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WineNews
N. 3.947 - ore 17:00 - Martedì 23 Aprile 2024 - Tiratura: 31.211 enonauti,
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La News
Maltempo, colpiti anche i vigneti
Dal Trentino Alto Adige con il fenomeno delle gelate fino alla Sicilia piegata dalla siccità che non dà tregua agli agricoltori, passando per la Toscana alle prese con pioggia e addirittura neve. La situazione delle campagne fotografa un’Italia letteralmente divisa in due dagli effetti dei cambiamenti climatici. Uno scenario fotografato dalla Coldiretti con precipitazioni e temperature anomale che hanno di fatto scandito le ultime giornate nel Belpaese. Maltempo che non ha risparmiato nemmeno i vigneti con danni a macchia di leopardo, ad esempio, su quelli in Capitanata, in agro di Gioia del Colle nel barese ed a Castellaneta in provincia di Taranto.
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Primo Piano
Export, il vino italiano ritrova un leggero sorriso nel 2024: in crescita dagli Usa all’Oriente
Piccoli ma significativi segnali di ripresa per il vino italiano che, di fronte ad allarmi e visioni pessimistiche, necessita anche di una iniezione di fiducia per ritrovare entusiasmo e guardare ad un 2024 che in tanti hanno già battezzato come decisivo per il settore. Una buona notizia arriva, infatti, dal mercato con il mese di gennaio che è partito con il piede giusto, analizzando i dati Istat sull’export che parlano di 539 milioni di euro a livello mondiale, +13,5% sullo stesso mese 2023, supportato da un +11,2% in volume, a 150,5 milioni di litri. Dati da prendere con le dovute cautele, e relativi ad un solo mese dell’anno, ma da leggere comunque anche alla luce di un 2023 che era iniziato sulla stessa linea del 2022 del record di sempre in valore. E anche del fatto che gennaio 2024 è nettamente superiore sia allo stesso mese 2019 (+23,3%), ultimo anno prepandemico, e anche del gennaio 2020 (+8,8%), quando il Covid non era una minaccia globale. Guardando ai singoli Paesi, il cui andamento è stato analizzato da WineNews, gli Stati Uniti restano ben saldi come primo partner del Belpaese, avvicinandosi al +14% rispetto ad un anno fa con un valore di 136,2 milioni di euro, e soprattutto segnando un’inversione di tendenza netta sul 2023. In seconda posizione si conferma la Germania che, più correndo meno degli Usa, viaggia con il segno positivo (+2,7%) con un valore dell’export salito a 84,6 milioni di euro. A chiudere il podio c’è il Regno Unito, forte di un brillante +19,5% e di un export, a gennaio, ormai ad un passo dalla soglia dei 50 milioni di euro. E poi c’è la Svizzera che si consolida (29 milioni di euro, +9,2%) precedendo il Canada che piazza un più che incoraggiante +21,5% pari a 27,69 milioni di euro. Buone notizie arrivano anche dalla Francia (+6,1%), mentre va giù la Svezia (-9,5%) scesa a 14,4 milioni di euro al contrario dei Paesi Bassi che compiono un bel passo avanti raggiungendo 18,4 milioni di euro di export (+23,8%) anche se l’exploit più grande è della Russia che arriva al +87% avvicinandosi ai 20 milioni di euro. Ed il mercato orientale? La Cina fa +59,8%; il Giappone compie una progressione positiva del 34,5%, 10,58 milioni di euro di export. In ripresa anche la Corea del Sud (+6,3%) con un export che ha generato a gennaio 2024 un valore di 3,39 milioni di euro.
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Uiv: “non all’espianto dei vigneti”
Almeno ufficialmente, in Italia, nessuno ne ha fatto richiesta per riequilibrare l’offerta e la produzione, rispetto alla domanda di vino. Eppure, ormai, il tema dell’espianto dei vigneti ha preso campo nel dibattito della politica del vino. E a tornare sul tema, ribadendo un netto “no al ricorso indiscriminato agli espianti”, è l’Unione Italiana Vini - Uiv, guidata da Lamberto Frescobaldi, oggi riunita nel Consiglio nazionale. “La viticoltura porta vita. Salvare il vigneto significa ripopolare le zone: togliere il vigneto significa tornare all’abbandono, le aree interne del Paese ne sono un esempio vivente. Chiediamo quindi che un eventuale piano di abbandono dei vigneti possa essere considerato a condizione che siano esclusi i vigneti delle aree collinari e montane, così come quelli che hanno già beneficiato di aiuti alla ristrutturazione e riconversione”, ha detto Frescobaldi.
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Focus
Il 2023 del vino mondiale nei numeri (negativi) dell’Oiv
Nonostante la vendemmia 2023, a livello mondiale, sia stata la più scarsa dal 1961, con un produzione di 237 milioni di ettolitri di vino prodotti, in calo del 10% sul 2022, e una diminuzione netta in tutti in principali Paesi produttori, la produzione globale eccede la domanda di oltre 16 milioni di ettolitri di vino, visto che i consumi, in calo del -2,6% (e a ribasso per il terzo anno consecutivo), si sono fermati a 221 milioni di ettolitri. Anche il commercio internazionale è in difficoltà, con le esportazioni complessivamente in calo del -6% in volume, a 99 milioni di ettolitri, dato più basso dal 2010, con un valore da record, però, a 36 miliardi di euro, frutto di un prezzo medio al litro mai così alto, in media di 3,62 euro, in crescita del +2% sul 2022 e del 29% sul 2020, ma solo per l’effetto dell’inflazione e dei maggiori costi lungo la filiera, in parte scaricati sul mercato. Che, per il vino, resta comunque di impronta “globale”, visto che il 45% di tutto il vino consumato nel mondo è bevuto in un Paese diverso da quello di origine. Quadro di sintesi delle anticipazioni sulla “Congiuntura Vitivinicola Mondiale 2023” dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino - Oiv, guidata da Luigi Moio (altri dati in approfondimento).
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Cronaca
Il Muvit di Torgiano compie 50 anni
Sono trascorsi esattamente 50 anni dal 23 aprile 1974, quando Giorgio e Maria Grazia Lungarotti - lui fondatore dell’azienda vitivinicola che ha reso l’Umbria del vino famosa nel mondo, lei storica dell’arte e archivista - inaugurarono il Museo del Vino di Torgiano, definito dal New York Times “il migliore museo del vino in Italia”: un anniversario che sarà festeggiato con una nutrita serie di eventi durante l’anno. Intanto oltre 30 opere sono state esposte a Vinitaly 2024 dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare. 
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Wine & Food
La prima volta della parola “Prosecco” in etichetta: 100 anni fa, nel 1924, con Etile Carpenè
Oggi “Prosecco”, grazie al successo mondiale di un grande distretto che ha la storia nel territorio del Conegliano Valdobbiadene Docg, e un grande pezzo di presente della più vasta Doc, tra Veneto e Friuli, è una parola pronunciata in tutto il mondo. Ma a scriverla per la prima volta, esattamente un secolo fa, nel 1924, fu Etile Carpenè, seconda generazione della famiglia, che apportò al “Vino Spumante” fino ad allora conosciuto come “Champagne Italiano” una delle più strategiche determinazioni in ambito comunicativo, iscrivendo per la prima volta il termine Prosecco in etichetta, Una ricorrenza celebrata anche nei giorni scorsi, a Vinitaly 2024, a Verona, con il tributo da parte del Ministro del Made in Italy, Adolfo Urso, dalla cantina che ha inventato il Prosecco, la Carpenè-Malvolti, ancora nelle mani della famiglia che la guida insieme all’ad Domenico Scimone.
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L’enoturismo allunga la permanenza nei territori e riavvicina i giovani al vino
A WineNews gli ultimi trend e le prospettive, secondo Roberta Garibaldi, tra le massime esperte del settore a livello mondiale. “I dati ci dicono che è un tipo di offerta che soprattutto quando si unisce ad altre esperienze riesce ad accontentare sia i turisti che amano gli aspetti più di piacere, che quelli che guardano a questioni più specifiche e tecniche. E può essere anche un driver per avvicinare i giovani al vino. Che però sono quelli che danno il giudizio più severo sul livello di accoglienza digitale delle cantine”.
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