea le condizioni per le quali, con la viticoltura e l’enologia di oggi, i vini, all’opposto, hanno gradazioni alcoliche sempre più elevate. Tutti elementi di un problema complesso, quello del calo dei consumi di vino, che per essere gestito richiederà interventi importanti dal punto di vista culturale, comunicativo, ma anche agronomico ed enologico. Una sintesi estrema dei contenuti dell’intervento, a WineNews, di Gianni Moriani, storico della cucina e del paesaggio agrario italiani, già docente all’Università Cattolica di Roma e all’Università Ca’ Foscari di Venezia, dove ha ideato il Master in Cultura del Cibo e del Vino, all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, dove ha tenuto il Corso di “Costruzione dell’identità italiana in cucina” nel Master in Filosofia del Cibo e del Vino, nonché autore di diversi libri, tra cui “L’uomo è ciò che beve. Una storia del bere, dagli alcolici ai caffeinati” (Cierre Edizioni), e curatore del libro del grande filosofo Tullio Gregory, l’“Eros Gastronomico. Elogio dell’identitaria cucina tradizionale, contro l’anonima cucina creativa” (Editori Laterza). Un intervento che riceviamo e ben volentieri pubblichiamo (in approfondimento). | |
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| | Inserire l’educazione alimentare come materia scolastica: se ne parla da tempo, ma nessuno lo ha mai fatto davvero. Ora c’è chi ci riprova, e c’è anche il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida tra i primi firmatari dell’appello di Slow Food Italia e Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo per chiedere al Governo di inserire l’educazione alimentare come materia obbligatoria nelle scuole di ogni ordine e grado. Lo ha annunciato lo stesso Ministro, nella presentazione, a Roma, di “Anteprima Terra Madre e Festa del Bio”, che sarà di scena al Maxxi (24-26 maggio), riunendo per la prima volta gli eventi iconici di Slow Food Italia e di FederBio. “L’educazione alimentare è un punto di riferimento di quello che deve essere l’educazione dei giovani”, ha detto Lollobrigida. Già quasi 9.000 i firmatari della campagna “Col cibo si educa, col cibo si cambia”. | |
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| | | Ormai è certo: i vini dell’annata 2023 di Bordeaux “En Primeur” vivono un trend di prezzo in netto ribasso, nella maggior parte dei casi tra il -25% ed il -30% per gli chateaux più abbordabili, quelli, semplificando, che vanno da 30 a 50 euro a bottiglia, e con listini a -40% per i big. Una risposta chiara e generalizzata alle richieste del mercato, e forse anche un ritorno a livelli più normali, dopo i prezzi arrivati alle stelle, negli ultimi anni, anche per un po’ di speculazione finanziaria. Con un effetto tutto da decifrare, ancora, sul mercato del vino più in generale, visto il peso, anche come “trend setter”, che ha sempre rivestivo Bordeaux, con il suo blasone ed i suoi volumi. In ogni caso, tra i grandi nomi della Gironda, se il primo ad aver scoperto le carte è stato Chateau Lafite Rothschild, che ha messo il suo Lafite Rothschild 2023 a 396 euro a bottiglia “ex négociant” e a 4.920 sterline alla cassa per il trade internazionale, a -31,7% sul 2022, nei giorni scorsi è arrivato anche il rilascio di Chateau Mouton Rothschild, che ha fissato il suo prezzo a 324 euro “ex-négociant”, a -37,2% sul 2022, e a 4.068 sterline a cassa per il trade internazionale, a -34,6%. A ridurre il prezzo significativamente è stato anche Chateau Angelus, con la sua 2023 a 260 euro a bottiglia (-25,7%), ed a 3.120 sterline a cassa (-27,4%). | |
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| | | Coltivare e rendere più solidi possibile i piccoli segnali di ripresa che arrivano dalle importazioni di vino (+4% in volume nei primi 3 mesi 2024, ndr), italiano in primis, ma non solo, in Cina e dintorni: è l’obiettivo dichiarato di “Wine to Asia”, edizione n. 2 del Salone internazionale del vino e degli spirits organizzato da Veronafiere-Vinitaly a Shenzhen, con 120 cantine italiane e 520 aziende da 30 Paesi, di scena da oggi all’11 maggio nella Greater Bay Area (Hong Kong, Macao e Provincia di Guangdong), che importa il 40% del vino italiano. | |
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| | I formaggi a denominazione del Belpaese sono una delle filiere più preziose dell’agroalimentare italiano, con un valore al consumo di 8,6 miliardi di euro. Eppure, nella ristorazione tricolore, che nel complesso muove un business di 92 miliardi di euro, non sono abbastanza valorizzati, almeno secondo Afidop - Associazione Formaggi Italiani Dop e Igp, e Fipe Confcommercio, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, che hanno annunciato l’intesa per promuovere, in Italia e all’estero, i due settori, quello della ristorazione, e quello della produzione casearia di eccellenza. Un patto siglato al Cibus di Parma, basato anche su uno studio promosso da Afidop e realizzato da GriffeShield su oltre 20.000 ristoranti italiani, secondo il quale se oggi i formaggi Dop sono di casa in 1 ristorante italiano su 4, solo 1 su 10 li valorizza, riportandone la corretta denominazione nel menu. | |
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| | | Un settore sempre più importante e fondamentale per il business delle cantine e dei territori, nell’analisi di Roberta Gabrielli di Nomisma. “L’offerta cresce in qualità e varietà da parte delle cantine, con il vino sempre più legato ad altri aspetti che portano alla conoscenza e all'esperienza del territorio. Con proposte sempre più diversificate a seconda di chi ci si rivolge: famiglie con bambini, giovani adulti, coppie e persone più mature. C’è anche uno spostamento su vini più leggeri, per i gusti che cambiano, e per il cambiamento climatico”. | |
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